Biogas e Biometano nelle regioni del Mezzogiorno

Di   8 Ottobre 2019

Nel Sud Italia sono numerosi i terreni marginali idonei alla coltivazione di specie di interesse per la produzione di biometano e di “biomasse di integrazione”. Il tutto con un impatto minimo e quasi trascurabile sui sistemi agricoli tradizionali. Presentato ad Agrilevante lo studio del prof. Gioacchino Pappalardo del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente – Università di Catania.

BARI – La produzione di biogas rappresenta un’importante opportunità per l’agricoltura italiana, in grado di fornire non solo nuovi redditi e posti di lavoro ma anche garantire una maggiore sostenibilità del processo produttivo in agricoltura. Tuttavia, la produzione sostenibile di biogas in Italia richiede nuovi investimenti in attrezzature e tecnologie all’interno delle aziende agrarie, nonché una differente gestione delle stesse a causa dei potenziali impatti ambientali dovuti all’introduzione del biogas.

La ricerca scientifica e operativa ha cercato soluzioni per ridurre l’impatto della produzione di biogas sull’ambiente e in questo ambito hanno recentemente proposto un nuovo modello di produzione sostenibile del biogas denominato Biogasdoneright® che si basa sulla volontà di ridurre al minimo l’impatto della filiera bioenergetica sulle tradizionali filiere alimentari e zootecniche.

Attualmente, in Italia la produzione di biogas secondo i principi del Biogasdoneright® è applicata in oltre 250 impianti di digestione anaerobica (circa il 20% degli impianti di biogas italiani), per la maggior parte localizzati nel nord Italia. Nonostante, il notevole sviluppo registrato dall’approccio del Biogasdoneright®, il suo potenziale produttivo in Italia rimane ancora in gran parte inespresso.

In particolare, le regioni del Mezzogiorno d’Italia rispetto al resto del Paese presentano un ritardo notevole su questo fronte con un potenziale produttivo ancora inespresso se non addirittura sconosciuto agli operatori della filiera. Nel Mezzogiorno d’Italia la potenzialità produttiva è dovuta soprattutto alle caratteristiche del settore agricolo e climatico di quelle regioni come, ad esempio, il clima tipicamente mediterraneo, la presenza di terreni marginali idonei alla coltivazione di specie di interesse per la produzione di biometano (es. Opuntia) e produzioni agroalimentari idonee alla trasformazione agroindustriale, da cui si possono ottenere grandi quantità di “biomasse di integrazione” (es. pastazzo di agrumi).

Per contribuire a colmare questo gap, lo studio recentemente svolto dal Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente per conto di ENAMA e coordinato dal Prof. Gioacchino Pappalardo ha avuto come obiettivo la stima della potenzialità produttiva di biometano nelle 8 regioni del Mezzogiorno d’Italia e cioè: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.

La stima del potenziale produttivo di biometano nelle suddette regioni è stata effettuata basandosi sull’approccio del Biogasdoneright® allo scopo di verificare non solo il potenziale produttivo in termini quantitativi ma anche in termini di sostenibilità ambientale che il Mezzogiorno d’Italia è in grado di garantire alla filiera del biometano nazionale.

Con il supporto dei più recenti dati statistici, si è proceduto a quantificare per singola regione del Mezzogiorno le superfici e le produzioni delle “biomasse di integrazione” e delle “colture dedicate” di interesse per la produzione di biometano. Successivamente, dai dati statistici raccolti ed elaborati, si è proceduto alla stima delle quantità producibili di biometano per singola regione del Mezzogiorno e alla determinazione di appositi indici suggeriti dalla letteratura scientifica per valutare la sostenibilità ambientale del biometano ottenuto nel Sud Italia.

I risultati ottenuti fanno emergere che nelle regioni indagate potrebbe esser prodotto 1 milione di metri cubi di biometano impiegando da un minimo di 15 ettari (Calabria) ad un massimo di poco meno di 60 ettari (Basilicata). Si può quindi affermare che secondo questo approccio, la filiera del biometano avrebbe un impatto minimo e quasi trascurabile sui sistemi agricoli tradizionali del Mezzogiorno d’Italia.