Contoterzisti, agricoltori senza terra

Di   25 Aprile 2018

“Noi collaboratori corretti. Chiediamo solo di essere rispettati nel nostro lavoro”. Su Mondo agricolo di aprile intervista al contoterzista pavese Luigi Noè.

I contoterzisti sono un po’ così: più di un avvocato, di un medico o di un professore, sono in comunione profonda con il proprio territorio, cercano di apprendere il linguaggio dei campi dove sono nati, per tirar fuori il meglio da quelle terre e da se stessi. Giovanni Luigi Noè è uno di loro. La sua azienda è di stanza a San Biagio di Garlasco, in provincia di Pavia, e dopo 37 anni è felice soprattutto quando rimette a nuovo un campo sotto quel suo cielo stellato.
“Immagina la boscaglia che rimane dopo l’abbattimento di un impianto forestale di quindici anni. Il terreno è un disastro. Allora intervengo con le macchine specialistiche e, nel giro di una settimana, il campo è già pronto per la semina. Queste per me sono le situazioni più belle”. Viene da pensare che persino le erbacce, purché pavesi, possiedano per lui molta più vita di quanta ne avrebbero i filari di viti se andasse in Franciacorta.

Conosco abbastanza bene la provincia di Pavia e capisco questo attaccamento, ma cambierà ogni tanto aria…

Certo, mi piace andare in vacanza ogni tanto, ma solo per far prendere una boccata d’aria alla mente. Ci sono però degli inconvenienti. La gente non capisce mai qual è il mio lavoro e mi tocca discutere. Per tutti chi usa il trattore per mestiere può essere solo un agricoltore. Vagli a far capire che sono un prestatore di servizi, che sono quello che lavora per gli agricoltori. Noi contoterzisti siamo agricoltori senza terra.

Come si sta da agricoltore senza terra a San Biagio di Garlasco?

Ho iniziato a fare questo lavoro nel 1981, partendo proprio dagli impianti forestali. Rispetto a qualche anno fa rinnovare il parco macchine è diventato più difficile, così ho ridimensionato l’azienda. Oggi ho 12 dipendenti fissi, più gli stagionali, e con 7 mietitrebbie, 2 trinciatrici e una trentina di trattori ho in gestione completa circa 800 ettari di terreni che diventano 1700 sommando il taglio del riso. Oltre alla pulizia e l’impianto dei pioppeti, eseguo i tipici lavori culturali dalla a alla zeta, la trinciatura per due impianti di biogas e il movimento terra.

E i contoterzisti pavesi?

Faccio parte dell’associazione Uncai Pavia. Con il presidente Giuliano Chioetto e alcuni terzisti locali ci siamo staccati dai Trebbiatori pavesi per aderire a livello nazionale a Uncai.

Essere contoterzisti significa avere un punto di vista sul mondo agricolo particolare?

L’importante è avere un proprio punto di vista. Abbiamo creduto a chi diceva che il contoterzismo era la forza trainante dell’agricoltura, poi ci hanno fatto diventare l’ultima ruota del carro. Adesso che parlano di noi come la panacea dei mali dell’ambiente, perché saremmo i soli che possono occuparsi in sicurezza dei diserbi e della tracciabilità, tornerà di moda il vecchio Platone che diceva che ognuno è medico di se stesso. Spesso i contoterzisti sono blanditi, sono i paladini ora dell’ambiente, ora della redditività del comparto. Ma io non voglio essere il paladino di nessuno. Vorrei solo essere un collaboratore corretto di chi svolge attività agro-ambientale o attività agricola. E vorrei che fossimo rispettati nel nostro lavoro.

Forse bisognerebbe farsi sentire i più.

In Lombardia, per esempio, abbiamo diverse questioni aperte. Nella filiera del biogas le tariffe per la trinciatura sono diventate insostenibili. Dobbiamo andare a ridiscutere i prezzi con i grossi gruppi industriali e finanziari che controllano il settore bioenergetico. Di fatto i contoterzisti sono la categoria che si è esposta maggiormente, investendo in falcia-trinciatrici e sposando il progetto del biogas. Con regione Lombardia stiamo invece discutendo ancora di gasolio agevolato. Sempre alla Regione abbiano chiesto norme di buon senso per l’emissione dei permessi di circolazione per i mezzi pesanti, e non di complicare le cose con eccesso di burocrazia.

I figli di Noè, Gaia e Jacopo

C’è modo di farsi ascoltare?

Non essere agricoltori, ma artigiani, è bastato per non essere parte integrante del processo agricolo attraverso i Psr. In Lombardia abbiamo un albo che qualifica i contoterzisti puri. Era la premessa per essere inseriti in alcuni bandi e ricevere dei finanziamenti. Questo strumento per ora non si sta rivelando efficace. Alla nuova guida di regione Lombardia chiederemo di essere più recettivi e propositivi con noi. Sono però convinto che, per ottenere qualcosa, tutte le associazioni provinciali e regionali di contoterzisti, indipendentemente dal sindacato nazionale di riferimento, si debbano presentare insieme ai tavoli istituzionali nel tentativo di portare a casa qualcosa di buono per la categoria. Occorre fare forza unica.

Nonostante i problemi, cosa la appassiona ancora del suo lavoro?

Mi è sempre piaciuto avere macchine innovate, almeno fino a un certo punto. Ma la mia soddisfazione sarà vedere andare avanti l’azienda, forse con mia figlia, forse con il figlio maschio di 17 anni. Ho ancora 10/15 anni di lavoro, ma se ci sarà qualcuno dietro che prenderà in mano l’azienda anche meglio di me, la mia gioia più grande sarà questa.

Fonte Mondo agricolo