Il consumo di suolo continua

Di   9 Ottobre 2019

Nuovi dati Ispra: in un anno persi 2 mq di suolo al secondo

Si passeggerà a piedi nudi nel cemento e sempre di meno nelle aree verdi cittadine: aumenta lo spreco di suolo soprattutto all’interno delle città italiane. Continua il consumo di suolo in Italia. Nel 2018 sono stati coperti con cemento o asfalto 51 chilometri quadrati di territorio, in media 14 ettari al giorno, 2 metri quadrati al secondo. E a pagare il prezzo più alto sono le città, dove soltanto nel 2018 si sono persi 24 metri quadrati per ogni ettaro di area verde. Una situazione che peggiora nelle zone dove c’è già uno stato di ‘sofferenza’.

E’ questa la sintesi dei dati contenuti nel nuovo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) dedicato al consumo di suolo nel nostro paese.

In generale quasi la metà della perdita di suolo, nell’ultimo anno, si concentra nelle aree urbane, il 15% in quelle centrali e semicentrali, il 32% nelle fasce periferiche e meno dense. E la cementificazione avanza senza sosta soprattutto nelle aree già molto compromesse: il valore è dieci volte maggiore rispetto alle zone meno consumate. A Roma, per esempio, in un solo anno si sono consumati 57 ettari di aree verdi (su 75 ettari di consumo totale). Il record spetta a Milano dove sono stati spazzati via 11 ettari di aree verdi (su un totale di 11,5 ettari). In controtendenza Torino che inverte la rotta e inizia a recuperare terreno, tanto che ha ‘ritrovato’ sette ettari di suolo nel 2018.

La velocità del consumo di suolo sembra però essersi stabilizzata anche se ancora molto lontana dai target europei che ne prevedono l’azzeramento. La situazione non ha a che fare con la crescita demografica: ogni abitante italiano ha in carico oltre 380 metri quadrati di superfici occupate da cemento, asfalto o altri materiali artificiali; si tratta di un valore che cresce di quasi 2 metri quadrati all’anno, con la popolazione che al contrario diminuisce sempre di più. E’ come se nell’ultimo anno si fossero costruiti 456 metri quadrati per ogni abitante in meno.

Più della metà delle trasformazioni dell’ultimo anno si devono ai cantieri (2.846 ettari), in gran parte per la realizzazione di nuovi edifici e infrastrutture e quindi destinati a trasformarsi in nuovo consumo permanente e irreversibile. Il Veneto è la regione con gli incrementi maggiori +923 ettari, seguita da Lombardia +633 ettari, Puglia +425 ettari, Emilia-Romagna +381 ettari e Sicilia +302 ettari.

Rapportato alla popolazione residente, il valore più alto si riscontra in Basilicata (+2,80 m2 /ab), Abruzzo (+2,15 m2 /ab), Friuli-Venezia Giulia (+1,96 m2 /ab) e Veneto (+1,88 m2 /ab).

Ma il consumo di suolo – non necessariamente abusivo – cresce anche nelle aree protette (+108 ettari nell’ultimo anno), nelle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1074 ettari), in quelle a pericolosità idraulica media (+673 ettari) e da frana (+350 ettari) e nelle zone a pericolosità sismica (+1803 ettari).

Tra l’altro negli ultimi sei anni l’Italia ha perso superfici che erano in grado di produrre 3 milioni di quintali di prodotti agricoli e 20mila quintali di prodotti legnosi, e di assicurare lo stoccaggio di 2 milioni di tonnellate di carbonio e l’infiltrazione di oltre 250 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde aggravando la pericolosità idraulica dei nostri territori. Il recente consumo di suolo produce anche un danno economico potenziale compreso tra i 2 e i 3 miliardi di euro all’anno dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici del suolo.

“I dati – ha osservato il presidente dell’Ispra Stefano Laporta – confermano l’urgenza di definire al più presto un assetto normativo nazionale sul consumo di suolo, ormai non più differibile”.

Maggiori informazioni su www.isprambiente.gov.it