L’agricoltura 4.0 e il contoterzismo a Radio 24

Di   10 Gennaio 2019

Lo scorso 4 gennaio nel corso di “2024”, la trasmissione di tecnologia di Radio 24, è intervenuto il contoterzista Rossano Remagni Buoli, vice presidente dell’associazione Apima di Cremona. È possibile riascoltare la puntata cliccando su questo link e andando al minuto 20 della trasmissione. Oltre a Rossano sono intervenuti il direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood Andrea Bacchetti e l’agronomo smart Roberto Bandieri (Rural Set).

Il giornalista Enrico Pagliarini di Radio 24

Il tema della trasmissione radiofonica era la trasformazione digitale in agricoltura, fatta di sensori raccolta ed elaborazione dei dati. “Una trasformazione che inizia ad avere degli elementi tecnologici, culturali e commerciali pronti ad esplodere”, ha introdotto il conduttore Enrico Pagliarini.

Andrea Bacchetti ha spiegato cosa si debba intendere per agricoltura digitale e agritech:

“Intendiamo la nuova frontiera dell’agricoltura abilitata dalle tecnologie digitali. Si deve partire da lontano, oltre 20m anni fa, con l’agricoltura di precisione. Nel frattempo sono venute alla luce tecnologie dirompenti come software in grado di elaborare una grande mole di dati, piattaforme che permettono l’integrazione e la gestione armonizzata di questi dati, dispositivi mobili grazie ai quali è possibile consultare i dati in ogni momento, anche in campo, e prendere decisioni consapevoli. Fra poco parleremo anche di blockchain, robotica e intelligenza artificiale. Il concetto da tenere a mente è che queste nuove tecnologie sono oggi disponibili a costi più accessibili rispetto al passato. Questo sta abilitando innovazioni fino a poco tempo fa impensabili”.

Innovazioni che in Italia faticano a farsi strada, almeno rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti o la Francia. “Da qualche anno però tra i contoterzisti e gli allevatori italiani sta aumentando la sensibilità rispetto all’agricoltura 4.0. L’Osservatorio Smart AgriFood ha interrogato un migliaio di aziende agricole, e il 30% inizia a utilizzare una delle tecnologie abilitanti all’agricoltura 4.0. Elemento chiave per ridurre il gap di competitività con gli altri Paesi”.

È quindi intervenuto l’agronomo Roberto Bandieri di Rural Set che ammette che ci sono ancora molti passi da fare:

“Perché l’agricoltura 4.0 diventi una strategia di sviluppo e la sua utilità sia percepita come reale, la parte informatica (software) e le attrezzature (hardware) non devono viaggiare separate: tutti i dati, le informazioni e le apparecchiature devono essere aggregati. Così, per esempio, il percorso dell’erba medica deve poter essere seguito dal campo alla stalla fino al latte. Ci sono i singoli pezzi per tracciare questo percorso, ma devono essere messi assieme. Per questo occorre ancora un lavoro gigantesco di ricerca e sviluppo”.

La direzione deve condurre a una piattaforma internet comune che integri i dati man mano che vengono generati durante le operazioni in campo, quindi in stalla e successivamente nell’industria agroalimentare.

Rossano Remagni Buoli ha quindi illustrato il contributo che i contoterzisti devono dare a questo percorso 4.0 dei prodotti agricoli.

“Il terzista permette al comparto agricolo di diventare flessibile, mettendo a disposizione i macchinari necessari a ogni operazione in campo e a ogni coltura”. L’agricoltura si sta avviando verso l’automazione dei processi e la robotica collaborativa, capace di interagire con l’operatore, senza sostituirlo, per superare alcune sue difficoltà e inefficienze. “In questo modo il terzista si alleggerisce di molte mansioni operative e può dedicare più tempo al ruolo di imprenditore. I droni sono oggi la punta avanzata di questo processo. Ogni missione (per esempio per la lotta integrata della piralide del mais attraverso il rilascio centimetrico in campo di insetti antagonisti) viene programmata in anticipo, e sarà eseguita dal drone in automatico. I vantaggi del piccolo robot volante sono sia ambientali (meno pesticidi, niente gasolio) sia operativi (sono efficaci, inoltre non calpestano il terreno) sia economici (costa molto meno di un trampolo con insetticida e in 12 minuti si possono trattare 5 ettari di terreno)”.

L’agricoltura di precisione fa un balzo in avanti con il 4.0

Tutti i sistemi 4.0 hanno lo scopo di offrire un supporto basato sui numeri per prendere delle decisioni. Si assiste così al fenomeno dell’esternalizzazione delle decisioni. Il punto di arrivo si avrà quando l’agricoltore (e il contoterzista) dirà che il suo lavoro non consiste solo nella produzione di prodotti agricoli ma anche di terabyte di dati su terreni, sulle macchine e sui prodotti stessi (1 terabyte = bilione di byte – il byte è l’unità di misura delle capacità di memoria di un computer).

Ma in pratica, in cosa si traduce l’agricoltura 4.0? Se l’agricoltura di precisione promette una risparmio di risorse e mezzi tecnici con la guida parallela e il rateo variabili, l’agricoltura digitale 4.0 punta a migliorare la qualità delle produzioni amplificando la conoscenza di ogni variabile in campo.

Non solo, il monitoraggio costante di ciò che sta avvenendo in campo e le capacità predittive delle nuove tecnologie permettono ad agricoltori e contoterzisti di diventare in breve tempo esperti anche di colture nuove per loro, accorciando così la scala del tempo: per esempio, da un anno all’altro un contoterzista digitale della pianura padana può proporre al suo committente lenticchie anziché il solito mais, se le prospettive di guadagno sono migliori.

Infine l’agricoltura 4.0 ha in se tutti gli strumenti per una tracciabilità certa della storia dei prodotti agricoli. Senza scartoffie e rischi di truffe.

Si tratta di benefici per tutta la filiera che superano i confini del singolo produttore. I singoli pezzi di questa rivoluzione digitale in agricoltura ci sono già, si sente però la necessità di un direttore d’orchestra, un’integrazione di sistema che metta insieme tutto il mondo farming, campo, allevamenti e agroindustria.