Macchine intelligenti al servizio dell’agricoltura

Di   23 Maggio 2018

“Open Innovation per creare valore e competere sul mercato”. Quest’anno il Food&Science Festival di Mantova ha dedicato una giornata di formazione e approfondimento sul tema Agricoltura 4.0. 

MANTOVA – Venerdì 18 maggio al Food&Science Festival di Mantova si è parlato di impatto dell’innovazione digitale nelle aziende agricole e agromeccaniche, dei nuovi modelli di sviluppo, delle tecnologie e dello stato della ricerca scientifica applicata in campo e in stalla. In particolare si è così parlato di “rivoluzione in campo: macchine intelligenti al servizio dell’agricoltura” con Rossano Remagni Buoli (contoterzista e vice presidente di Apima Uncai Cremona), Mario Danieli (Country Manager Italia, Argotractors), Carlo Bisaglia (ricercatore del Crea-Ing, Laboratorio di Treviglio – BG) e Roberto Bandieri (agronomo, progetto InPulse di Ama).

Le macchine agricole intelligenti sono, in primo luogo, quelle in grado di gestire la variabilità del terreno. Una prerogativa in passato riservata al solo agricoltore.

Carlo Bisaglia

“Meglio di chiunque altro – ha infatti esordito Carlo Bisaglia – l’agricoltore conosce la variabilità dei propri terreni, ma è solo attraverso macchine intelligenti che questa conoscenza, basata sull’esperienza, può essere incrementata e portata su un piano scientifico”. Dopo aver ricordato che la prima macchina intelligente sia stato il sollevatore posteriore perché reagiva già alla variabilità de terreno, Bisaglia ha sottolineato come la variabilità del suolo non sia solo una questione geologica ma dipenda anche dall’attività dell’uomo. “È fondamentale non considerare il terreno come una superficie omogenea da cui aspettarsi produzioni omogenee. Le indagini geo-elettriche, le mappe di produzione realizzate con le moderne macchine per la raccolta, i sensori, i dati provenienti da satelliti, droni sono solo alcuni degli strumenti a disposizione dell’agricoltura per studiare le diversità insite in una stessa superficie per poter intervenire nel modo migliore a seconda dei casi”.

Quanto sono intelligenti le macchine di oggi? E in futuro?

Mario Danieli

“È interessante osservare come le aziende si stiano muovendo per lo sviluppo tecnologico delle macchine”, ha risposto Mario Danieli di Argotractors. “L’agricoltura 4.0 va vista come un iceberg: si vede la punta, ma c’è una parte sommersa molto più vasta. Per esempio, norme come la Mother regulation fissano per il futuro prossimo nuovi limiti di emissioni che obbligano i costruttori a un balzo tecnologico in avanti. I mezzi si arricchiscono di sensori, centraline, sistemi di controllo per rientrare nei nuovi limiti di CO2. Ne seguono un minor consumo di carburante, un ridotto impatto ambientale e meno usura del mezzo agricolo. In tutto questo processo di adeguamento dei mezzi agricoli alle nuove normative l’Internet delle cose è fondamentale. Dalla tracciabilità dei veicoli, alle operazioni georeferenziate, dalla guida assistita, alla raccolta dei dati in un cloud, dalla gestione digitale dell’azienda e dei mezzi agricoli, alla diagnosi da remoto dell’usura di un trattore fino alla previsione di una imminente rottura di un componente meccanico: il futuro è sempre più digitale e passa dai dati”. Danieli passa quindi a considerare il fattore umano, tra gli osservati speciale dell’agricoltura 4.0 insieme al campo e alle macchine: “le nuove tecnologie possono aiutare l’utilizzatore a guidare meglio un mezzo agricolo. Attraverso accelerometri orizzontali e verticali si può analizzare il suo stile di guida e influenzare psicologicamente il guidatore a tenere una condotta di guida ottimale nelle diverse condizioni. Un contoterzista che può contare su diversi operatori può identificare quale è più adatto a un lavoro specifico oppure indirizzarlo a una guida migliore”. L’agricoltura digitale guarda però anche alla realtà aumentata, ha concluso Danieli, che avrà bisogno dell’uomo solo nella veste di supervisore e sempre meno alla guida del mezzo.

Spesso però le aziende agricole non hanno le risorse per acquistare e le competenze per gestire macchine di nuova concezione. Qui si inserisce il contoterzista con la sua professionalità e la possibilità di ammortizzare i macchinari che acquista in meno anni rispetto a una azienda agricola.

Rossano Remagni Buoli

Tuttavia, a detta del terzista Rossano Remagni Buoli, attivo nel Casalasco (tra Mantova e Cremona), non sembra che l’agricoltore senta neppure la necessità di ricorrere a servizi e tecnologie innovative. “Dal 2005 realizzo mappe di produzione con i sistemi satellitari. Eppure in tutti questi anni nessun agricoltore mi ha mai chiesto di analizzare i dati raccolti per vedere le diversità di produttività e di fertilità del suolo”. Occorre farsi su le maniche per cercare di capire i vantaggi dell’innovazione. “Giustamente la produzione è ciò che più interessa all’agricoltore. Su di essa costruisce la sua reputazione. L’innovazione viene vista come un rischio da non correre. Sia quando si tratta di ricorre al drone al posto della chimica per la lotta alla piralide nel mail sia quando innovare significa produrre Made in Italy”. Tuttavia l’innovazione, con i benefici economici che garantisce (minor consumo di carburante, mezzi tecnici, sementi, acqua, tempo…), è un passaggio obbligato, soprattutto se sarà confermata la proposta di Bilancio dell’Unione europea che prevede meno fondi per la Politica agricola comune (pac). “Sono nato machiner, sono perito meccanico, neppure agrario, mi rivolgo all’agricoltore, il mio lavoro è prestare servizi. Partecipo anche a progetti innovativi con diverse università, ma non sono un agricoltore e gli agricoltori attorno a me non fanno nulla. L’innovazione costa e il mercato e la politica non fanno abbastanza per favorire il rinnovamento dell’agricoltura”.

Roberto Bandieri

L’agronomo Roberto Bandieri ha quindi sottolineato l’importanza dell’approccio all’innovazione: “Con il progetto InPulse di Ama siamo partiti dal censimento delle necessità di alcune azienda agricole. Abbiamo sviluppato un sistema di monitoraggio digitale del campo, dei veicoli, della sala mungitura, del fienile e di tutti gli edifici che possono comporre un’azienda agricola. Ora torniamo dagli agricoltori cge hanno testato Impulse per sapere cosa ne pensano”.

La chiave di volta è integrare i dati provenienti dal campo (inField), dal trattore (inVehicle) e dalla stalla (inFarm): “I tre livelli devono diventare un unicum. Le aziende acquisiscono tanti dati. C’è l’abbonamento ai satelliti, ci sono i sensori, i droni… forse gli algoritmi non bastano più. Sono pesanti e forse è più utile una macchina guidata da intelligenza artificiale in grado di imparare nel tempo”. Ma la nuova agricoltura è intelligente come era intelligente quella vecchia: “cambiano solo gli scenari che oggi comprendono aspetti assicurativi, la tecnologia blockchain per una tracciabilità dei prodotti alimentari che vuole partire non più dallo scaffale ma già dal campo, la sburocratizzazione digitale che permetterà che il quaderno di campagna si compili da solo…”

Perché questo scenario si realizzi occorre però che i dati si parlino tra loro ma le ditte che realizzano gli strumenti della nuova agricoltura digitale non lo consentono: “la grande sfida è che vinca la filosofia open data in agricoltura, restando fermo che la proprietà del dato è dell’agricoltore”.

I limiti del 4.0

L’ex ministro dell’agricoltura Maurizio Martina aveva posto l’obiettivo di portare la Sau (superficie agricola utilizzata) lavorata con le tecniche di precisione (AdP) dall’1 al 10% entro il 2021. Come fare?

Per Carlo Bisaglia la diffusione dell’AdP “va a rilento perché molte tecnologie 4.0 non sono chiavi in mano, a differenza, per esempio, di un seme migliorato dietro al qualche c’è una ricerca e una tecnologia strepitosa, che all’agricoltore interessa relativamente perché deve solo caricare correttamente la seminatrice. Invece l’agricoltura 4.0 oggi chiede agli operatori delle competenze non solo agricole. Se vogliamo prevedere quali tecnologie si diffonderanno prima, possiamo affermare che saranno quelle chiavi in mano. E la guida assistita (anche se ha già quasi 20 anni, ndr) è tra queste, seguono le tecnologie a rateo variabile, perché relativamente semplici. Il segreto è puntare su tecnologie direttamente spendibili in azienda. Gli agricoltori aspettano che queste tecnologie raggiungano la giusta maturazione”.

Oltre a tecnologie chiavi in mano è fondamentale anche che sia garantito sempre e ovunque l’rtk gratuito perché “è un limite dover pagare un abbonamento per raggiungere la precisione che lo Stato chiede di perseguire”. (in Lombardia e in Piemonte l’rtk è già gratis).

La semplicità è dunque un passaggio essenziale per la diffusione dell’innovazione, così come la presenza di tecnici formatori a disposizione di concessionari e contoterzisti. In caso contrario il rischio è che venga sfruttata solo una piccola parte delle potenzialità delle nuove tecnologie.

“Tuttavia per favorire la diffusione delle tecnologie e dei servizi agromeccanici 4.0 non basta evidenziare i risparmi in carburante, sementi, fertilizzati, diserbo che le nuove tecnologie permettono”, conclude Remagni Buoli. “Oggi l’agricoltore va a spot e si rivolge al contoterzista che fa il prezzo più basso, spesso a discapito della qualità. Occorre piuttosto sponsorizzare la fiducia e la continuità di rapporto tra i due. Il contoterzista acquisterà volentieri ciò che serve ai suoi clienti e renderà un intero territorio 4.0, senza creare diseconomie”.