Più latte quando l’insilato si allunga

Di   3 Dicembre 2015
Giulianmo Oldani

Giuliano Oldani

Oldani, Uncai Lodi e Milano: “Negli Stati Uniti l’obiettivo è fare il taglio lungo da 24 a 30 mm, installando sulla trincia un rompigranella specifico. Si può parlare di una nuova tecnica di insilato di mais.”

I contoterzisti Uncai pronti a investire nell’innovazione e nella ricerca finalizzate a una maggiore produzione e salute delle vacche da latte. Si parte dalla dieta dell’animale e da una trinciatura più efficace del mais.  “La tecnologia – spiega Giuliano Oldani, presidente di Uncai Apima Milano, Lodi, Como e Varese – arriva dagli Stati Uniti. Si tratta di un processo di trinciatura che, oltre a rompere la granella e il tutolo di mais, consente una lunghezza teorica di taglio maggiore rispetto ai tradizionali 12-19 mm. Studi dell’Università del Wisconsin e della Cornell University di New York hanno evidenziato come l’insilato di mais che si ottiene da un taglio lungo non solo favorirebbe la funzione ruminale, permettendo di aumentare la quota di trinciato rispetto ad altri mangimi come paglia e fieno, con costi di alimentazione ridotti, sembrerebbe anche migliorare la produzione di latte e la salute degli animali”.

Per raggiungere una lunghezza di taglio del mais da 24 a 30 mm teorici, occorre installare sulla trincia semovente un rompi granella in grado di resistere alle sollecitazioni di un’operazione meccanica più intensa. “I contoterzisti Uncai sono pronti a investire in questa nuova tecnologia, per offrire un servizio a vantaggio della zootecnia”, aggiunge Oldani. “L’appello di Uncai è rivolto agli allevatori attenti alle maggiori rese affinché con i loro alimentaristi analizzino con attenzione questo nuovo sistema. Dopotutto le novità, come i carri Unifeed, sono sempre arrivate Oltreoceano”.

In base alle ricerche americane, un taglio di 24-30 mm consentirebbe di migliorare la fibra e quindi l’efficacia dell’insilato di mais, mentre la superficie maggiore di taglio lo renderebbe più digeribile (aumento della fibra digeribile – NDF), favorendo un incremento dell’attività microbica. Un ulteriore vantaggio sarebbe la possibilità di posticipare il raccolto con un maggiore accumulo di amido nella pianta. L’insilato più lungo e stretto sembra, infatti, compattarsi meglio, un po’ come l’erba pressata e fasciata, “a differenza del passato quando, allungando il taglio, si ottenevano pezzi di mozziconi di sigaretta spugnosi e non compattabili facilmente, col nuovo sistema si ottengono pezzi tagliati anche nella lunghezza e quindi con una superficie maggiore aggredibile”, aggiunge Oldani.

Come con qualsiasi cosa, molti fattori possono influenzare la produzione di latte, tra cui la qualità dei mangimi, le condizioni ambientali e le pratiche di gestione. Tuttavia, gli studi universitari americani e le evidenze sul campo sono molto incoraggianti ed evidenziano prestazioni migliori quando nelle diete l’insilato convenzionale è stato sostituito con quello lungo.

In media il rompi granella per insilato lungo richiede il 5% di potenza in più rispetto a uno tradizionale. Di poco superiori sono anche i tempi necessari per la trinciatura.  “Le migliori prestazioni delle vacche e i costi di alimentazione ridotti indicano che si tratta di un investimento in grado di portare vantaggi economi all’azienda agricola. I costi più elevati per l’operatore possono essere coperti dal valore economico maggiore dell’insilato”.