190 milioni da Agea per la gestione del rischio

Di   18 Dicembre 2019

Nonostante le assicurazioni agevolate, il 90% dei campi non è assicurato, soprattutto nel sud Italia

Nessun settore è più direttamente esposto agli effetti degli eventi meteorologici: solo in novembre in Italia ci sono stati sei nubifragi al giorno e oltre il 25% dei danni da catastrofi naturali riguarda l’agricoltura, percentuale che sale nel caso delle prolungate siccità.

“Difendere il reddito degli agricoltori è la nostra priorità assoluta. Per farlo abbiamo bisogno che anche gli strumenti di gestione del rischio funzionino meglio. I 190 milioni di euro concessi da Agea per le assicurazioni agevolate sono un segnale importante, ma abbiamo ancora molto da fare”.

Così la Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova commenta la concessione da parte di AGEA di oltre 190 milioni di euro di contributi sulle assicurazioni agevolate per le produzioni vegetali nel quarto trimestre dell’anno. Il primo decreto di pagamento sulle concessioni fatte nell’ultimo trimestre dell’anno 2019 sarà eseguito da AGEA entro l’anno per tutti gli agricoltori che hanno presentato domanda di pagamento entro il 16 dicembre 2019.

Nello stesso periodo dell’anno precedente le concessioni sono state di circa 165 milioni di euro, comprensivi di circa 35 milioni di euro relativi al Feaga per l’OCM vino. Con decreto del 12 dicembre 2019, infatti, Agea ha ammesso a sostegno 33.784 domande di contributo sulle assicurazioni agevolate, per un importo concesso pari a euro 51.013.214 che si vanno ad aggiungere alle 71.618 domande ammesse con il primo lotto del 25 novembre scorso per un importo concesso pari a 140.465.672 euro.

Il maggior importo concesso nel 2019, pari a oltre 25 milioni di euro, rappresenta il segnale che il sistema di erogazione degli aiuti sulla gestione del rischio si è evoluto. E piano piano si fa strada tra gli agricoltori italiani l’idea che le polizze contro i rischi atmosferici non siano cosa solo per chi ha del denaro da buttare.

Soprattutto le assicurzioni si stanno attrezzando (anche loro piano piano) alzando i livelli di copertura, anche se con grandi differenze per aree e colture. Gli agricoltori se ne sono accorti due anni fa, quando, tra gelate e siccità, i risarcimenti pagati dalle compagnie sono aumentati del 50%. Nel 2018 i premi pagati dagli agricoltori sono saliti mediamente dal 6,7 all’8,1% del valore assicurato, ma non impotava e il ricorso alle polizze è ugualmente cresciuto del 4,9%.

Eppure gli ordini di grandezza restano però bassissimi: sono assicurate solo 78.000 aziende, il 9% del totale, che rappresentano l’8,3% della superficie agricola nazionale e il 18,7% della produzione.
Con un profondo divario tra le aree del Centro-Nord e il Mezzogiorno. Al sud le aziende assicurate sono il 2,3%, al nord il 18,6%, mentre il rapporto tra i valori assicurati e la PPB (la produzione ai prezzi di base del settore agricolo) al Sud è di appena il 3,3% mentre al Nord sfiora il 37%. In pratica il Mezzogiorno rappresenta ancora solo il 12% delle aziende agricole assicurate a livello nazionale, quota che scende al 7% dei valori e ad appena il 5% delle superfici (ultimo rapporto Ismea). Un divario che emerge paradossalmente soprattutto nei comparti che caratterizzano l’agricoltura del Sud, come nel caso del grano duro, con il “Granaio d’Italia” che conta appena 214 aziende assicurate a fronte delle oltre 2.700 del Nord, dove la coltura è meno diffusa.

Come prevedibile i valori assicurati sono al contrario molto elevati in alcune aree e prodotti come le mele del Trentino o il comparto della frutta in Emilia Romagna.

È paradossale che in un settore dove le polizze sono cofinanziate da fondi pubblici per oltre il 50% il ricorso allo strumento sia ancora così basso. In effetti tra le aziende che non si sono mai assicurate, sempre secondo l’indagine Ismea, il 75% ignora l’esistenza delle agevolazioni pubbliche, ma un 13% di questi, dopo essere stati informati dell’esistenza del contributo, si dichiara propenso ad assicurarsi, rivelando un potenziale inespresso del mercato assicurativo al Sud.

Ma il vero problema è che il singolo agricoltore è ancora interessato al piccolo danno, quando sempre più spesso una catastrofe estesa rischia di distruggere intere aziende. Nella scelta, l’agricoltore dovrebbe guardare oltre e privilegiare la copertura dai danni catastrofali, perché entrambe non si possono fare, altrimenti salta il rapporto tra premio e massimale.

All’estero

In Francia, la tipologia di polizze contro i nuovi rischi climatici è quella che è cresciuta di più negli ultimi anni, fino a raggiungere una copertura del 30% delle superfici della prima potenza agricola europea. A livello globale, il mercato delle assicurazioni agricole è concentrato nei paesi ad alto reddito agricolo, con gli Usa che rappresentano da soli il 38% dei premi.