A Macfrut focus internazionale sui biostimolanti

Di   15 Maggio 2019

Presentati nel congresso numerosi case history di importati filiere

CESENA (15 maggio 2019) – Biostimolanti sotto la lente: tra case history di alcune importanti filiere agricole, studi e analisi per un uso corretto e verifica dei risultati. I biostimolanti sono stati al centro del congresso internazionale che si è tenuto a Macfrut(venerdì 10 maggio), moderato da Camillo Gardini di Agri 2000 Net. Queste sostanze – alghe, sostanze umiche, idrolizzati proteici – trovano applicazione in agricoltura con l’obiettivo di migliorare le prestazioni di un organismo nella sua crescita e nel suo benessere. Senza disporre sino ad oggi di precise normative (la normativa Ue sarà esecutiva nel luglio di quest’anno), stanno acquisendo una importante quota di mercato come ha sottolineato Lorenzo Gallo di Assofertilizzanti Ebic, che li produce.

Quale la loro efficacia e come si misurano i risultati? L’incontro ha trovato sostanzialmente tutti concordi. Servono sforzi comuni per continuare nella verifica della loro efficacia, occorre normarne l’uso con protocolli standardizzati, saperne conoscere l’utilizzo essendo prodotti complessi. Di qui l’importanza di prove in campo e il coinvolgimento degli agricoltori, accanto ai laboratori. Davide Bernabè di Agri 2000 Net ha presentato in proposito un’indagine su 50 tecnici agrari italiani e un’analisi su 100 prodotti venduti da 11 aziende, prendendo in questo ultimo caso in considerazione il claim di efficacia. Il 42% dei prodotti si propone su efficienza dell’uso dei nutrienti, mentre il 58% su claim più generali e verso più categorie. Solo pochi prodotti si presentano sul mercato con effetto specificato per singola coltura.

Dall’indagine con i tecnici è emerso che sono fondamentali i rilievi per verificare gli effetti e che nei futuri protocolli definiti dalla normativa sarà fondamentale prevedere rilievi standard, oltre a prove in campo.

Il convegno, atto conclusivo di un insieme di iniziative dedicate in fiera ai biostimolanti e al loro utilizzo in agricoltura, si è aperto con l’intervento di Claudio Mazzini di Coop Italia che ha illustrato le ultime tendenze in fatto di consumi, sottolineando che gli italiani sono insieme agli spagnoli i leader dei consumi alimentari, con il bio che conferma i trend di crescita, tanto che una famiglia su tre oggi acquista biologico.

Sollecitati dalle domande di Davide Bernabè di Agri 2000 net e Giuseppe Colla dell’Università degli Studi della Tuscia, sono poi intervenuti i relatori di importanti filiere che hanno presentato, attraverso i loro case history, le modalità di utilizzo di un biostimolante, oltre all’esito agronomico ed economico ottenuto: le testimonianze hanno riguardato produzioni differenti e test di prova diversi.

Massimo Salvagnin dell’azienda Agricola Porto Felloni Orticole Industria di Ferrara (prodotti mais, grano, pomodoro, fagiolini e piselli da industria) ha illustrato l’esperienza ventennale della agricoltura di precisione e la tecnologia d’avanguardia con uso del drone avviato nella sua azienda. Coniugando questi sistemi con l’utilizzo di biostomolanti (estratti di alghe, citochinine), l’obiettivo è stato quello di migliorare la fisiologia della pianta, la qualità del prodotto, ma anche la omogeneizzazione della resa delle zone del campo.

Giuseppe Rizzi intervenuto per l’Op Agritalia Uva da tavola di Barletta, ha sottolineato la necessità di operare in stretta collaborazione con i tecnici agronomi nell’impiego dei biostimolanti, la loro importanza per aumentare la tolleranza agli stress metereologici e il vantaggio di ottenere un prodotto uniforme, bello anche visivamente.

Anche Giuseppe Brafa in rappresentanza dell’Op Colledoro Orticole di Ragusa ha evidenziato l’utilizzo dei biostimolanti contro gli stress abiotici. Tra gli esempi riportati quello degli zucchini, uno dei prodotti di punta dell’Op Colledoro, per ottenere una pianta equilibrata tra parte aerea e apparato radicale. In particolare nel suo intervento ha sottolineato il vantaggio di una applicazione preventiva e ripetuta.

Massimiliano Cenacchi di Coprob Barbabietola, cooperativa con oltre 5800 soci bieticoltori, prima azienda certificata con zucchero 100%italiano, prodotto in un’area tra Veneto ed Emilia, ha illustrato l’attività di ricerca condotta con Beta Ricerca. “I biostimolanti – ha dichiarato – aumentano la resistenza alle elevate temperature e ai problemi di siccità, assicurano minor marcescenza, contribuiscono al riequilibrio fisiologico. Sulla barbabietola abbiamo ottenuto buone risposte qualitative, con aumento del peso del prodotto.”

Youssef Rouphael dell’Università di Napoli Federico II ha presentato l’esempio di utilizzo di biostimolanti in un caso di studio sul pomodoro nel Lazio e uno sul pomodoro in Campagna. Tra gli interrogativi posti dallo studio anche quello economico, ovvero la possibilità che i biostimolanti possano aumentare il reddito dell’agricoltore, aumentando la produzione e riducendo i costi di produzione in termini di minor uso di acqua e fertilizzanti.

“E’ importante precisare – ha sottolineato lo studioso universitario – che un biostimolante non funziona in modo assoluto, è necessario per massimizzare l’effetto stimolante tenere in relazione anche genotipo e ambiente”.

Lo spagnolo Josè Alcover è intervenuto per Rullador Valencia, realtà che produce varie tipologie di frutta, asserendo di aver ottenuto, come risultato dell’applicazione di biostimolanti in campo, un aumento della produzione dal 9,1 %al 5,6 a seconda del prodotto.

Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo Ortofrutta Bologna, ha esplicitato il timore dal momento che nel settore regna ancora una certa confusione. “Abbiamo bisogno di prodotti che diano risultati ripetibili nel tempo, che siano di composizione certa e privi di contaminanti, per questo crediamo che serva continuare nello studio del loro utilizzo, così importante perché abbiamo bisogno di una agricoltura sempre più pulita”.