Agrisolare, un decreto da 1,5 miliardi

Di   6 Luglio 2022

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto Agrisolare: 1,5 miliardi di euro a valere sui fondi del PNRR a disposizione dei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale. Ma è on line anche il documento sugli impianti agrivoltaici a terra (quindi altra cosa rispetto all’agricolare) elaborato dal Gruppo di lavoro coordinato dal MITE e una consultazione pubblica

“Possiamo finalmente iniziare a lavorare per sostenere gli investimenti per la realizzazione degli impianti fotovoltaici sulle coperture delle stalle e dei capannoni delle aziende agricole, che in questo particolare momento che stiamo affrontando, possono contribuire a ridurre i costi e favorire l’implementazione delle energie rinnovabili per filiere sempre più competitive e al passo con i tempi”, ha subito detto il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli.

La misura consente alle aziende di contribuire alla transizione verde e di aumentare la sostenibilità, la resilienza e l’efficienza energetica del settore. Inoltre il contributo che potrà coprire anche i costi di riqualificazione e ammodernamento delle strutture, con la rimozione di eternit e amianto sui tetti (ove presente) e/o migliorando coibentazione e areazione, anche al fine di contribuire al benessere degli animali.

“Ora continuiamo a lavorare in Europa per superare l’elemento dell’autoconsumo e consentire alle aziende di aumentare la propria capacità produttiva da fonte rinnovabile”, ha aggiunto il ministro.

Sono soggetti beneficiari:
a) Imprenditori agricoli, in forma individuale o societaria;
b) imprese agroindustriali, in possesso di codice ATECO di cui all’avviso da emanarsi ai sensi dell’art. 13;
c) indipendentemente dai propri associati, le cooperative agricole che svolgono attivita’ di cui all’art. 2135 del codice civile e le cooperative o loro consorzi di cui all’art. 1, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.

Nonostante le sollecitazioni di UNCAI, i contoterzisti non sono dunque tra i beneficiari. Ma noi torniamo subito alla carica.

Soddisfatte invece le associazioni agricole: “Il decreto agrisolare apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo, contribuendo alla transizione green e alla sovranità energetica. Una opportunità che consente l’installazione di pannelli fotovoltaici su una superficie complessiva pari a 4,3 milioni di mq per 0,43 gw sulle coperture degli edifici agricoli e zootecnici”, ha commentato la Coldiretti.

Anche Cia-agricoltori italiani e Confagricoltura accolgono positivamenteil provvedimento, anche se consapevoli dei suoi limiti: “Necessario lavorare in Europa per superare il limite dell’autoconsumo per il finanziamento dei pannelli solari nelle imprese agricole. Altrettanto importante, poi, sul fronte delle agroenergie, è incentivare la produzione di biogas e biomasse legnose, dagli scarti di agricoltura e di allevamento; creare impianti a terra anche su aree abbandonate, marginali e non idonee alla produzione; valorizzare lo stoccaggio al suolo del carbonio assicurato da agricoltura e foreste”, ha commentato la Cia.

“Un primissimo passo”, il giudicìzio di Confagricoltura che però sottlinea delle incongruenze: “Tra queste il punto dove si dice che le aziende agricole di produzione primaria possono beneficiare delle risorse del bando solo se l’impianto è destinato all’autoconsumo. ma questo alla fine scoraggia il settore, non è un aspetto positivo e va contro anche i principi stessi del Pnrr, che invece serve per dare liquidità al settore e contribuire alla produzione dell’energia green. Inoltre non si comprende come mai i limiti dell’autoconsumo siano stati imposti solo alle aziende agricole e non anche all’industria agroalimentare”.

NON SOLO AGRISOLARE. On line il documento sugli impianti AGRIVOLTAICI elaborato dal Gruppo di lavoro coordinato dal MITE 

Altra cosa sono gli impianti agrivoltaici. che pure hanno accesso agli incentivi previsti dal PNRR. Ma di cosa si parla, in questo caso? Per rispondere a queste ed altre domande il Ministero della Transizione ecologica ha pubblicato le Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici. Il documento, reperibile sul sito ministeriale, è frutto del lavoro svolto da CREA, ENEA, GSE e RSE sotto il coordinamento dello stesso dicastero. Si tratta di un compendio di 39 pagine che passa in rassegna requisiti minimi di installazione e monitoraggio, affiancando anche un’analisi dei costi d’investimento.

Per prima cosa il documento fornisce una definizione univoca per l’agrivoltaico o agrovoltaico: un sistema che adotti soluzioni “volte a preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione”. Gli impianti, si legge nelle linee guida possono essere caratterizzati da diverse configurazioni spaziali, gradi di integrazione e caratteristiche innovative. Ma l’obiettivo finale dovrà sempre essere una sinergia produttiva in cui colture e pannelli solari si influenzano reciprocamente in maniera positiva. Migliorando al contempo la qualità ecosistemica dei siti.

COMPATIBILITA’ MODULI E PIANTE COLTIVATE

A differenza del decreto agrisolare, con l’agrivoltaico si parla di pannelli a terra, nei campi. Al momento dell’installazione del un sistema agrovoltaico è quindi fondamnetnale valutare la compatibilità dei moduli con le piante coltivate. In questo contesto il documento riporta i risultati di alcuni studi tedeschi che hanno valutato il comportamento di diverse colture alla riduzione dell’illuminazione diretta. Il lavoro, che va tuttavia inquadrato nelle caratteristiche territoriali della sola Germania, individua colture “non adatte”, “poco adatte”, “adatte”, “mediamente adatte” e “molto adatte”. Alle ultime due classi appartengono, ad esempio, cipolle, fagioli, cetrioli, zucchine, patate, luppolo, spinaci, insalata, fave.

Le linee guida analizzano anche i costi, sia di investimento sia di operatività e monitoraggio. Con un capitolo delicato all’LCOE, ossia il costo livellato di generazione  elettrica per due tipologie di installazioni fotovoltaiche: su colture seminative e permanenti. “Complessivamente, – si legge – a partire dai 55-69 €/MWh di impianti con tracking monoassiale a terra, risulta un range 73-93 €/MWh per sistemi agrivoltaici a colture seminative e 60-76 €/MWh per sistemi a colture permanenti. A tali valori si aggiunge una variabilità di circa 25 €/MWh per sistemi a colture seminative e 15 €/MWh per sistemi a colture permanenti in ragione dei possibili range di variabilità dei costi di investimento”.

Incentivi al fotovoltaico in agricoltura

Il testo illustra anche alcuni possibili fattori premiali o criteri di selezione prioritaria per l’accesso agli incentivi da parte degli impianti agrivoltaici. Tra questi vi è l’applicazione dei moderni concetti di agricoltura di precisione, l’autoconsumo, l’impiego di dispositivi fotovoltaici spettralmente selettivi o di moduli trasparenti, l’incremento dell’elettrificazione dei consumi dell’azienda e l’attenzione all’integrazione paesaggistica dei sistemi agrovoltaici.

Contestualmente il Ministero della Transizione ecologica ha lanciato una consultazione pubblica sulla misura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la concessione dei benefici previsti. Il PNRR prevede infatti di incentivare con contributi a fondo perduto fino al 40% la realizzazione di impianti agrovoltaici per “contribuire al raggiungimento dei target nazionali in materia di energie rinnovabili e al contempo rendere più competitivo il settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico e migliorando le prestazioni climatiche-ambientali”. I soggetti interessati sono invitati a rispondere entro il 12 luglio 2022.