Agromeccanici e biometano

Di   14 Dicembre 2022

Il biometano è un combustibile ottenuto dalla purificazione del biogas, quest’ultimo prodotto dalla fermentazione anaerobica di un’ampia varietà di matrici organiche provenienti, tra le altre, dalla filiera agricola/zootecnica piuttosto che dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani. Essendo chimicamente e fisicamente identico al metano contenuto nel gas naturale, il biometano presenta la stessa versatilità di impiego del suo omologo fossile con ciò superando i limiti intrinseci del biogas. A differenza di quest’ultimo il biometano può infatti essere immesso e trasportato nelle esistenti reti gas e quindi utilizzato in modo efficiente e ambientalmente compatibile in una pluralità di utilizzi non necessariamente adiacenti al luogo di produzione.

Le centrali di cogenerazione permettono di convertire bigas in biometano: “Si tratta di tecnologie consolidate che gli studenti di ingegneria studiano da molti anni, e che finalmente avranno una ricaduta pratica in un settore energivoro come l’agricoltura che ha necessità di presentarsi con un’impronta ancora più green. Sia chiaro l’agricoltura è già green, ma viviamo nella società dell’immagine che è riuscita a sporcare anche l’agricoltura. Per ragioni commerciali e non sostanziali. In ogni caso, con il biometano si favorisce un’economia circolare e la valorizzazione dei sottoprodotti agricoli”, spiega il presidente di Uncai Aproniano Tassinari.

Contoterezisti e Pnrr

Già diversi contoterzisti soci Uncai sono all’interno di poli consortili per il trattamento centralizzato del digestato e degli effluenti zootecnici. I contoterzisti sono quindi già allineati all’orientamento del Pnrr che vuole la nascita di poli consortili integrati alla filiera agro energetica al fine di favorire una gestione dei nitrati su larga scala. A tali poli il Pnrr intende indirizzare le risorse messe a disposizione per il comparto (1 miliardo e 920 milioni di euro entro il 2016): per accelerare sia la riconversione degli impianti da biogas esistenti a biometano sia la realizzazione di nuovi impianti.

Il decreto firmato prevede:

  1. un contributo in conto capitale del 40% sulle spese ammissibili dell’investimento sostenuto, nei limiti del costo massimo di investimento ammissibile
  2. un incentivo sulla produzione, con tariffe differenziate sulla base dei costi degli impianti
  3. contingenti di potenza annui messi a disposizione, in linea con gli impegni di spesa del PNRR, finalizzati a valorizzare il potenziale delle riconversioni degli impianti biogas esistenti e la nascita di nuove produzioni.

L’accesso agli incentivi avverrà tramite aste pubbliche competitive al ribasso sulle tariffe incentivanti che si svolgeranno dalla fine del 2022 al 2024 e comunque fino all’esaurimento delle relative disponibilità economiche del PNRR.
Secondo alcune stime, in Italia nel 2030 il biometano rappresenterà circa il 9% sul totale del gas in rete (circa 8 miliardi di metri cubi/anno).

INCENTIVI PER IL BIOMETANO

Le normative in vigore favorisce e incentiva la diffusione del biometano per l’autotrazione. In questo modo però viene inibito il suo uso per la produzione di energia elettrica. Un peccato, perché assistiamo alla messa in commercio non solo di trattori a metano, ma anche trattori elettrici, particolarmente adatti tra i filari, ma anche nell’ottica dello sviluppo di robot agricoli.
“In ogni caso occorre che le Garanzie di Origine Biometano attestanti l’utilizzo di combustibile rinnovabile diventino spendibili in ambito Emission Trading per ridurre il quantitativo di quote di emissione che i soggetti obbligati ETS devono annualmente restituire in proporzione al quantitativo di emissioni di CO2 effettuate. Non solo, che il valore riconosciuto al biometano sia lo stesso, sia quando usato per l’autotrasporto sia per la cogenerazione di energia elettrica o teleriscaldamento. Il che evidentemente è un peccato, perché le potenzialità di impiego del biometano nel settore energetico sono molto maggiori che nel settore dell’autotrasporto e perché l’utilizzo di biometano rappresenta in molti casi la più concreta possibilità, attualmente disponibile, di decarbonizzazione dei processi produttivi”, conclude il presidente di Uncai.

Ma serve sempre gasolio per la produzione di biogas!

Le attività di servizi svolte per conto delle centrali di produzione di biogas richiedono professionalità e le tecnologie dell’agricoltura di precisione. Questo perché i quantitativi di gasolio agricolo riconosciuti per le operazioni di trinciatura, trasporto e di insilaggio delle colture destinate alla digestione anaerobica sono appena sufficienti: da qui la necessità di ottimizzare e rendere efficienti le operazioni attraverso, in primo luogo, la disponibilità sul trattore della guida assistita o semi automatica.

I contoterzisti chiudono nel migliore dei modi la filiera del biogas, contribuendo in maniera rilevante alla riduzione delle emissioni in atmosfera. Oltre ai servizi di trinciatura, trasporto e insilaggio, infatti, eseguono il servizio di distribuzione e interramento del digestato disponendo dei più moderni mezzi, in grado di ridurre drasticamente l’uso dei concimi chimici e aumentare la sostanza organica nel suolo.

Economia circolare

Trattandosi di operazioni fondamentali dal punto di vista ambientale e di approvvigionamento energetico, occorrerebbero maggiori agevolazioni sul gasolio. Tanto più che grazie al biogas e al biometano molti sottoprodotti agricoli smettono di essere scarti e vengono valorizzati. Il piano industriale pone infatti l’accento sulla rivoluzione verde e sugli investimenti per la produzione di energia pulita e l’economia circolare. Dalle polpe di barbabietola, dai raspi e dalle vinacce, dalle sansa d’olive, dalle buccette di pomodoro, la sottile frontiera tra sottoprodotto e rifiuto si sposta sempre più con benefici economici per chi produce tali prodotti secondari. Per fare un esempio con il biogas è stato possibile integrare il prezzo industriale della barbabietola del 20% circa (+ 4/5 euro a tonnellata).