Annuario dell’agricoltura italiana 2019-2020 del CREA

Di   27 Gennaio 2021

L’agricoltura italiana oggi vale oltre 522 miliardi di euro in tutte le sue componenti, e si pone al vertice in Europa per valore aggiunto. Non solo, il sistema ha contribuito a ridurre il deficit della bilancia commerciale agroalimentare italiana assestandosi al di sotto del miliardo di euro

Con oltre 522 miliardi di euro, il sistema agroalimentare italiano rappresenta il 15% del PIL nazionale: primi in Europa per valore aggiunto agricolo. È su questo che dobbiamo lavorare per creare reddito e posti di lavoro in grado di traghettarci oltre la crisi dovuta alla pandemia – dichiara -. Con il nuovo corso alla guida del Crea, stiamo analizzando i fabbisogni delle diverse realtà locali e sono certo che potremo dare presto risposte, raggiungendo risultati concreti ed efficaci per le nostre imprese”.

Così Giuseppe L’Abbate, Sottosegretario alle Politiche Agricole intervenendo oggi alla presentazione dell’Annuario dell’Agricoltura italiana 2019, la fonte più autorevole e completa per comprendere lo stato del settore in Italia, realizzato dal CREA con il suo Centro Politiche e Bioeconomia  e corredato quest’anno anche dal Rapporto sul commercio estero dei prodotti agroalimentari 2019 con anticipazioni 2020 e dal Rapporto L’emergenza Covid-19 e il settore ittico italiano: impatto e risposte.

Nonostante la superficie nazionale sia circa la metà di quella spagnola e francese, l’agricoltura italiana conferma la sua leadership europea: è la prima agricoltura d’Europa per valore aggiunto e la terza per produzione lorda vendibile. L’Italia è primo produttore mondiale di vino in volume e primo produttore europeo in valore nella produzione di ortaggi. Nel 2019 il valore della produzione agricola è stato di 57,3 miliardi di euro, in linea con l’anno precedente, di cui oltre il 50% dovuto alle coltivazioni, il 29% circa agli allevamenti e la restante parte alle attività di supporto e secondarie.

ATTIVITA’ CONNESSE

Sempre più significativa è la crescita delle attività connesse all’agricoltura, ormai oltre un quinto del valore complessivo della produzione agricola realizzata: l’agriturismo con +3,3% in valore e +4,1% di aziende nel solo 2019, (brusca flessione nel 2020 per le restrizioni conseguenti alla pandemia).

Tra le attività connesse, il contoterzismo prosegue nel suo consolidamento (+1,7% in valore), avendo negli ultimi anni fortemente ampliato non tanto il numero delle aziende coinvolte, quanto piuttosto la numerosità delle funzioni svolte, determinando al contempo un effetto positivo in termini di maggiore diffusione di innovazioni tecnologiche, di ricorso alle pratiche dell’agricoltura 4.0, di facilitazioni nel rispetto di alcune prescrizioni ambientali, di riduzione del digital divide.

AZIENDE AGRICOLE

Dal punto di vista strutturale sono oltre 1,5 milioni le aziende agricole, di cui il 27% sono imprese che intrattengono rapporti stabili di mercato, ricoprono il 65% della SAU (superficie media di 21 ha, superiore alla media nazionale) e rappresentano il 75% della produzione standard complessiva. Le imprese non specificamente orientate al mercato, invece, sono circa il 66% del totale (di cui il 36% ha rapporti solo saltuari e il 30% dedito al solo autoconsumo) e occupano complessivamente circa il 29% della SAU totale.

BILANCIA COMMERCIALE E SOSTEGNO PUBBLICO

Si conferma rilevante il sostegno pubblico al settore agricolo, circa 11,9 miliardi di euro nel 2019, ma in calo rispetto agli anni precedenti: dal 2015 al 2019, infatti, si è verificata una riduzione oltre 1,3 miliardi di euro (-10%), quasi totalmente derivante da minori agevolazioni nazionali.

Sul fronte degli scambi commerciali, come evidenziato dal Rapporto sul commercio estero 2019, netta è stata la riduzione del deficit della bilancia agroalimentare italiana, sceso largamente al di sotto di 1 miliardo di euro nel 2019, a fronte dei 5 miliardi del 2015 e degli oltre 9 miliardi del 2011. Si tratta di un dato straordinario, confermato dai primi 9 mesi del 2020, in cui, addirittura, si verifica un cambio di segno nel saldoper la prima volta positivo dall’inizio della serie storica, grazie alla crescita tendenziale delle esportazioni (+0,8%) a fronte di un importante calo delle importazioni (-4,4%). In particolare, l’export, dopo un’ottima performance nei primi tre mesi dell’anno (+6,3%) e un calo nel secondo trimestre (-4,6%) soprattutto a maggio, ha visto una ripresa dei flussi, confermata al termine del terzo trimestre 2020 (+0,8%). I settori dell’export più colpiti dagli effetti del Covid-19, nel secondo trimestre 2020, sono stati il florovivaismo, le carni, i prodotti dolciari e il vino, parzialmente compensati dalla crescita di altri importanti prodotti del Made in Italy, come la pasta, le conserve di pomodoro e l’olio di oliva.