Blockchain e contoterzisti

Di   10 Gennaio 2020

Fare sistema in agricoltura e riconoscere nei big data digitali un asset strategico per il made in Italy. Tassinari: “Ma la sperimentazione delle potenzialità della blockchain ha bisogno dei contoterzisti”

Tassinari all’ Istituto Alcide Cervi a Gattatico – Reggio Emilia

ROMA, 10 gen 2020 – “La blockchain è un’opportunità per garantire tracciabilità alle nostre produzioni e valorizzare il made in Italy, ha dichiarato di recente la ministra Bellanova. Ministero delle politiche agricole, Ministero dello sviluppo economico e Crea incarichino ora i contoterzisti professionisti perché solo grazie a loro potranno diventare trasparenti i passaggi di filiera realmente importanti per i consumatori, vale a dire le lavorazioni agromeccaniche”, così il presidente dell’Unione Nazionale Contoterzisti – UNCAI Aproniano Tassinari, per il quale una seria sperimentazione delle potenzialità della blockchain ha bisogno dei contoterzisti agromeccanici.

“Blockchain significa anche dare delle risposte certe circa la proprietà dei dati”, prosegue Tassinari per il quale le informazioni su terreni, lavorazioni e prodotti agricoli, raccolte soprattutto dai contoterzisti per conto degli agricoltori, devono diventare un asset strategico del made in Italy: “di proprietà dei titolari delle aziende agricole, per trasformarsi in reddito i big data devono farsi sistema, aggregando la sapienza di artigiani specializzati quali sono i contoterzisti. Solo in questo modo il nuovo paradigma digitale che si sta affermando in agricoltura diventerà parte integrante del nostro DNA e del made in Italy, che non è solo l’origine delle materie prime, ma anche un sistema di saperi in grado di trasformarle come pochi altri paesi al mondo”.

L’innovazione in agricoltura non è però valorizzata adeguatamente. Conclude Tassinari: “Nessuno riconosce un valore in più a chi compie delle lavorazioni agricole con mezzi meccanici moderni e non obsoleti. Che senso ha per un contoterzista investire in una mietitrebbia da 500mila euro in grado di separare e certificare il prodotto, se poi questo ha lo stesso prezzo di quello raccolto con una trebbia di 30 anni fa? Una politica di qualità deve fare in modo che sia riconosciuto quel decimo di euro in più per la tracciabilità. Solo così si fa sistema e si lavora per una concreta sostenibilità economica, sociale e ambientale”.