Blockchain nell’agrifood: grande opportunità… travestita da moda?

Di   18 Settembre 2019

La Blockchain è dipinta come una grande opportunità per il settore agroalimentare, in grado di garantire trasparenza e immutabilità ai dati prodotti lungo le fasi che contraddistinguono le varie filiere e in ultima analisi di generare maggiori ricavi grazie a una rinnovata fiducia da parte del consumatore finale, in grado di conoscere ogni dettaglio del prodotto che sta acquistando.

Molte aziende agricole e agroalimentari ci domandano (ai ricercatori dell’OsservatorioSmart AgriFood, ndr): sarà proprio così? Oppure la tecnologia Blockchain è semplicemente una moda passeggera? Quali sono i benefici che possono emergere? È davvero la panacea per risolvere tutte le criticità che possono verificarsi nel processo di tracciabilità?

Il contributo della Blockchain al settore agroalimentare

Proviamo a offrire qualche spunto di riflessione, partendo dalle considerazioni emerse durante il workshop “Blockchain nell’agrifood: grande opportunità… travestita da moda” che si è svolto presso il Politecnico di Milano lo scorso 11 luglio, e dalle ricerche condotte da 3 anni.

Possiamo suddividere gli obiettivi che spingono le imprese agricole e agroalimentari ad adottare la tecnologia Blockchain in due gruppi principali.

Obiettivi legati alla tracciabilità e alle certificazioni

Le decine di progetti applicativi analizzati ad oggi dall’Osservatorio Smart AgriFood indicano che da un lato ci sono obiettivi legati alla tracciabilità e alle certificazioni (nell’86% dei casi), come:

  • la sostenibilità ambientale e sociale (ad esempio, in agricoltura abbiamo rilevato progetti per il controllo delle pratiche di caporalato; oppure, nel settore ittico, il rispetto di standard internazionali a garanzia del mantenimento delle riserve naturali);
  • la food safety (ad esempio, nell’alimentare, sono attivi progetti per controllare la presenza di allergeni o rendere più efficiente il processo di ritiro dei lotti compromessi)
  • il monitoraggio dei trasporti e delle fasi produttive (come la registrazione di parametri biologici nelle fasi di produzione del formaggio o della temperatura, dell’umidità e della luce del trasporto di olio extravergine d’oliva dall’Italia agli Stati Uniti).

Obiettivi legati alle transazioni

Dall’altro lato ci sono iniziative con obiettivi legati alle transazioni (14% delle soluzioni analizzate), come:

  • le compravendite di beni (ad esempio la compravendita di partite di grano o di capi di bestiame, oppure la compravendita di terreni),
  • l’erogazione di sussidi (legati alla PAC o destinati ai paesi in via di sviluppo);
  • la regolazione dei rimborsi assicurativi (come l’erogazione in automatico del rimborso nel momento in cui determinati parametri di siccità dovessero essere in soddisfatti).

Quali benefici dalla Blockchain per la filiera agroalimentare?

I benefici della tecnologia Blockchain per il settore agroalimentare non sono sempre chiari agli utilizzatori e non esiste un’opinione concorde. Secondo un sondaggio condotto durante il workshop, infatti, circa un terzo dei rispondenti indica la trasparenza come beneficio principale, mentre non emerge una chiara dominanza fra gli altri benefici suggeriti, fra cui immutabilità dei dati, la sicurezza degli stessi, la loro condivisione oppure l’adozione di strategie di marketing. Interessante evidenziare che qualcuno ha segnalato anche delle opzioni palesemente sbagliate, fornendoci una chiara indicazione della poca chiarezza che ad oggi contraddistingue il tema.

Trasparenza, immutabilità del dato e condivisione dello stesso lungo l’intera filiera sono infatti i benefici principali di questa tecnologia, cui si aggiunge la rapidità nel reperire le informazioni relative a ciascun prodotto. Tutto questo è consentito da un lato dai meccanismi di consenso specifici di ciascuna piattaforma, che rendono impossibile, o comunque molto complesso, poter modificare i dati inseriti, e dall’altro lato dalla natura di registro distribuito che permette di rendere accessibili i dati in modo più semplice e continuativo. Queste caratteristiche hanno come effetto ulteriore quello di acuire la fiducia del consumatore, o più in generale di chi ha accesso ai dati; resta ancora da chiarire tuttavia quanto questo possa tradursi in un effettivo beneficio commerciale.

Il contributo degli Smart contract

Espandendo l’analisi, grazie all’applicazione degli smart contract è possibile programmare, automatizzare e semplificare le transazioni che regolano le relazioni all’interno delle filiere, senza necessità di ulteriori controlli. Un ulteriore beneficio derivante dal loro utilizzo riguarda inoltre la possibilità di regolare e garantire il mantenimento della qualità del prodotto lungo l’intera filiera, ad esempio impedendo in automatico che un prodotto che abbia superato la temperatura stabilita durante le fasi di trasporto possa essere accettato e pagato dall’acquirente.

La mancanza di una letteratura estensiva e di studi di caso concreti, non consente tuttavia di legare con certezza questi benefici alla tecnologia Blockchain. Infatti, quanti di questi benefici si potrebbero ottenere utilizzando altre tecnologie digitali è ancora da chiarire. Ed è per questo forte oggetto di studio da parte degli Osservatori Smart AgriFood e Blockchain & Distributed Ledger.

La Blockchain garantisce da sola la tracciabilità?

Un altro elemento importante emerso è che la tecnologia Blockchain non è in grado – da sola – di garantire la tracciabilità di un prodotto; essa deve invece essere inserita in un contesto più ampio di soluzioni tecnologiche al servizio della tracciabilità.

Considerando le fasi che contraddistinguono il processo di tracciabilità – identificazione, acquisizione del dato, registrazione del dato, gestione ed elaborazione dello stesso e infine trasmissione e comunicazione – la tecnologia Blockchain si inserisce principalmente, con pesi diversi, nelle fasi finali (registrazione, gestione e trasmissione del dato). Inoltre, pur garantendo che il dato immesso non è stato modificato, questa tecnologia non certifica che lo stesso sia veritiero e coerente con la realtà a cui fa riferimento.

Un “oracolo” al centro del processo di tracciabilità agroalimentare

Un punto chiave è perciò rappresentato dall’identità e integrità del “soggetto” che deve registrare, all’interno della Blockchain, le informazioni provenienti dal mondo “reale”, soggetto comunemente definito come “oracolo”.

All’interno di ciascun progetto è quindi necessario identificare il proprio oracolo più debole e porre in atto i rimedi tecnologici necessari. In questo contesto assumono particolare rilevanza soluzioni Internet of Things (sensori, Rfid, Nfc, ecc.) e Mobile, che aiutano a rafforzare il legame fra mondo fisico e digitale. Il fallimento anche solo di un oracolo può inficiare, infatti, la qualità dell’intero processo di tracciabilità e – soprattutto in presenza di smart contract – potrebbe innescare in automatico ripercussioni negative lungo tutta la filiera.

Blockchain e Agrifood: tiriamo le somme

Per sfruttare il pieno potenziale della Blockchain in ottica tracciabilità, occorre dunque pensare a questa tecnologia come a un tassello da integrare con altre soluzioni a disposizione: la mappatura delle soluzioni tecnologiche al servizio della tracciabilità effettuata dall’Osservatorio Smart AgriFood nel 2018 (si rimanda al report “L’impatto dell’innovazione digitale sulla tracciabilità alimentare“) mostra come solo il 9% delle 133 soluzioni mappate offerte in Italia si riferisca alla Blockchain, contro, ad esempio, il 20% della tecnologia Rfid o il 14% di soluzioni Big Data. Questa prospettiva più ampia emerge anche da un sondaggio condotto durante il workshop dove solamente il 19% dei rispondenti dichiara che la Blockchain è una tecnologia imprescindibile per il futuro della tracciabilità.

La Blockchain, insomma, si prospetta una tecnologia molto importante per la tracciabilità, anche nell’alimentare. Ma è importante per molte aziende non avere fretta e creare le giuste competenze in modo tale che si eviti l’ “effetto moda”, con una conseguente dispersione di risorse, che in molti casi si tramuta in rifiuto per alcuni anni.


Filippo Renga, Chiara Corbo, Francesco Rizzi – Osservatorio Smart AgriFood

Filippo Renga

Co-Fondatore degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano. È inoltre Direttore degli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo, Fintech & Insurtech e Smart Agrifood.