Carburanti, quali le alternative?

Di   25 Maggio 2022

I carburanti a combustione interna che non faranno rimpiangere il Diesel

Il Rapporto del Cema (l’associazione che riunisce a livello europeo i costruttori di macchine agricole), dopo aver affrontato il tema dell’elettrificazione e degli ibridi mettendo in evidenza soprattutto i limiti di tali soluzioni quando applicate all’agricoltura, passa a trattare i carburanti a combustione interna alternativi al Diesel.
Il primo della lista è il gas naturale compresso o liquefatto, proveniente da fonti fossili e accessibile dalla rete nazionale del gas. IL suo utilizzo, stima il Rapporto, permetterebbe una riduzione della CO” nell’ordine del 10-20% rispetto al diesel, a potenza e coppia equivalenti.
Per quanto riguarda il metano c’è il vincolo dello stoccaggio che richiede serbatoi 4 volte più grandi rispetto ai tradizionali per avere uno stesso numero di ore di lavoro, specie in caso di lavori in campo aperto.
Inoltre, per garantire uguale autonomia ai mezzi, occorrerebbe dotarli di serbatoi davanti al trattore, dove generalmente si collocano, o ai lati dell’attrezzo.
Liquefatto, il metano ha una efficienza energetica 2,5 volte superiore rispetto allo stato gassoso, ma richiede l’immagazzinamento a basse temperature per evitare la formazione di gas di ebollizione (BOG).
Anche la struttura di rifornimento, più complessa, rappresenta un vincolo che richiederebbe un potenziamento e una maggiore diffusione delle stazioni di servizio che erogano gas metano liquido.

Il biometano, ottenuto dalla digestione anaerobica di biomassa vegetale (come bietole, colture di secondo raccolto e mais), di letame da allevamento, dalla fermentazione anaerobica di rifiuti stoccati in discarica o di fanghi, non è altro che biogas ulteriormente potenziato. Dal processo di digestione anaerobica, inoltre, si ottiene materia organica utile ai campi, fungendo da ammendante e fertilizzante naturale.
Il biometano così prodotto può essere utilizzato all’interno dell’azienda o distribuito attraverso la rete nazionale del gas.

Seguono i biocarburanti. Importanti combustibili liquidi da menzionare sono olio vegetale idrotrattato (HVO) e biodiesel (FAME – biocarburante prodotto dalla transesterificazione di oli vegetali). Esistono anche i “biocarburanti avanzati”, un termine usato per i biocarburanti che possono essere fabbricati da vari tipi di biomasse non alimentari. All’interno del Regolamento Europeo UE 2018/2001 la biomassa che può essere utilizzata per i biocarburanti avanzati è attualmente fortemente limitata a paglia e letame per garantire un basso rischio cambiamento indiretto della destinazione dei terreni (ILUC). Con adattamenti tradizionali i motori potrebbero funzionare con olio vegetale, prodotto direttamente dall’azienda agricola. Ha però Il grosso limite che ne ha impedito il suo affermarsi è la conservazione.

Ci sono poi i combustibili sintetici, chiamati anche combustibili Power-to-X o combustibili elettronici perché richiedono processi di sintesi chimica, a partire dall’idrogeno. La produzione di combustibili liquidi ha il vantaggio di
un miglior accumulo di energia, soprattutto per i trasporti, di non richiedere infrastrutture o motori diversi da quelli attuali e di poter essere miscelati con diesel tradizionale. Un vantaggio in agricoltura dove i macchinari hanno cicli di vita molto lunghi, anche di 25 a 30 anni.

Va notato che potrebbe essere utilizzato anche l’idrogeno direttamente nei motori a combustione (efficienza del 30 % well-towheel rispetto al 35 % di celle a combustibile H218) fornendo una opzione a emissioni zero per casi d’uso specifici in attesa che si diffondano in modo capillare le infrastrutture per l’idrogeno.

Per concludere, alcune alternative sono già disponibili ma dipende dalla disponibilità di infrastrutture di rifornimento nelle aree rurali e dal tipo di gestione aziendale. I combustibili alternativi possono svolgere un ruolo chiave per decarbonizzare il settore agricolo, anche sul breve periodo, rendendo più ecologica la flotta esistente. Ma occorre un impegno politico forte e chiaro dalle autorità europee e nazionali. Quale?
Semplice: la promozione della produzione di combustibili alternativi derivati da rifiuti agricoli o animali direttamente in azienda, e il riconoscimento del settore agricolo quale settore chiave settore per l’utilizzo di combustibili sintetici. Questo può essere ottenuto supportando l’installazione di appropriate soluzioni tecniche e delle infrastrutture necessarie e mantenendo i motori a prezzi accessibili. Dal momento che nessuna soluzione si è imposta sulle altre come dominante, occorre promuoverle tutte, lasciando liberi agricoltori e contoterzisti di scegliere la tecnologia che gli appare più promettente.