Come adattarsi alla canapa

Di   27 Settembre 2019

L’idea del contoterzista Fabrizio Toson di alzare la barra delle sua trebbia per raccogliere il fiore di canapa senza intoppi. Il test eseguito con successo nel padovano: in mezz’ora raccolti 100 kg di seme. Presentato anche il prototipo Kanfut per la prima lavorazione della “canapa da tiglio”

PADOVA – Da quando le varietà di canapa libere da principi psicoattivi sono coltivabili legalmente, sempre più agricoltori sono attratti da questa pianta che offre prospettive di guadagno interessati. Per la raccolta si rivolgono ai contoterzisti che, però, difficilmente dispongono di una trebbia adatta per eseguire l’operazione.

Il contoterzista padovano Fabrizio Toson , socio della A.p.i.u.m.a.i. Padova, non si è arreso di fronte alle difficoltà ed ha affrontato il problema. “I mezzi per la raccolta esistono ma sono costosi e soprattutto nessuno li compra più in Italia da quando è stata vietato coltivare la pianta”, ha spiegato. Il divieto è stato introdotto nel 1975 ed è durato fino al 2017 quando è stata disciplinata la coltivazione della canapa sativa, quella a basso contenuto di thc, il principio attivo (ddl 242 del 14 gennaio 2017).

“Da allora ho iniziato a ricevere sempre più richieste di raccolta di questo prodotto. Con la tecnica tradizionale però non si va avanti. Se la canapa va alta, una macchina normale taglia la stecca troppo lunga e gli ingranaggi si ingolfano”.

Toson e Benvegnu di Agricoltura alternativa

La sfida è quella di adattare i mezzi a disposizione dei nostri agricoltori e contoterzisti perché acquistare una macchina specifica è ancora economicamente rischioso. Così, qualche giorno fa, a Polverara (pochi chilometri da Padova), Toson ha testato in campo la sua trebbia John Deere adattata per la raccolta del fiore e del seme della canapa. “Ho avuto l’idea di alzare la barra per tagliare il fiore e solo quei 30-50 centimetri che servono”, ha detto soddisfatto.

Su due ettari di terreno sono state seminate due varietà di canapa, la Futura 75 e la Felina 32, con THC (il pericoloso tetraidrocannabinolo) rigorosamente sotto lo 0,2%. La prima particolarmente adatta all’uso alimentare, la seconda con una buona resa al verde (7 q/ha di seme per un guadagno di 900 euro/ha e un investimento di 500 euro/ha). Sono però in corso diversi esperimenti per trovare il tipo di varietà più adatto alle esigenze di tutti gli agricoltori.

In mezz’ora la trebbia ha raccolto circa 100 kg di semi, viaggiando a 1 km/h su e giù per tre file di steli alti poco più di due metri: “Abbiamo proceduto con prudenza perché non tutte le piante avevano la stessa altezza a causa della semina tardiva rispetto al corretto periodo colturale. Il test però è andato bene”, ha aggiunto Toson che è anche fondatore, insieme a Massimo Benvegnu, della società Agricoltura Alternativa, nata con l’idea di trasformare il seme di canapa in olio e farina.

La modifica della mietitrebbia è stata realizzata dall’officina meccanica di Sergio Mason inserendo tra la barra e la trebbia un muletto che può funzionare in qualsiasi posizione di trasmissione: “Dalla cabina e attraverso elettrovalvole è possibile alzare e abbassare la barra a seconda delle esigenze di taglio del gambo della canapa”, ha spiegato Mason.

Piani di sviluppo rurale e canapa

Durante il test era presente Impresa Verde Rovigo con un gruppo operativo impegnato nella sperimentazione di varietà di canapa a diverso uso. L’obiettivo è ricostruire, almeno nella provincia di Rovigo, la filiera della canapa intercettando i fondi dei Psr: “Insieme all’essiccazione del prodotto, la meccanizzazione è il principale punto critico per far partire la coltura su vasta scala. Adattare i macchinari già presenti è la strategia migliore ed economicamente più abbordabile. Per questo è fondamentale il coinvolgimento diretto del mondo del contoterzismo”, ha illustrato una consulente di Impresa Verde Rovigo.

Oggi, però, coltivare canapa significa produrre seme ad uso alimentare e cosmetico. È già un buono sbocco per la coltivazione. Le potenzialità aumenteranno ancora quando sarà risolto il problema della destinazione della fibra, e si creerà una vera filiera della “canapa da tiglio” o industriale.

Coltivazione e usi della canapa

Il test ha interessato due varietà francesi di canapa, la Futura 75 e la Felina 32. Infatti nel resto dell’Europa l’ostracismo per la canapa non c’è mai stato, e la ricerca di varietà sempre più specializzate non si è fermata. Al contrario, l’Unione europea dal 1990 distribuisce contributi a chi coltiva canapa per valorizzare un prodotto dagli usi industriali (tessuti, cordame, carta, in bioedilizia come isolante termico e acustico o in sostituzione di cemento o mattoni ma anche in ingegneria meccanica nei telai di vetture e aerei leggeri al posto della vetroresina), alimentari (olio, farina e semi) e cosmetici (olio).

Una coltura che ha anche il pregio agronomico di ripulire il terreno da infestati e grazie al suo apparato radicale assorbe i veleni presenti nel terreno. Mentre con gli scarti della lavorazione si ottiene materiale per la pacciamatura naturale: il canapulo, ossia la parte legnosa dello stelo, può essere infatti trinciato e utilizzato come strato pacciamante, indispensabile per l’agricoltura biologica, ma è anche un ottimo antibatterico, che trova una collocazione in stalla.

E pensare che l’Italia vanta un’antica tradizione nella coltivazione della canapa e conoscenze purtroppo andate perse. Alla fine degli anni ’40 a livello nazionale se ne coltivavano 100mila ettari, soprattutto nelle province di Torino, Ferrara e Caserta. A livello familiare e personale la pianta era coltivata ovunque, da nord a sud. Oggi gli ettari sono 1500 con il timore di un proibizionismo di ritorno quando, per scopi di marketing, si parla di cannabis light, strizzando l’occhio alla droga e danneggiando una filiera che sta cercando di ricostruirsi. Il vero valore aggiunto della pianta non è infatti nel “fumo”, ma nei suoi usi industriali (la cosiddetta “canapa da tiglio”), cosmetici e alimentari.

Alcuni usi alimentari del seme di canapa

Canapa da tiglio e prototipo Kanfut

Uno degli svantaggi dell’utilizzo della canapa era il lungo ed elaborato processo di lavorazione per l’estrazione della fibra, da cui si produce il tessuto grezzo. Attualmente, con i miglioramenti dell’ingegneria produttiva, la coltivazione di canapa destinata all’industria tessile ritorna fortemente alla ribalta. Anche perché i vantaggi sono molteplici.

Innanzitutto dalla fibra della pianta di canapa si producono tessuti molto più resistenti di altre fibre naturali come il cotone. Anche la qualità non è da sottovalutare. Grazie alla sua fibra cava, infatti, il tessuto di canapa ha la peculiarità di rimanere fresco in estate e caldo in inverno, proteggendo il corpo dall’umidità.

Altro indubbio vantaggio rispetto al cotone è l’impatto ambientale della produzione stessa. Il cotone infatti, per essere prodotto, richiede una quantità d’acqua 2 volte superiore rispetto alla canapa. Inoltre la coltivazione del cotone richiede un impiego di pesticidi elevatissimo.

La canapa industriale, invece, non ha bisogno dell’utilizzo di pesticidi e pochissima acqua.

Tuttavia il prezzo del prodotto del campo è ben diverso da un semilavorato. Da qui l’idea di tre ragazzi padovani di realizzare una macchina che, subito dopo la raccolta del fiore, lavori lo stelo della canapa da fresco, direttamente in campo, eliminando così tempi e costi del processo di macerazione. Il prototipo si chiama Kanfut perché “La canapa è un ottima coltura per il futuro, visti i requisiti agronomici, industriali, cosmetici e farmaceutici, industriale”, ha illustrato Eugenio Taco.

“Il nostro obiettivo è realizzare un attrezzo da aggregare al trattore in grado di fare una prima lavorazione sia della fibra lunga (adatta all’industria tessile) sia di quella macerata corta (adatta per corde, imbracature e altro materiale edile resistentissimo all’usura). Oggi il prototipo è in grado di lavorare una tonnellata di materiale all’ora con l’impegno di quattro persone, ma stiamo lavorando per rendere tutto il processo automatico”.

Le dimensioni di Kanfut diventeranno di 3×3 metri e si collocherà dietro al trattore con una barra falciante laterale e nastri trasportatori che, collegandosi alla macchina, permetteranno di eliminare la forza lavoro.