Conflitto in Ucraina: i nuovi assetti dell’agricoltura

Di   29 Giugno 2022

Si è tenuto a Bologna, nel contesto dell’Assemblea annuale FederUnacoma, un dibattito sulle ricadute che la crisi militare sta avendo sulla geografia delle produzioni agricole e sul mercato delle macchine. Con il messaggio del Ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli si è aperto un confronto che ha visto la partecipazione di Carlo Cottarelli, Dario Fabbri, Paolo De Castro oltre che del Presidente dei costruttori di macchine agricole Alessandro Malavolti.

La crisi economica determinata dalla guerra in Ucraina minaccia anche il settore della meccanica agricola e rischia di frenare un mercato in fase di espansione. Le vendite di trattrici a livello mondiale hanno raggiunto nel 2021 un totale di 2 milioni 485 mila unità, con una crescita del 13,2% rispetto all’anno precedente e con indici particolarmente positivi per mercati quali quello indiano (+28% a fronte di oltre un milione di unità immatricolate), quello statunitense (+10,5% in ragione di 317 mila unità) e quello dell’Europa comunitaria (+16% con 215 mila unità).

Sulla spinta di una buona domanda potenziale, il commercio mondiale delle macchine agricole era previsto in crescita del 7,1% (in valore) nei quattro anni dal 2022 al 2025. La guerra in Ucraina ha modificato drasticamente lo scenario, determinando cambiamenti nell’economia agricola, nella geografia delle produzioni, nella catena delle forniture per l’industria a partire da quelle energetiche.

Dei nuovi assetti si è parlato a Bologna, nell’ambito dell’Assemblea Generale FederUnacoma, in un dibattito che ha visto relatori l’economista Carlo Cottarelli, l’analista geopolitico Dario Fabbri, l’europarlamentare già Ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro e il Presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti.

I dati FAO diffusi nell’attuale mese di giugno già indicano per l’anno in corso un calo della produzione a livello globale determinato proprio dalla riduzione delle derrate da Ucraina e Russia, Paesi che da soli coprono circa il 30% dell’export mondiale sia di grano che di orzo. La riduzione delle derrate da questi Paesi – ha ricordato Malavolti aprendo il dibattito – comporterà una nuova geografia della produzione di cereali e di oleaginose, assegnando probabilmente un ruolo maggiore a Paesi come Brasile, Australia ed India, e questo significa nuove rotte commerciali e nuova logistica nello scenario globale. Al di là delle posizioni ideologiche – ha spiegato l’analista Dario Fabbri – l’espansione della Russia in Ucraina non conviene all’Europa. La situazione in Ucraina dunque resta complessa ed è verosimile che la nuova geografia delle dell’agricoltura porterà le aziende agromeccaniche italiane a cercare nuovi mercati di destinazione per la loro produzione.

In Italia – ha detto l’economista Carlo Cottarelli analizzando l’attuale scenario economico – non c’è il rischio di una recessione, ma l’incertezza è legata all’incremento delle sanzioni e quindi alla crescita del costo delle materie energetica. Ma una variabile riguarda l’effetto della crescita dei tassi d’interesse, rispetto alla quale la BCE non ha margini illimitati giacché – ha aggiunto Cottarelli – una politica troppo restrittiva potrebbe innescare spinte politiche antieuropeiste.

Nell’attuale congiuntura dunque si sommano le problematiche relative alla produzione agricola, e in particolare alla crescita dei costi, con quelle relative alla crisi energetica e alle forniture di materie prime che gravano sull’industria. Mai come in questa fase sono necessarie politiche lungimiranti, che possano traghettare l’economia verso una nuova stabilizzazione, e in questo l’Unione Europea può avere un ruolo molto importante.

Paolo De Castro, europarlamentare e più volte ministro delle Politiche agricole, ha ricordato da Bruxelles che “Le esportazioni agroalimentari da Russia e Ucraina in Europa non incidono percentualmente sul bilancio di settore dell’Unione europea, che era e si conferma il primo grande esportatore mondiale di prodotti agroalimentari. Il conflitto in corso tra Russia e Ucraina, certo, preoccupa tutti e speriamo termini a breve. Tuttavia, oggi, ciò che preoccupa di più è il problema della siccità, il tema delle emissioni gassose nell’atmosfera che ha impatti sul piano climatico che, senza un’inversione di tendenza, potrebbe avere riflessi negativi per il Pianeta ben più gravosi. Ora, nel breve periodo, servono nuove tecnologie applicabili in campo dai nostri agricoltori; tecniche già collaudate che devono solo essere normate e che devono avere il sostegno sul piano economico. Entro il 2030 gli obiettivi della Strategia Farm to Fork lanciati dalla Commissione Ue sono ambiziosi, ma vanno tradotti in atti legislativi.  Le transizioni ecologiche non possono comunque essere attuate contro gli interessi degli agricoltori. Una nuova Commissione europea, dopo le elezioni Ue del 2024, dovrà tenere conto di questa necessità, urgente e non più rinviabile”.

L’industria italiana della meccanica agricola si trova dunque a fronteggiare una fase difficile essendo esposta tanto alle variabili agricole quanto a quelle industriali, ma assume un ruolo centrale in quanto necessaria per migliorare la produttività e insieme utilizzare le risorse naturali in modo sostenibile.

Le vicende belliche stanno riportando in primo piano l’agricoltura quale elemento basilare di ogni sistema economico – ha detto nel suo video messaggio il Ministro dell’Agricoltura Patuanelli – ma l’agricoltura significa oggi alta tecnologia e quindi meccanizzazione agricola. L’industria italiana ha una leadership mondiale in questo settore, e molto importante è l’azione di sostegno che il Governo sta svolgendo per incentivare l’acquisto di mezzi di nuova generazione. Piani di Sviluppo Rurale, PNRR, Bando ISI e Legge Sabatini sono tutti strumenti efficaci – ha concluso Patuanelli – e particolarmente importante è il credito d’imposta per il 4.0 che serve a spingere l’agricoltura verso la piena transizione digitale.