Cresce il digitale nella filiera agroalimentare

Di   16 Marzo 2022

Nonostante la crisi covid-19, negli ultimi due anni l’agricoltura 4.0 ha continuato il percorso di crescita ed evoluzione in Italia: presentati i risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood

Il mercato è passato dai 540 milioni di euro di fatturato del primo semestre del 2020 a 1,3 miliardi a fine 2020, fino ad arrivare a 1,6 miliardi nel 2021 (+23%), secondo la ricerca realizzata dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise dell’Università degli Studi di Brescia, presentata al convegno “Smart agrifood: raccogliamo i frutti dell’innovazione digitale!“. L’appuntamento, giunto alla quinta edizione, ha riunito 2000 partecipanti, tra presenze in sala e online, e ha visto snocciolare i dati dell’indagine.

La crescita è stata guidata dalla spesa per macchine e attrezzature agricole nativamente connesse, pari al 47% del mercato e in aumento del 17%, seguita da quella per sistemi di monitoraggio e controllo applicabili a mezzi e attrezzature agricole post-vendita (35%). In parallelo, è cresciuta la superficie coltivata con strumenti di agricoltura 4.0 da parte delle aziende agricole, che nel 2021 ha toccato il 6% del totale, il doppio dell’anno precedente.

Il 60% degli agricoltori italiani nel 2021 utilizza almeno una soluzione di Agricoltura 4.0, +4% rispetto al 2020, e oltre quattro su dieci ne utilizzano almeno due, in particolare software gestionali e sistemi di monitoraggio e controllo delle macchine. Si segnala anche la crescente attenzione ai sistemi di analisi dei dati e supporto delle decisioni, confermata dal 26% di aziende agricole che prevede investimenti in questo ambito dell’Agricoltura 4.0 per il prossimo futuro.

Lo sviluppo delle tecnologie digitali in agricoltura è il risultato soprsttutto della spinta degli incentivi, è emerso dall’indagine condotta dall’Osservatorio, in particolare dalle agevolazioni dei Programmi di Sviluppo Rurale e dal Piano transizione 4.0: tre quarti delle aziende agricole hanno impiegato almeno un incentivo di Agricoltura 4.0 e l’84% sostiene che abbiano avuto un impatto determinante sulle scelte di investimento, consentendo di anticiparli (per il 44% delle aziende), di investire in più soluzioni (20%) o in una soluzione più costosa (20%). Anche se non mancano le criticità, in particolare l’eccesso di burocrazia e incentivi non del tutto mirati alle esigenze delle aziende agricole.

L’introduzione delle tecnologie deve tuttava essere accompagnata dallo sviluppo delle competenze degli operatori, senza le quali le stesse tecnologie rimangono inutilizzate. La formazione si conferma essere il primo limite alla diffusione, comunque ormai partita e difficilmente arrestabile, dell’agricoltura digitale. Limite che Uncai sta affrontando territorialmente attraverso la creazione della figura professionale del consulente digitale all’interno delle associazioni provinciali con il compito (o la missione) di seminare il nuovo paradigma 4.0 nelle aziende socie.

Ma ci sono altri aspetti ancora da chiarire che limitano la diffusione dell’agricoltura 4.0. Uno tira in ballo le case costruttrici e le loro strategie commerciali: l’interconnessione dei sistemi digitali che devono “parlare tra loro”; un altro aspetto è, invece, quello della proprietà dei dati stessi che devono essere degli agricoltori che li hanno generati. L’esempio è quello del commercialista (portato all’attenzione da Ivano Valmori, Ceo di Image Line): il contabile non può rendere pubblici o usare le informazione sul reddito del cliente, ha il compito di presentare la dichiarazione all’Agenzia delle entrate.

Con il presidente di Enapra Luca Brondelli di Brondello, Confagricoltura ha parlato di HUBFARM la piattaforma di innovazione tecnologica e digitale in fase di realizzazione in collaborazione con Microsoft che servirà a guidare le aziende nel percorso di digitalizzazione. “L’innovazione digitale è forse il principale strumento per la sostenibilità della produzione agricola – ha detto Brondelli – Oggi non possiamo prescindere da questo obiettivo per la competitività delle aziende e la tutela dell’ambiente. Con il precision farming da una parte e il Carbon farming dall’altra si possono dare risposte molto concrete alla domanda di sostenibilità”. Il precision farming permette un controllo rigoroso delle risorse e una riduzione massiccia di qualsiasi forma di spreco. Il Carbon farming, a sua volta, pone il settore agricolo nella condizione non solo di ridurre le proprie emissioni, ma di contribuire all’”assorbimento” di CO2 dall’atmosfera. Un tema strategico è quello della misurabilità dei benefici effetti di questa azione. Per fare in modo che le imprese agricole possano essere considerate e valorizzate anche per questo ruolo, occorre lavorare a soluzioni che permettano di misurare e rendicontare.

Tra i fattori che stanno guidando l’innovazione nel settore agroalimentare, emerge la richiesta di una maggiore trasparenza e sicurezza. La tracciabilità è uno degli ambiti in cui le aziende stanno maggiormente utilizzando il digitale, anche per finalità di marketing e comunicazione nei confronti del consumatore finale. Secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio Smart AgriFood sui consumatori, oltre metà degli italiani (53%) ricerca sempre o spesso informazioni legate alla tracciabilità del cibo che acquista. Il 35% lo fa ogni tanto e soltanto il 12% non è interessato. Tra le varie informazioni, c’è attenzione in particolare per la provenienza geografica, tanto che l’italianità del marchio e l’origine della materia prima sono i fattori che maggiormente influenzano l’acquisto. Tuttavia, per quanto vi sia disponibilità da parte del consumatore a ricevere informazioni, l’utilizzo sistematico delle tecnologie digitali (dal semplice sito internet al QR Code a strumenti avanzati come strumenti come NFC e realtà aumentata) per approfondire la propria conoscenza sui prodotti agroalimentari acquistati è ancora piuttosto limitato.

Nuovamnte censito e aggiornato il numero di startup dello smart agrifood, in costante crescita, così come i finanziamenti raccolti, Nel 2021 le oltre 750 imprese censite a livello globale hanno totalizzato oltre 15 miliardi di dollari di raccolta. Oltre il 60% delle startup è distribuito tra Nord America e Europa, ma la maggioranza dei finanziamenti è erogata in Asia, in particolare in Cina (per la forte diffusione dell’eCommerce), con un importante ruolo di Paesi come gli Emirati Arabi, Singapore e Arabia Saudita per l’attenzione alla food security e all’autosufficienza per la produzione di prodotti agroalimentari. L’Italia è tra i primi 10 Paesi per numerosità di startup, ma incide meno dell’1% sui finanziamenti ricevuti.

Le startup internazionali nello smart agrifood si rivolgono principalmente ai due estremi della filiera agroalimentare: ai consumatori, con servizi di eCommerce o applicazioni/servizi per informazioni sulla tracciabilità dei prodotti o sullo stato di conservazione e freschezza, e alle aziende agricole, con soluzioni di Agricoltura 4.0 per la mappatura e il monitoraggio da remoto delle coltivazioni o delle macchine agricole, e per la gestione d’impresa. Cresce l’attenzione per i sistemi di Indoor Vertical Farming e per la gestione delle eccedenze alimentari.