Dalla Meccanizzazione Agricola allo SmartFarming

Di   7 Ottobre 2020

Sintesi di un articolo di Marco Vieri e Daniele Sarri per Georgofili.info

Viene definito “smartfarming” un nuovo modello di riferimento per la gestione dell’agricoltura.

Smart sta per “intelligente”, ma è anche l’acronimo di Specifico, Misurabile, raggiungibile (Achievable), Realistico e calendarizzabile (Time_based). Il termine non è sconosciuto perché già negli anni ’90 l’agricoltura di precisione veniva anche definita agriculture raisonné.

Raisonné, Smart, di Precisione, sottolineano il recupero di una attenzione specifica alle singole unità produttive, grazie ai nuovi strumenti di alta tecnologia e della digitalizzazione (fare per ogni punto sitospecifico o per ogni soggetto di coltivazione, la cosa giusta, nel momento più opportuno, nelle modalità e nelle quantità più appropriate, con la registrazione delle specifiche azioni per una tracciabilità ai fini di un continuo miglioramento). Le ulteriori declinazioni in Sostenibile, Durable, Durevole, ne definiscono l’orientamento etico e strategico.

Il termine farming specifica l’ambito di applicazione in quanto identifica tutte le operazioni che si attuano nel pieno campo dove le attività sono fortemente condizionate dalla variabilità delle caratteristiche territoriali, in termini di suolo, giacitura, clima.

Già da queste prime annotazioni si capisce come il semplice acquisire una tecnologia non sviluppa innovazione. Un modello di agricoltura intelligente non può basarsi semplicemente su una innovazione di prodotto, ossia sull’acquisto di una tecnologia nuova. Siamo, prima di tutto, di fronte a una innovazione di processo che necessita di un approccio di sistema.

Ciò si traduce in crescita e formazione, un nuovo paradigma operativo e infrastrutture tecniche e di servizio che devono coinvolgere il capitale umano, l’azienda, il territorio.

Se non ci si prepara, se non c’è formazione, se mancano le infrastrutture necessarie alle nuove tecnologie digitali e a quelle (meno nuove) dell’agricoltura di precisione, la conseguenza è la disillusione e il rifiuto del cambiamento.

Questo è già avvenuto in passato e rischia di accadere ancora adesso.

Così nella introduzione ed adozione di innovazione, nell’ambito gestionale agricolo, risulta fondamentale porsi alcune domande: Perché devo cambiare? Quali cambiamenti sarebbero proficui per la mia impresa? Sono affidabili e appropriate le proposte tecniche e procedurali che mi vengono offerte? Quali azioni devo programmare per introdurre queste innovazioni nel processo produttivo che nel caso di produzioni in campo aperto devono inserirsi nella temporizzazione dei calendari colturali?

Marco Vieri e Daniele Sarri propongono un metodo che identifica 4 tappe di analisi e verifica sulla singola realtà imprenditoriale agricola.

  1. Capire i cambiamenti e le opportunità di innovazione: nella gestione imprenditoriale dell’azienda agricola è necessario confrontarsi con le richieste di qualità del prodotto e del progetto e la necessità di contrastare la crescente pressione delle avversità ambientali e biologiche. Nelle coltivazioni è necessario acuire la conoscenza sitospecifica della risorsa strutturale (suolo, infrastrutture sotterranee, clima, acqua, viabilità, vincoli) e una misurazione continua delle risorse variabili. E’necessario monitorare in continuo: l’efficacia agronomica delle azioni, l’efficienza delle tecniche e tecnologie su cui si è investito, l’efficienza della logistica nelle fasi operative. A questo si aggiunge il controllo sui vincoli e sulla qualità tracciata di processo.
  2. Identificare il valore aggiunto delle nuove tecnologie: per una dettagliata analisi del modello imprenditoriale che si intende adottare risulta utile avere una visione di sistema ottenibile, ad esempio, da strumenti come il Business Model Canvas. Questo per la parte tecnologica può individuare la “proposta di valore” cui una nuova tecnologia o procedura può apportare all’impresa; ma anche inquadrare il ruolo e l’analisi degli strumenti, degli attori e delle azioni che è necessario attivare per l’introduzione di questa tecnologia o procedura di valore aggiunto.
  3. Rilevare l’affidabilità e l’applicabilità delle tecnologie: in termini di loro maturità e di un adeguato ecosistema di supporto (fornitori, allestitori, riparatori, consulenti, capitale umano aggiornato, consulenti, sistema educativo e formativo, sistema amministrativo e infrastrutture).
  4. Identificare le procedure di adozione aziendale: in un sistema produttivo condizionato dalla stagionalità e dalla variabilità ambientale l’introduzione di innovazione richiede procedure di inserimento temporale nell’insieme del calendario delle operazioni colturali. Spesso ciò si configura in un cambiamento nella logistica aziendale che deve vedere coinvolte tutti gli attori dell’impresa secondo logiche che oggi si identifica con il termine “lean manufacturing

In questo universo di proposte tecnologiche, è però fondamentale prima di tutto formare menti capaci di utilizzare appropriatamente e proficuamente le procedure e le tecnologie.