Draghi, Ucraina e agroalimentare

Di   10 Marzo 2022

Question time Draghi: “Regole della Pac vanno riviste. Necessario diversificare gli approvvigionamenti agricoli”

La guerra in Ucraina ha estremizzato e reso ancor più critico l’aumento dei prezzi che si registra ormai da un anno. Una catena di approvvigionamento fondamentale per l’Europa è saltata: quella di gas, fertilizzanti, grano, sementi, mais, girasole provenienti da Russia e Ucraina. Le navi sono bloccate nel mar Nero e il trasporto ia goma, per messo di tir, è ostacolato dall’Ungheria.  
Ungheria e Serbia hanno, inoltre, deciso di bloccare le esportazioni di cereali (l’Italia importa il 30% del grano tenero e il 23% del mais dall’Ungheria), ritenute derrate alimentari fondamentali (come due anni fa le mascherine).

Ricordiamo che l’Italia è un paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.

Dopo l’impennata dei prezzi delle materie prime (che un paio di giorni fa ha visto per la prima volta una lieve flessione, frutto solo di speculazioni finanziarie) arriva il rischio concreto di non riuscire a garantire l’alimentazione del bestiame: 8,5 milioni di maiali, 6,4 milioni di bovini, oltre 6 milioni di pecore e centinaia di milioni di polli e tacchini. La pandemia prima e la guerra sembrano dimostrare che la globalizzazione ha fallito. Meglio la sovranità, alimentare ed energetica.

Nel caso dei fertilizzanti, si sono registrati ancora diffusi aumenti nella settimana che va dal 28 febbraio al 4 marzo, con un +3,8% per l’urea, attestata sugli 875 €/t (+120% rispetto a un anno fa), e un +0,9% per il nitrato ammonico, salito sui 675 €/t (+140% rispetto al 2021). I rincari, pero’, si estendono a tutto il comparto, interessando anche i fertilizzanti a base di potassio e fosforo, con rialzi su base annua del +112% per il cloruro di potassio e del +96% per il perfosfato triplo. Sono i primi risultati provocati dal blocco dei carichi in partenza dal mar Nero e dal rischio di uno stop alle esportazioni di concimi da parte della Russia, in risposta alle sanzioni economiche ricevute. L’area del mar Nero costituisce, infatti, uno snodo fondamentale per il commercio globale di questi prodotti, con la Russia primo esportatore mondiale e l’Ucraina che ricopre un ruolo importante per l’export dell’urea (ottavo esportatore mondiale nel 2020), principale elemento nutritivo a base di azoto per le coltivazioni. L’Ucraina, in particolare, con una quota del 15% sul totale, è stato nel 2021 il secondo fornitore di urea dell’Italia, con circa 125mila tonnellate inviate nel nostro Paese tra gennaio e novembre (+46% su base annua).

Politica agricola comune e Pnrr sono già superati, inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo.

 “Sull’agroalimentare i provvedimenti presi da altri Paesi europei impediscono l’approvvigionamento di sementi essenziali per la produzione italiana. Non è facile diversificare per gli esistenti regolamenti comunitari, il contesto regolatorio va rivisto”, ha dichiarato il presidente del consiglio Mario Draghi rispondendo a una interrogazione di Forza Italia durante il question time alla Camera.

Draghi ha affrontato la questione delle ripercussioni della guerra in Ucraina sull’agroalimentare con queste parole.

“In particolare, vorrei attirare la vostra attenzione su un aspetto: noi abbiamo sempre parlato di energia oggi, ma c’è un aspetto che è altrettanto rilevante, ed è l’agroalimentare. Soprattutto i recenti provvedimenti presi da altri Paesi europei impediscono l’approvvigionamento di grano tenero, di mais e di altre semenze essenziali per la produzione italiana agroalimentare”, ha ricordato. “Quindi, anche su quel fronte – ne ho parlato anche con il ministro Patuanelli – occorrerà procedere con una strategia che, per certi aspetti, almeno per le parole che si usano, è simile a quella che si segue nel gas: diversificare rapidamente le fonti di approvvigionamento”, ha annunciato Draghi.

“Non è facile far questo sulla base degli esistenti regolamenti comunitari, come non è facile aumentare la superficie coltivabile sulla base degli esistenti regolamenti comunitari. Quindi il contesto regolatorio che ci ha accompagnato va rivisto; va rivisto per questo periodo di emergenza, ma va rivisto. Per quanto riguarda il patto di stabilità, per quanto riguarda gli aiuti di Stato, per quanto riguarda i regolamenti comunitari nell’ambito agricolo, ma anche in altri ambiti, tutto ciò che oggi impedisce una risposta rapida all’emergenza va rapidamente rivisto. Su questo noi stiamo lavorando, per quel che riguarda l’interno, a Roma, con il Governo, ma anche, come dicevo prima, con gli enti territoriali, perché un significativo sostanziale aumento degli investimenti nelle rinnovabili non si può attuare se non cambiamo l’attuale quadro regolamentare, e poi in sede europea, dove discutiamo e discuteremo sicuramente, ma credo che ci sia fondamentalmente un atteggiamento disponibile per questa emergenza, come è stato anche durante il covid”.