Efsa, non c’è rischio Glifosato per la salute dell’uomo

Di   17 Maggio 2018

 L’Autorità per la sicurezza alimentare non ravvisa effetti nocivi neanche per animali di allevamento.

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Ai correnti livelli di esposizione da glifosato ”non si ravvisa un rischio per la salute dell’uomo”. Così l’Efsa, Autorità per la sicurezza alimentare, che oggi ha completato il riesame dei tenori massimi di glifosato la cui presenza è ammessa per legge negli alimenti.

Il riesame si basa sui dati relativi ai residui di glifosato negli alimenti trasmessi all’Efsa da tutti gli Stati membri dell’Unione europea. La revisione – che copre tutte le colture trattate con glifosato – comprende anche una valutazione del rischio. Per questa valutazione l’Efsa precisa di aver messo a confronto dati sulla dieta di adulti e bambini dell’Ue con i valori di sicurezza per l’assunzione raccommandati dalla stessa Authority nel 2015.

Inoltre, per la valutazione del potenziale impatto dei residui di glifosato nei mangimi sulla salute degli animali l’Efsa ha esaminato le informazioni sulla presenza di glifosato nei mangimi, compresi quelli d’importazione, concludendo che ”non si ravvisano effetti nocivi del glifosato sulla salute di bovini, pecore, maiali, cavalli e polli”. (ANSA)

Anche la Svizzera rassicura

Anche il Consiglio federale svizzero rassicura: i residui dell’erbicida glifosato nei prodotti alimentari sono talmente bassi da non poter rappresentare un rischio per la salute dei consumatori, non costituiscono un fattore cancerogeno e quindi dal punto di vista sanitario non sono necessari interventi. L’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav) ha analizzato 243 campioni di derrate alimentari provenienti dal commercio al dettaglio svizzero. Le analisi hanno riguardato principalmente prodotti a base di cereali e legumi. Nel 60% dei campioni non è stata riscontrata la presenza dell’erbicida, mentre nei restanti le concentrazioni sono risultate molto ridotte e ben al di sotto dei valori massimi vigenti per i residui.

Contrariamente ad altri paesi, in Svizzera non è autorizzato il trattamento con glifosato appena prima della raccolta e questo spiega perché le analisi dei prodotti con materie prime svizzere sono risultati meno contaminati. Infatti,
Residui dell’erbicida sono risultati maggiori nei prodotti a base di cereali, come la pasta di grano duro, importati da paesi dove è autorizzato il trattamento con glifosato appena prima della raccolta. Il Consiglio federale svizzero osserva che anche in questo caso, comunque, i residui sono al di sotto dei valori massimi in vigore, e quindi non rischiosi.

L’Usav afferma che sarebbero ipotizzabili conseguenze negative per la salute causate dal glifosato soltanto in caso di consumo giornaliero pro capite pari o superiore a 72 kg di pasta, 655 kg di pane, 10 kg di ceci o 1.600 litri di vino.
A queste dosi, tuttavia, chi si sentirebbe di sostenere la tesi dell’intossicazione da glifosato e non, piuttosto, di pasta, pane, vino, ceci?

Quindi, il Consiglio federale dichiara di condividere la valutazione dell’Unione europea, che lo scorso novembre ha esteso per altri cinque anni l’autorizzazione per il glifosato.