Fertilizzanti sì, fertilizzanti no

Di   11 Aprile 2022

Come ridurre l’utilizzo dei fertilizzanti senza impattare eccessivamente sul grano

Impattano sull’ambiente e non a vano ci si interroga da decenni sulla possibilità di ridurne l’uso. Tra i fertilizzanti, per esempio, l’urea è in parte rilasciata nell’atmosfera e contribuisce all’effetto serra; l’eccesso di ammonitrati ha un impatto sulla potabilità dell’acqua; l’azoto apportato dai fertilizzanti è inefficiente se le pratiche colturali non sono buone.

I fatti internazionali ripropongono l’interrogativo con un’urgenza inedita. I maggiori produttori di fertilizzanti hanno, infatti, interrotto le esportazioni: la Cina da ottobre e la Russia, il maggior fornitore dell’Ue, più recentemente dopo la guerra contro l’Ucraina, privando i loro clienti di un asset fondamentale nella produzione soprattutto di grano. E nessuno controlla più il prezzo del gas, che rappresenta il 90% del prezzo dei fertilizzanti azotati, i più usati al mondo.

La qualità del grano alla raccolta dipende principalmente dal suo contenuto proteico. La gestione ottimale della fertilizzazione azotata è essenziale per raggiungere questo obiettivo. Risultano fondamentali il numero degli apporti e i momenti di applicazione, le dosi, le forme chimiche del concime, ecc. È altresì importante il rispetto delle norme legislative (es. direttive nitrati) per ridurre il potenziale inquinamento delle acque.

Con metà del fertilizzante la resa del grano scenderebbe del 25% secondo Isaure Perrot, consulente dell’azienda specializzata Agritel. E’ una prospettiva che fa venire i brividi all’Italia, dipendente dall’import ora priva di consegne da Russia e Ucraina, e con il fornitore principale, l’Ungheria, con richieste da tutto il mondo.

Per vent’anni il megawatt di gas è rimasto tra i 20 ei 30 euro. Nel quarto trimestre dello scorso anno è salito a 140 euro. Una settimana dopo la guerra ha raggiunto i 345 euro. Se per il raccolto 2022 i rischi sono relativi, grazie agli stock esistenti, nessuno sa cosa succederà nel 2023. Non c’è alcuna previsione sull’evoluzione dei prezzi, che sono aumentati del 300% in pochi mesi, né sulla reazione degli agricoltori.

Le idee per economizzare cereali e fertilizzanti non mancano anche quelle più estreme, come quella di abbandonare l’allevamento, ma mostrano ben presto il loro limite. Infatti, le deiezioni animali, che apportano il 40% degli ammendanti indispensabili alle colture in francia, sono insostituibili. Infatti, rilasciano l’azoto in modo progressivo e non in colpo solo come quelli chimici, in momenti chiave dello sviluppo della pianta.

Ma le deiezioni animali non possono sostiruire tutti i fertilizzanti, e allora, come fare, come diminuire le dosi di fertilizzanti azotati di diversi chili per ettaro senza danneggiare le produzioni?
Innanzitutto con più agronomi e conoscenze in campo, delle coperture vegetali, della chimica dei fertilizzanti e come si trasformano nei suoli e nell’atmosfera. Tutto cio’ presuppone formazione o accompagnamento. Al concetto “assoluto” di dose si devono legare importanti e basilari nozioni multidisciplinari di agronomia, coltivazioni, chimica agraria, “agricoltura di precisione”, avvicendamenti e rotazioni colturali. Guai non tener conto che le colture miglioratrici (leguminose) sono la migliore “arma” preventiva contro il “caro concimi”.

Nell’impostazione di un corretto piano di concimazione risulta importante conoscere il contenuto di azoto nel terreno/pianta per adattare gli apporti ai reali fabbisogni della coltura. Oggi questo è possibile con semplici mezzi diagnostici (es. misura nitrati succo linfatico, N-tester, SPAD, ecc.), facilmente reperibili sul mercato, oppure con sistemi più complessi legati all’agricoltura di precisione. In questo contesto è bene ricordare anche l’utilità delle “parcelle spia”, ottimo sistema per regolarsi con le dosi e i momenti di applicazione dei concimi.
In questo contesto sono così proponibili alcune indicazioni operative per sfruttare al meglio l’efficacia/efficienza dei concimi azotati, così da poterne razionalizzarne l’uso e ridurne, possibilmente, le dosi.