Giansanti, agricoltura 4.0, occasione straordinaria per l’Italia

Di   29 Aprile 2021

di Letizia Martirano

Presidente di Confagricoltura, vice presidente del Copa e da poco coordinatore di Agrinsieme Massimiliano Giansanti risponde in questa intervista, che si e’ svolta nel suo studio a Palazzo della Valle, a alcune curiosita’ su come procede il lavoro sui temi piu’ importanti del momento: PNRR, PAC, Agricoltura 4.0. “Quello che mi preoccupa è la mancanza di un modello agricolo italiano per il futuro”, premette. “Per noi l’agricoltura 4.0 è la quarta rivoluzione agricola, dopo quella verde, degli anni 30 grazie alle intuizioni del genetista Strampelli; quella della meccanizzazione degli anni 50 che ha avuto il merito di qualificare gli agricoltori e contribuire alla elevazione sociale dei lavoratori; quella della chimica degli anni 60 e 70 che ha permesso un aumento dei consumi”, spiega.

La rivoluzione digitale che effetti può produrre per le aziende agricole?

L’Italia ha un’occasione straordinaria perché ha una storia, una tradizione, un know how di prim’ordine in questo campo. Potremo produrre di più anche per coprire lo spazio occupato oggi dall’italian sounding; saremo più competitivi; certificheremo le produzioni, a cominciare da quelle vitivinicole e zootecniche, già molto più green di quelle del nord Europa.

Il ministero delle Politiche Agricole in questa legislatura è attivo nel disegnare le strategie?

Da tempo abbiamo scritto al ministro delle politiche agricole perché elabori un programma strategico. E’ ora di definire le priorità sulle filiere, come hanno fatto già in Spagna. Certamente saranno scelte non semplici e anche dolorose, ma comunque di prospettiva. L’agricoltura italiana ha necessità di sapere come impostare il futuro delle aziende nella direzione del mercato.

Per quanto riguarda il tema dei temi, il PNRR, esiste un tavolo al ministero delle Politiche Agricole che si raccordi con il ministero dell’economia come previsto dal piano?

All’agricoltura sono destinate risorse ingenti ed è opportuno che si possa attivare un tavolo presso il Mipaaf per una cabina di regia.

Lei è vicepresidente del Copa e dunque segue la Politica Agricola Comune da vicino. Come giudica il lavoro nei triloghi sulla riforma della PAC?

Sono molto preoccupato per il futuro della PAC perché nata per dare un giusto reddito agli agricoltori ed equilibrio al mercato. Ora rischia di essere stravolta. Deve restare una politica agricola per gli agricoltori. Guai se si andrà in altra direzione. La PAC deve servire a far fronte alla crescita demografica a livello mondiale e rispondere, attraverso l’adozione di pratiche ecosostenibili compatibili, ai temi della sostenibilità ambientale. Ambito nel quale già oggi gli agricoltori sono protagonisti in positivo.

Quali sono le proposte di Confagricoltura in questo senso?

L’Italia, per esempio, ha bisogno di valorizzare, in tema di abbattimento della CO2, lo straordinario patrimonio vegetale che va dalle aree boschive e forestali alle coltivazioni proteiche.

Il ministero delle Politiche Agricole è di sostegno nella battaglia sulla PAC?

È opportuno che a livello di trilogo chi oggi rappresenta l’Italia possa battersi per una visione agricola europea e che soprattutto possa lavorare perché siano tutelati i redditi degli agricoltori italiani. Tra convergenze esterne e condizionalità varie rischiamo di portare a casa delle singole aziende agricole una significativa diminuzione delle somme destinate al pagamento del premio unico aziendale.

Dunque, per fare un esempio, le proposte di chi vuole intervenire sulla condizionalità sociale della PAC non la convincono?

Esistono altre misure di accompagnamento alle tematiche ambientali e sociali che potranno essere finanziate con i fondi già previsti all’interno del bilancio europeo.

Domanda di rito. Qual è in questa fase la missione della Confagricoltura?

Confagricoltura è e resta l’associazione dell’impresa agricola. L’azienda agricola moderna non si qualifica più soltanto per la dimensione, ma piuttosto per la sua capacità di stare sul mercato nazionale e internazionale. Per noi rimane fondamentale la tutela degli interessi dell’agricoltore, nostra stella polare. Siamo la prima associazione datoriale agricola in Italia e per questo la nostra responsabilità ci induce a guardare alle prospettive che si pongono davanti a noi negli anni a venire. Da un lato dovremmo sempre più lavorare per favorire la crescita produttiva nazionale e dall’altro concentrarci sulle nuove sfide del cambiamento climatico attraverso iniziative che dovranno valorizzare il nostro ruolo all’interno degli ecosistemi che si stanno creando intorno alla transizione ecologica.

Sono tutti d’accordo?

Dovranno farlo tutti. Noi saremo protagonisti se riusciremo a raggiungere gli ambiziosi obiettivi sul tema delle energie rinnovabili, delle biotecnologie applicate all’agricoltura e sulla capacità tipica dell’agricoltura di essere la rete di sicurezza su cui si fonda lo schema sociale italiano. L’immagine notturna dell’Italia è bellissima perché si possono notare le grandi città illuminate che sempre più lo saranno grazie alle energie rinnovabili; mangeranno i prodotti delle nostre campagne mentre tutta quella parte in scuro rappresenta la grande forza del sistema produttivo agricolo nazionale che garantisce al paese la sostenibilità sociale e ambientale, produttiva ed economica delle aree interne. Senza di noi l’Italia sarebbe soltanto una molteplicità di bei punti illuminati.

Le aziende sono pronte al salto?

Mi auguro che negli anni a venire che i giovani abbiano la voglia e la disponibilità di mettere in comune le conoscenze e i fattori di produzione per la realizzazione di economie di scala di crescita dimensionale.