Grano duro-pasta, come si fa il prezzo vero

Di   16 Febbraio 2022

La filiera grano duro-semola-pasta mette in campo una metodologia di rating delle produzioni per diventare più aggregata

Una pagina nuova sul versante della determinazione del prezzo del grano duro arriva dall. Università degli Studi della Tuscia e avrà positive ripercussioni, a cascata, su tutti gli attori della filiera e sui consumatori. La sfida era individuare parametri condivisi e oggettivi per definire la qualità.

Il sistema Fruclass, ideato dall’Università degli Studi della Tuscia su impulso delle associazioni firmatarie del protocollo d’intesa Filiera grano duro-pasta di qualita, ovvero Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assosementi, Cia-agricoltori italiani, Compag, Confagricoltura, Copagri, Italmopa – associazione industriali mugnai d’italia e i Pastai di Unione italiana food, ha permesso per la prima volta in Italia la restituzione in tempo reale di uno spaccato territoriale dei risultati delle campagne granarie 2019, 2020 e 2021, grazie all’elaborazione dei conferimenti di oltre 70 centri di stoccaggio dislocati lungo l’intera penisola e all’analisi dei dati di oltre 410mila tonnellate di grano duro.

I risultati del primo triennio di sperimentazione (consultabili su http://granoduropasta.unitus.it/ ) sono stati presentati in un incontro a Roma con l’intervento del sottosegretario Mipaaf Gian Marco CENTINAIO e del presidente della commissione agricoltura della Camera Filippo GALLINELLA.

Nella sperimentazione è stata individuata una soglia di ingresso nell’area della qualità, definita da parametri fissi concertati tra tutti i rappresentanti della filiera, ovvero il 13% di proteina e 78 kg/hl di peso specifico, ed è stato elaborato un sistema di classificazione del grano di alta qualità ponderato sui risultati della singola annata.

Lo studio ha dimostrato che si può definire un riferimento nazionale con cui distinguere in modo oggettivo le classi di qualità e quotare la produzione italiana.

“Sulla base di questi parametri è stato testato un sistema di identificazione di una soglia di accesso alle classi di alta qualità che tiene in considerazione la distribuzione del grado proteico e del peso specifico dei conferimenti di grano duro, permettendo di distinguere in ogni annata i valori oltre i quali riconoscere determinate e concordate premialita’”, hanno spiegato le associazioni firmatarie del protocollo d’intesa Filiera grano duro-pasta di qualità, il cui auspicio è che “in uno scenario di ampia diffusione di ‘Fruclass‘ si arrivi ad avere una filiera che a fine luglio attende il dato finale della campagna e prende coscienza della classe di qualita’ entro la quale potrà collocare il prodotto“.

Il sistema, ideato da un gruppo di ricercatori coordinato da Emanuele BLASI dell’Università della Tuscia con il concorso delle associazioni firmatarie del protocollo, costituisce un supporto indispensabile per la filiera, che può così verificare in corso d’opera l’effetto delle pratiche agronomiche proposte, andando a definire strategie dagli obiettivi misurabili e verificabili

Fruclass rappresenta una bussola indispensabile per non perdere la rotta tracciata dai contratti di filiera e per avere dei riferimenti condivisi con cui indirizzare e distribuire la premialità“, hanno detto i firmatari dell’accordo nel corso dell’incontro.

Massimiliano GIANSANTI, presidente Confagricoltura, ha detto che “per mantenere la leadership mondiale nella pasta l’Italia deve puntare sull’integrazione di ogni componente della filiera”. “I dati raccolti dimostrano che in Italia facciamo grano duro di alta qualità; questi dati sono fondamentali per promuovere l’innovazione”, ha detto Giorgio MERCURI, presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari. Per Gianmichele PASSARINI, di Cia-agricoltori italiani, “sono i risultati a mostrare la bontà del progetto. Ora l’obiettivo è quello di elevare il grano duro dal ruolo di semplice commodity”. Franco VERRASCINA, presidente della Copagri, ha ribadito che “il successo del progetto dimostra la coesione della filiera grano duro-pasta. Proprio questa coesione incoraggia a porsi nuovi obiettivi come l’interprofessione ed il piano cerealicolo nazionale”. Franco BRAZZABENI di Assosementi ha ribadito che il contributo del mondo sementiero è quello di “fornire seme certificato di qualita’ e puntare sull’innovazione e sulla ricerca”. Per Paolo BARILLA di Unionfood, è necessario “cogliere le nuove opportunità del mercato mondiale diversificando l’offerta e rendendo disponibile una materia prima adatta”. Per Emilio FERRARI, presidente Italmopa (associazione industriali mugnai d’Italia), “la filiera ha il compito di creare valore e anche di avere più grano italiano a disposizione. Questa è la base ma poi ci sono sfide nuove che vengono dai consumatori”. Mauro ACCIARRI, vicepresidente Compag, ha sottolineato l’importanza di migliorare profondamente la qualità dei centri di stoccaggio, anche per venire incontro alle nuove richieste di cereali non trattati. “Mi complimento per questa operazione di monitoraggio che va avanti da anni e che dimostra come la qualità si può raggiungere premiando al contempo i produttori. Per fare un buon prodotto, tutta la filiera deve lavorare in maniera ottimale con prodotti di livello, ma senza un monitoraggio costante non si può raggiungere l’eccellenza che contraddistingue il made in Italy, perché è sulla qualità e non sulla quantità che possiamo giocare in maniera vincente la nostra partita. L’auspicio è che ciò diventi un sistema utilizzato dal paese”, ha detto il presidente GALLINELLA. “Quantità e qualità non sempre si riescono a conciliare ma in questa filiera dobbiamo puntare a dare al consumatore finale un prodotto di altissima qualità e al tempo stesso aumentare la produzione di grano in Italia. Sono d’accordo con la proposta di lavorare a un piano strategico nazionale, perché quella del grano è davvero una filiera strategica del nostro paese ed è giusto che abbia la dovuta attenzione. Altri paesi come la Francia e la Spagna lo hanno già fatto”, ha detto il sottosegretario CENTINAIO chiudendo i lavori.