Il drone extra large che pensionerà i satelliti

Di   12 Dicembre 2018

L’autorità aeronautica statunitense, la FAA, ha concesso il volo per fini commerciali di un drone completamente autonomo, progettato per operazioni di irrorazione in ambito agricolo e gestione delle specie invasive del peso di circa 34 kg. L’aumento della capacità di carico utile consente di coprire fino al 50% in più di acri per volo e l’applicazione di sensori che possono ottenere misurazioni molto utili, finalizzate ad ottenere l’indice NDVI in modo più preciso e puntuale rispetto a quanto si possa fare con l’utilizzo dei satelliti.

Drone AG-V6A+

Si tratta del drone AG-V6+, un velivolo senza pilota del peso di oltre 55 libbre (34,3 kg), quindi oltre il limite di 25 kg al di sotto di 25 kg non occorre frequentare una scuola di volo per poter lavorare).

Le aziende coinvolte sono la Homeland Surveillance & Electronics, LLC (HSE) come concessionario delle operazioni, e la UASolutions Group, società di consulenza aeronautica. L’AG-V6A+ è un multi rotore con un peso massimo di 34,2 kg completamente autonomo, comunque controllabile da remoto, progettato per operazioni di irrorazione in ambito agricolo e gestione delle specie invasive, ma utilizzabile anche per operazioni di rilevamento e, quando equipaggiato con videocamere al posto dei serbatoi di agrofarmaci, per la sicurezza pubblica.

L’aspetto rilevante della missione sta nella precisione con cui questo sistema riesce a eseguire gli interventi. Lo scostamento massimo rispetto al bersaglio è, infatti, di un centimetro. Ciò significa che spruzzando pochi millilitri di sostanza in modo capillare, con 34 kg di peso massimo al decollo (mtow) la missione può compiersi ottimizzando i tempi e massimizzando l’efficacia di azione, superando i limiti di scarsa autonomia o conservazione del fitofarmaco in questione.

“L’aumento della capacità di carico utile consentirà agli agricoltori di coprire fino al 50% in più di acri per volo rispetto ai modelli con serbatoio da dieci litri” ha dichiarato Terry Sanders, direttore vendite di HSE-UAV. Negli Stati Uniti le sperimentazioni effettuate d’ora in poi permetteranno anche ad altri piloti di effettuare questo tipo di missioni.

Grazie all’estensione di pesi è già possibile configurare e prevedere la miniaturizzazione di sensori ad oggi troppo complessi e voluminosi per essere installati su quadricotteri. Sensori che possono ottenere misurazioni molto utili utilizzando una banda spettrale ristretta (centrata su una lunghezza d’onda di 531 nm), utilizzata per ricavare indici correlati alla fotosintesi della vegetazione, come ad esempio il rapporto clorofilla / indice carotenoide, oppure l’indice di riflettanza fotochimica e altri parametri difficilmente individuabili se non con l’ausilio di satelliti, a fronte di costi altissimi.

Con APR di peso attorno ai 35 kg sarebbe possibile ricavare la densità della crescita delle piante su vaste aree, ciò che tecnicamente veniva definito “NDVI”.

Una vegetazione sana assorbe la maggior parte della luce visibile che la colpisce e riflette una grande porzione della luce del vicino spettro infrarosso, mentre la vegetazione malata o sparsa riflette la luce più visibile. Ebbene, il limite dei satelliti, oltre alle nubi, sta nel fatto che la grande distanza tra sensore e piante contiene l’umidità tipica dell’atmosfera, e questo rende le misurazioni meno accurate di quelle che si possono realizzare con un drone che vola a pochi metri dalle coltivazioni. C’è ancora molto da sperimentare e da capire, ma la strada è aperta e il mercato gigantesco.

Fonte: Sergio Barlocchetti/ www.mirumir.it