Il Future Farming District è bresciano

Di   5 Gennaio 2022

E’ a Capriolo, in provincia di Brescia, il Future Farming District, uno dei maggiori siti di vertical farming al mondo

La produzione del Future Farming District di Capriolo (Brescia) inizierà già la prossima primavera. Il progetto è di Zero Vertical Farms, società ad alto impatto tecnologico con sede a Pordenone. Obiettivo: un’aggregazione dei volumi mai realizzata prima, per recuperare almeno il 60% dell’attuale gap tra costi al produttore e prezzi a scaffale nelle forniture alla private label. A frenare lo sviluppo delle colture di vertical farming nel mondo sono, infatti, i costi: 2.000 euro al metroquadro per realizzare un impianto contro i 500 euro per mq di una serra convenzionale. Per questo il progetto di Capriolo mette da subito in campo importanti economie di scala. E solo in un secondo momento, è prevista l’introduzione di prodotti a marchio proprio, il cui brand è ancora allo studio.

“Puntiamo a posizionarci come un prodotto bio che spunta quel 20-30% di valore aggiunto in più rispetto al convenzionale. Inoltre puntiamo all’autosufficienza energetica, dato che l’impianto sarà alimentato da energie rinnovabili autoprodotte in loco; inoltre, al raddoppio della shelf life e alla grande offerta di volumi. In questo modo, intendiamo recuperare il 30% dei margini che oggi restano al produttore di IV Gamma (molto vicini allo zero), offrendo alla GDO un prodotto più facile da trattare sia in magazzino sia in fase logistica”,  ha detto Daniele Modesto, ceo di Zero Farms.

Per vertical farming si intendono quei metodi di coltivazione multi-livello, a più strati, che possono essere fatti al chiuso cercando di sfruttare lo spazio in verticale appunto, e in condizioni fisiche e nutritive controllate. L’agricoltura verticale può sfruttare edifici e strutture diverse (potenzialmente anche da riqualificare) a livello urbano, favorendo la produzione e il consumo di cibi locali. Inoltre, come sistema chiuso, permette di controllare in maniera molto mirata valori di umidità, radiazione (per lo più artificiale), temperatura, anidride carbonica, e consente un maggior controllo anche sulla produttività e qualità dei prodotti (più prevedibile e gestibile), attraverso sistemi robotici e autoregolanti, grazie all’aiuto di sensori e sistemi di intelligenza artificiale.

Il Future Farming District è così un mix di rigenerazione industriale, costruzioni prefabbricate a basso impatto e produzione di energia pulita. Viene infatti realizzato dentro il Parco dell’Oglio, recuperando un sito produttivo dismesso dal gruppo tessile NK, per una superficie complessiva di oltre 200 mila mq e aree coperte per circa 25.000 mq che si affacciano direttamente sul fiume. L’impianto produttivo è a pochi minuti dall’uscita dell’autostrada A4 di Palazzolo sull’Oglio, una posizione strategica che consente di raggiungere tutto il Nord Italia, la Svizzera, il Sud della Germania e l’Austria con una logistica di corto raggio.

L’investimento è di oltre 60 milioni di euro per la prima fase e di ulteriori 40 milioni per la seconda fase, il cui completamento è previsto entro il 2025, quando si arriverà a una produzione annuale di 1.500 tonnellate di insalate, microgreen ed erbe aromatiche su una superficie di coltivazione in vertical farm di 31.000 mq. In un secondo momento, è prevista anche la coltivazione di fragole e frutti rossi.

Inoltre Future Farming District ontende essere un format, un modello colturale di tipo modulare e quindi espandibile in base alle necessità. Per questo il gruppo prevede di replicarlo anche in altre località italiane.

Il supporto finanziario nasce dalla collaborazione industriale tra Zero Farms e Iseo Idro, società di investimento specializzata nell’acquisizione e nella gestione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili fondata da un gruppo di imprenditori altoatesini e dall’imprenditore trevigiano Gianantonio Tramet. Inoltre tra le collaborazioni di eccellenza del progetto c’è quella con l’Università di Venezia Ca’ Foscari.