In Veneto via libera all’impianto agrovoltaico di Loreo

Di   8 Aprile 2021

Piante che amano l’ombra, animali che pascolano, macchine agricole: sotto i pannelli fotovoltaici a terra c’è posto per tutto. Eppure il via libera della Conferenza dei servizi veneta al primo impianto agrovoltaico della regione ha scatenato già le polemiche

Coldiretti lo ha subito bollato come “inaccettabile” l’impianto di Loreo, in provincia di Rovigo. “Incredulità e forte disappunto” gli altri giudizi espressi da Coldiretti che lamenta che “l’impianto che consumerà oltre 50 ettari di coltivazioni, a ridosso di una delle aree di maggior pregio del Veneto nei pressi del parco del Delta del Po. Quindi si dicono pronti a ogni tipo di iniziativa con Daniele SALVAGNO e Carlo SALVAN, rispettivamente presidente di Coldiretti Veneto e della federazione di Rovigo.

La luce filtrata dagli impianti solari favorirà a terra la crescita di piante alimentari per l’uomo e di foraggio per il bestiame. Energia rinnovabile, agricoltura e allevamento convivono nei cosiddetti campi agrovoltaici dove non si spreca un centimetro di terra. A patto che i pannelli siano alti dai quattro ai 5 metri per consentire a mandrie o greggi di ruminare sotto i cristalli di silicio.

In sostanza si sceglie una coltura idonea, tollerante al parziale ombreggiamento generato dai pannelli fotovoltaici, in modo da migliorare la produttività agricola e la conseguente marginalità e sfruttare tutta la superficie del suolo sotto ai pannelli solari per scopi agricoli. Per esempio, nella zona centrale tra i filari dei pannelli si potranno coltivare cereali, mentre nella zona interna, sotto i pannelli, ci saranno specie foraggere all’interno di un miscuglio di prato, in modo da sfruttare l’intera superficie. Non è l’unico tipo di coltura che si potrebbe avviare, ma è quella che consente di raggiungere contemporaneamente più obiettivi, oltre alla convenienza economica: conservazione della qualità dei corpi idrici, aumento della sostanza organica dei terreni, minor inquinamento ambientale da fitofarmaci, minor consumo di carburanti fossili, aumento della biodiversità vegetale e animale, creando, in particolare, un ambiente idoneo alla protezione delle api, raggiungendosi così il massimo dei benefici.

Inoltre, durante il periodo estivo l’impianto fotovoltaico offrirà protezione dal vento, contro l’allettamento delle colture, riduce il consumo di acqua e riduce gli eccessi di calore, agendo da moderno sistema di ombreggiamento, analogamente a quanto svolto dalle siepi e dalle alberature. Dal punto di vista paesaggistico, di contro, la superficie a prato mitiga la presenza dell’impianto fotovoltaico anche nel periodo invernale, fornendo una superficie stabilmente verde.

Pronti a ogni tipo di iniziativa” ha però sentenziato Coldiretti, di certo non pensando all’imprenditore agricolo che ha investito del denaro con l’intento di essere ancora più competitivo combinando produzione di energia green e coltivazioni dirette. C’è da augurarsi che a nessuno venga in mente di boicottare l’impianto fotovoltaico a terra leggendo le dichiarazione dei due signori.

Sull’altro versante c’è Confagricoltura Veneto che appoggia la Regione e l’assessore regionale Cristiano Corazzari sull’iter che ha portato al via libera della conferenza dei servizi all’impianto fotovoltaico di Loreo. Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto ha rimarcato: “Non comprendiamo la bocciatura da parte di altre organizzazioni agricole dal momento che l’impianto è stato richiesto molto tempo fa, che una parte di quella superficie è già a indirizzo artigianale e industriale e che oggi la regione Veneto sta lavorando a una normativa, il progetto di legge 41“, relativo alla ‘Individuazione delle aree inidonee e idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli ubicati a terra’, d’iniziativa del capogruppo della Lega Villanova e del consigliere Bet, primo firmatario.

In poche parole, ben venga lo sviluppo delle fonti rinnovabili purché tale sviluppo non sia a detrimento dell’attività agricola e non confligga con gli irrinunciabili principi di salvaguardia dell’ambiente, del suolo agricolo e del paesaggio.

Il punto è che in Italia mancano ancora linee guida per la progettazione degli impianti agrovoltaici in termini di altezza dal suolo e distanza tra le fila per citare due dei parametri più importanti. Oltre all’impianto a Loreo, sono “censiti” 30 ettari coltivati così al confine tra Emilia Romagna e Lombardia, a Uta, nella città metropolitana di Cagliari, è in pista un progetto per un parco agrovoltaico con una potenza di 60 megawatt sui terreni di un’azienda agricola. Ci sono altre iniziative in Puglia e in Sicilia ma su questa tecnica oggi si investe soprattutto in Oriente, anche perché il tè è una delle piante che rende meglio sotto i pannelli. Così come i frutti di bosco, che già in natura prediligono una posizione al riparo dalla radiazione diretta, ma non solo: si possono seminare cereali come il riso, piante da frutto e la vite.

LA CONFERENZA DEI SERVIZI DI REGIONE VENETO

Si tratta di un “organismo autonomo e indipendente e ogni suo parere deriva essenzialmente da valutazioni di carattere tecnico, nel rispetto dell’attuale normativa regionale, nazionale ed europea. Oggi come oggi non esiste la possibilità di stravolgere l’iter che ha portato al via libera con prescrizioni dato dalla conferenza al progetto di Loreo, ma proprio per non trovarci in futuro ancora con le mani legate, ci stiamo dotando di una legge che contempli per i futuri impianti le necessarie valutazioni anche di natura ambientale, paesaggistica, economica e sociale, escludendo la possibilità di realizzare mega impianti fotovoltaici sul suolo agricolo”, ha chiarito l’assessore regionale al territorio Cristiano Corazzari, al fine di tenere insieme le diverse sensibilità delle associazioni agricole.

IL PARERE DI LEGAMBIENTE

Sempre agguerrita nei confrotni di tutte le pratiche umane che spolpano le risorse della natura, Legambiente guarda con faore all’agrovoltaico. L’associazione ambientalista per anni presieduta dall’on. Rossella Muroni e oggi rappresentata da Stefano Ciafani fa sapere che “L’agrovoltaico permette la produzione di energia da solare fotovoltaico nelle aziende agricole, integrandola con quella delle colture e con l’allevamento, realizzando una convivenza particolarmente interessante per la decarbonizzazione del nostro sistema energetico, ma anche per la sostenibilità del sistema agricolo e la redditività a lungo termine delle aziende del settore. Occorre però un percorso che consenta la realizzazione degli impianti attraverso regole capaci di assicurare la valorizzazione ecologica e produttiva dei suoli sottostanti agli impianti fotovoltaici”.

LE INDICAZIONI DELL’ENEA

L’Enea (L’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha proposto di recente di utilizzare una parte delle risorse del Recovery Fund per realizzare una stazione di sperimentazione dove mettere alla prova le possibili integrazioni virtuose tra attività rurali ed energie pulite. Ed è anche più radicale, ipotizzando di catturare luce non solo dal sole ma anche dalle coltivazioni sotto i pannelli: “Con un pannello solare bifacciale, che cattura la luce sia nella parte anteriore che posteriore, anche le piante possono contribuire a generare elettricità. – spiega Ezio Terzini, responsabile del dipartimento fotovoltaico dell’Enea – Il comune cavolo, ma non solo, ha un’ampia superficie riflettente perché tende al bianco e con una soluzione del genere si potrebbe intercettare la luce di ritorno per produrre altra energia”.

Mentre alla Lactuca sativa coltivata in serra non sembra fare una grande differenza tra una normale vetrata e un tetto fotovoltaico: per crescere le serve solo una parte delle lunghezze d’onda della luce. Così i ricercatori hanno sviluppato pannelli in grado di filtrare solo quelle necessarie alla pianta. Il resto viene convertito in energia. I risultati, anche valutando numero e dimensioni delle foglie, livelli di antiossidanti e quantità di anidride carbonica assorbita, sono identici a quelli della lattuga coltivata in modo tradizionale. Una precedente indagine dell’Università del Sacro Cuore aveva rivelato che, alcune cultivar, sotto i pannelli rendono del 4,3% in più rispetto al campo aperto.

Secondo un recente rapporto dell’associazione SolarPower Europe sarebbe sufficiente destinare a questa tecnologia l’1% dei terreni coltivabili nella Ue per produrre oltre 700 gigawatt di energia pulita, quanto basta per alimentare oltre un centinaio di milioni di abitazione, e una forma di agricoltura più sostenibile.

Non solo, le aree sotto i pannelli, come ha indicato una ricerca della Oregon State University pubblicata sulla rivista Plos One, hanno un suolo più umido e consentono un risparmio del 328% di acqua rispetto a una coltivazione in pieno campo. E le piante che crescono all’ombra degli impianti producono, in tarda stagione, il 90% di biomassa in più.