Intervista al nuovo presidente Copagri

Di   25 Gennaio 2023

Tommaso Battista: “Il futuro del primario passa da un concreto intervento per la sburocratizzazione e da una decisa spinta al ricambio generazionale”

di Letizia Martirano, direttore Agra Press

Tommaso Battista, eletto a fine 2022 presidente della Copagri, approfondisce in questa intervista alcuni dei temi chiave che caratterizzeranno il futuro del comparto agricolo. In particolare Battista, che pure non si sottrae a un giudizio sul governo, si concentra soprattutto sulla sempre più avvertita necessità di una reale opera di semplificazione e sburocratizzazione e l’esigenza di puntare con sempre maggiore decisione sul ricambio generazionale che – tiene a sottolineare – è priorità dell’agenda politica dell’Unione Europea e del Piano strategico nazionale della PAC.

Come valuta l’operato e le prime mosse del governo?

Mi sembra un esecutivo molto pragmatico, che ha saputo immediatamente impostare un positivo e costruttivo dialogo con le parti sociali, sin dal suo insediamento, caratterizzato infatti dalla convocazione di un proficuo tavolo a Palazzo Chigi, presieduto dalla Presidente Giorgia Meloni, che ha riunito i vertici di governo e i maggiori esponenti delle categorie di rappresentanza. In quella sede, e nei numerosi incontri che hanno fatto seguito a questo primo vertice, ho particolarmente apprezzato la capacità di ascolto dei tanti componenti di governo con i quali ho avuto modo di confrontarmi in queste prime settimane alla presidenza della Copagri, durante le quali abbiamo inoltre avuto il piacere di ospitare al nostro Congresso nazionale il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.

Avete avuto altri confronti col Ministro Lollobrigida?

Ci eravamo già incontrati poco prima della mia elezione alla presidenza della Copagri e abbiamo avuto modo di approfondire numerose questioni anche in successivi confronti, sia con lui che con i Sottosegretari Patrizio La Pietra e Luigi D’Eramo. Voglio sottolineare anche la grande utilità dei momenti di confronto che ho avuto la fortuna di poter fare con i presidenti delle commissioni parlamentari afferenti all’Agricoltura, Luca De Carlo al Senato e Mirco Carloni alla Camera, così come con i responsabili Agricoltura dei principali partiti politici. È chiaro che le questioni agricole sul tavolo sono molte e necessitano di un dialogo serrato e costante tra la politica agricola e tutti gli stakeholder.

A quali questioni si riferisce?

Prima di tutto alla necessità di una seria e approfondita analisi delle troppe complessità ataviche di una burocrazia che continua a sottrarre tempo prezioso ai produttori agricoli, costringendoli a controlli doppi o ad adempimenti che sempre più spesso ne rallentano lo sviluppo e ne frenano la competitività, col rischio inoltre di tradursi in appesantimenti che mettono a rischio il percepimento dei contribuiti nazionali e comunitari.

Può fare degli esempi concreti?

Certamente. Basti pensare alla necessità di introdurre misure volte ad accelerare l’erogazione dei sostegni, dei servizi e delle garanzie del credito. Per fare un esempio delle norme di aiuto vigenti, con riferimento alla misura «resto al Sud», ben 22.000 giovani under 40 hanno presentato la domanda per il primo insediamento, ma il 78% delle pratiche non è stato accolto per ritardi amministrativi. Così si rischia che i fondi comunitari legati ai PSR 2023-27 tornino all’Unione Europea. Un ragionamento analogo si può poi ovviamente applicare anche al contesto dei contributi nazionali; nei bandi regionali finalizzati a dare attuazione all’avviamento di imprese per giovani agricoltori, la concessione dell’aiuto è stata prevista a partire dall’adozione della ‘decisione individuale’ di concedere il sostegno; in tali casi, il verificarsi di ritardi nelle procedure istruttorie potrebbe far decadere il diritto alla fruizione dell’aiuto all’inserimento, dal momento che la domanda presentata, a titolo di esempio, nell’anno corrente, verrà accolta dall’Amministrazione regionale dopo uno o due anni. In questi e in moltissimi casi analoghi, e con il fine ultimo di addivenire a un più efficace utilizzo delle risorse previste nell’ambito del PSR 2023-27, così come della PAC 2023-27, risulta necessaria l’introduzione di disposizioni che garantiscano il rapido accesso alle misure di sostegno e al credito agevolato, prevedendo che le agevolazioni siano erogate entro tempi certi e che, inoltre, i ritardi comportino responsabilità dirigenziale e disciplinare e siano sanzionabili anche in termini economici a carico dei funzionari direttamente responsabili.

E altre questioni sul tavolo?

Sono moltissime. Basti pensare alla necessità di continuare a lavorare sul versante delle agroenergie e delle infrastrutture, ma anche di dare gambe alla direttiva comunitaria contro le pratiche sleali o anche di accelerare sulla gestione del PNRR e di lavorare per recuperare il ruolo della Cabina di regia del Piano. Ce n’è una su tutte, però, che a mio avviso svolge un ruolo di primo piano nello sviluppo futuro di un comparto di fondamentale importanza per l’economia del Paese, quale l’agricoltura è.

E cioè?

Il tema del ricambio generazionale, non a caso riconosciuto come priorità nell’agenda politica dell’UE e addirittura nel Piano Strategico Nazionale della PAC. La centralità di tale necessaria azione risiede nel fatto che, come ripetutamente dimostrato da numerosi studi e sondaggi della Commissione Europea, l’insieme delle misure PAC non si è dimostrato sufficiente per affrontare le principali barriere all’ingresso nell’agricoltura, come l’accesso alla terra e l’accesso ai capitali finanziari. Per tali ragioni oggi appena il 13,4% dei proprietari di azienda agricoli ha meno di 44 anni. Di contro, i numeri relativi alla redditività per ettaro ci mostrano che le imprese agricole condotte da under 35 presentano una redditività per ettaro maggiore (4.964 €/ha) rispetto a quelle condotte da over 55 (3.546 €/ha). Tale maggiore incidenza si spiega a mio avviso con la naturale propensione dei giovani verso la ricerca, l’innovazione e la multifunzionalità, tutti fattori che già rappresentano il futuro dell’agricoltura, futuro che va però necessariamente accompagnato e promosso in ogni forma.

Per favorire il ricambio generazionale cosa propone la Copagri?

Per sviluppare appieno il potenziale dei nostri giovani in agricoltura riteniamo necessaria l’implementazione di strumenti di accompagnamento dedicati agli under40, con contributi che si estendano nel tempo e con misure strutturali che prendano il posto di proroghe annuali e che non siano soggette a ripensamenti e modifiche a seconda dei Governi che si succedono. In tale ottica, ci riferiamo ad esempio alla creazione di un regime fiscale agevolato per il primo insediamento dei giovani in agricoltura, alla stabilizzazione della misura dello sgravio contributivo per i giovani agricoltori, all’istituzione del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali per i giovani agricoltori, ma anche e soprattutto a misure strutturali per l’accesso al credito con le relative concessioni di garanzia. Questi ovviamente sono solo alcuni esempi, che come Copagri auspichiamo possano ben presto tradursi in atti concreti e in provvedimenti a sostegno dei giovani imprenditori agricoli, che rappresentano il futuro prossimo della nostra agricoltura. Un futuro prossimo al quale vogliamo guardare con fiducia e ottimismo. Non è un caso che tra gli obiettivi del mio mandato mi sia posto la necessità di strutturare con sempre maggiore efficacia i coordinamenti regionali dei giovani della Copagri, dei quali si stanno pian piano dotando tutte le nostre federazioni regionali e ai quali guardo per assicurare un luminoso futuro alla Confederazione Produttori Agricoli.