Italia 4.0, la sfida

Di   17 Giugno 2020

Gestire bene o male la propria esistenza personale, la famiglia, l’impresa… può determinare un successo personale, famigliare, imprenditoriale oppure un fallimento.

di Giuliano Oldani

Cosa cambia fra un’impresa sana ed un’impresa delle stesse dimensioni in condizioni precarie? Una differente gestione.

Se dovessimo pensare al sistema Italia come a un’impresa, dovremmo preoccuparci di capire quali sono le modifiche da introdurre nella gestione del nostro sistema Paese.

Appello al Politecnico di Milano

Chi meglio del Politecnico di Milano potrebbe effettuare uno studio a livello mondiale per verificare i sistemi Paese dei migliori Stati dove la buona gestione rende più confortevole la vita dei propri cittadini e confrontarli con quello del nostro Paese?

Una soluzione simile potrebbe essere messa a disposizione dei futuri politici che governeranno l’Italia indipendentemente dal loro colore politico.

Non possiamo rimanere inerti davanti alle cause di questo continuo degrado che l’Italia sta subendo a causa di una gestione politica, degli ultimi 30-40 anni, che non ha saputo efficientare il sistema Italia.

Deriva Italia, i motivi

Le cause sono molteplici e potrebbero essere attribuibili soprattutto all’accentuarsi della burocrazia negli uffici pubblici, alle numerose leggi e regolamenti che soffocano le imprese, all’impossibilità dei nostri governanti di imporre misure efficienti e corrispondenti alle esigenze dei tempi che richiedono velocità decisionale, alla nostra cultura che antepone le esigenze del singolo a quelle della collettività, alla litigiosità dei partiti che guardano (nella sostanza) solo al loro consenso elettorale, alla scuola, alle carenze della copertura della rete per le comunicazioni

Si può avere fiducia nei politici di oggi?

Sperare che i nostri politici, con tutta la loro buona volontà, possano introdurre modifiche sostanziali per il cambiamento in meglio dell’azienda Italia è assolutamente improbabile per le motivazioni che abbiamo elencato sopra ed altre. I politici che si sono alternati negli ultimi decenni non assomigliano alle figure che hanno sottoscritto la nostra Costituzione, sembra che quella razza si sia estinta.

Noi come le rane

Il cittadino italiano è come la rana che è stata messa nell’acqua fredda, in una pentola, che lentamente si sta scaldando e si abitua al cambiamento lento e inesorabile che la porterà alla morte.

Anche il mondo scientifico in genere sembra andare per la propria strada, trovando in continuazione soluzioni innovative per le imprese senza preoccuparsi della cattiva gestione del sistema Italia e quindi si verifica sempre più un divario fra aziende che riescono a districarsi nella giungla della burocrazia ed aziende che non riescono ad emergere per le difficoltà che trovano in un contesto sociale difficile. Il declino dei valori nella società italiana è dovuto anche allo scollamento fra formazione scolastica e l’esigenza delle imprese e della collettività, oltre alla mancanza di proposte con una visione sinergica che l’Italia deve avere nel contesto mondiale (siamo nella stessa barca, se ciascuno rema come gli pare, si sprecano energie con il rischio di restare fermi o, peggio, di andare alla deriva, ndr).

La sfida

Uno studio (analisi-misurazione) così complesso anche per il Politecnico di Milano con l’ausilio di altre Università potrebbe essere considerato un’interferenza politica; il timore è perdere quei privilegi che tanto fanno comodo ai vari Atenei. Niente di più falso in quanto lo studio porterebbe sicuramente a adottare in Italia soluzioni già consolidate in altri Paesi solo per il bene della intera società.

Il Politecnico di Milano si differenzia da altre Università per una visione vincente nelle sue iniziative e ultimamente nella creazione degli Osservatori (io ho vissuto anche se a margine quello Smart Agrifood).

Ma questo non basta. A mio modesto parere, le Università devono sentire l’esigenza di verificare sistemi di governo di un Paese comparandoli con altri che hanno ottenuto risultati più soddisfacenti. Lo chiede la gente ormai esasperata soprattutto in questo momento di particolare sofferenza.

In Italia stiamo raggiungendo nell’ambito pubblico, a livelli centrali e periferici, percentuali di inadeguatezza e di burocratizzazione troppo elevati che non fanno esprimere alle aziende tutte le loro potenzialità. Con la diffusione della pandemia per il covid19 la situazione si è aggravata ed assisteremo ad una moria di aziende meno efficienti.

Riprendendo il discorso di una società 4.0 dobbiamo applicare al Paese Italia quello che si applica a livello impresa: se un’azienda va male l’imprenditore verifica e modifica la propria gestione fino a ottenere i risultati positivi (anche copiando dalla concorrenza), perché non dovremmo farlo con l’Azienda Italia?

Non stiamo parlando di comparare sistemi di governo di colori diversi, ma sistemi di gestione di Paesi più efficienti del nostro entrando nei singoli processi e verificandone tempi, costi e benefici.

Ripeto, non è una questione di colore politico, ma di adottare servizi collaudati da altri Paesi per rendere l’Italia 4.0, più smart, più efficiente più aderente alle esigenze di un mondo interconnesso.

Quello che preoccupa non è solo il debito pubblico, la corruzione (dovuta alla burocrazia) ma è il tessuto sociale che ne risente, sono le imprese che soffrono e le famiglie alla fine sulle quali si ripercuote la cattiva gestione.

La magistratura, con il tentativo di applicare infinite leggi e regolamenti, diventa motivo di ingiustizie sociali ecco perché, anche in questo caso, occorre una verifica comparativa fra Paesi per dimostrare che (probabilmente) il diritto romano va riformato.

In questo caso il Politecnico (come ha fatto con l’Osservatorio Smart Agrifood con l’Università di Brescia) potrebbe, insieme a qualche Università specializzata in materia giurisprudenziale, fare una verifica di riordino del nostro ordinamento giuridico per semplificarlo. È impensabile che l’Italia con oltre 300.000 leggi possa essere un Paese dinamico come l’Inghilterra che ne ha solo 3.000. Sono in molti a pensare che il ginepraio di regole che abbiamo creato negli anni possa essere il principale motivo di lentezza nel sistema generale e il principale motivo di freno all’espansione dell’economia in Italia, oltre a creare sacche dove si annidano parassiti e criminali. Nessun politico potrebbe volere una semplificazione (vera) dei regolamenti oggi esistenti in quanto in mezzo a questa confusione la colpa è più facile attribuirla all’avversario.

Oggi, nel mondo, la legge vincente è quella dell’efficienza e della competitività di un Paese che non può viaggiare a velocità ridotta (l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa), ecco la necessità di uno studio per la comparazione con altre nazioni in modo da creare un modello vincente proiettato verso il benessere delle imprese, delle famiglie (nessun modello di colore politico ma solo gestionale).

Per rompere col passato e iniziare un cambiamento ci vogliono misure coraggiose, tecniche ed oggettive che provengano dal mondo scientifico ma indirizzate solo a ottenere efficienza.

Una volta c’erano le guerre che cambiavano i corsi della storia oggi è l’economia o meglio la finanza (speculazione); dobbiamo fare in modo che sia la tecnologia innovativa a diventare la vera protagonista di una rivoluzione non solo industriale ma anche sociale.

Ma per il cambiamento ci vuole una realtà riconosciuta e sopra le parti che analizzando i sistemi della “concorrenza” (degli altri Paesi) consegni ai futuri amministratori pubblici un modello da seguire.

L’azione potrebbe sembrare invadente ma è necessaria per tracciare una strada che i futuri politici devono percorrere.

Non sarebbe male chiedere al Presidente della Repubblica cosa ne pensa di una analisi del sistema Italia; l’alternativa è accettare il mal costume o le ondate di giustizialismo cavalcate da personaggi che sfruttano i malumori della gente, ma sarebbe un’ulteriore decadenza della società.

Giuliano Oldani
Presidente Apima (UNCAI) Mi-Lo-Co-Va
Ma soprattutto imprenditore artigiano