Per un’agroecologia agromeccanica

Di   21 Agosto 2019

Il Rapporto delle Nazioni Unite sul “cambiamento climatico” evidenzia astrattamente la necessità di una migliore gestione del suolo, ma la sola strada per cambiare rotta e garantre un pianeta più green per tutti si chiama contoterzismo

ROMA – La gestione insostenibile della terra danneggia l’agricoltura e riduce lo stato di salute del pianeta e dell’uomo. Non occorre parlare di “crisi climatica” per sostenerlo. Comunque vadano le cose, il gruppo intergovernativo sul “cambiamento climatico” delle Nazioni unite (Ipcc) ha pubblicato un rapporto sul suolo e sul cambiamento climatico, dal quale emerge che “una migliore gestione del suolo può contribuire ad affrontare il cambiamento climatico, ma non è l’unica soluzione; ridurre le emissioni di gas serra da parte di tutti i settori di attività è essenziale per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto di 2 gradi, se non di 1,5″.

“L’agricoltura, la silvicoltura ed altri tipi di uso di suolo contribuiscono per il 23% alle emissioni di gas serra dell’uomo“, fa notare l’Ipcc, osservando che “il suolo attualmente in uso potrebbe nutrire il pianeta anche con i cambiamenti del clima e fornire biomasse per energie rinnovabili ma occorrono azioni ambiziose che coinvolgano diverse aree anche per la conservazione ed il ripristino degli ecosistemi e della biodiversità”.

Quando il suolo è degradato diventa meno produttivo e questo riduce anche la sua abilità di assorbire carbonio, non ocorre che l’Ipcc lo dica, evidenziando i rischi che presenta la crescente desertificazione ma asserendo che un’azione coordinata per far fronte ai cambiamenti climatici può allo stesso tempo migliorare lo stato del suolo e la sicurezza alimentare, contribuendo alla lotta alla fame.

Inoltre, secondo l’Ipcc, diete incentrate sul consumo di alimenti di origine vegetale e di alimenti di origine animale prodotti in modo sostenibile offrono grandi opportunità per limitare gli effetti del cambiamento del clima. Il rapporto sottolinea inoltre che circa un terzo del cibo prodotto nel mondo è perso o sprecato.

Personalmente metto i discorsi sui “cambiamenti climatici” sullo stesso pianto della tesi secondo la quale la crescente siccità a livello mondiale sia dovuta alle scie chimiche rilasciate dagli aerei privati di alcune multinazionali del settore chimico e farmaceutico.

Anche se la tesi dei “cambiamenti climatici” è stata falsificata, visto che la desertificazione annunciata non si verifica mai e viene spostata sempre più in là nel tempo, è ugualmente un tema politicamente molto forte che permette ad alcuni addirittura di stimare danni per 14 miliardi all’agricoltura italiana nell’ultimo decennio e di dire che il fenomeno riguarderebbe direttamente l’italia dove un quinto del territorio nazionale sarebbe in pericolo di abbandono proprio per gli effetti dei mutamenti climatici.

Anziché tirare in ballo le forze occulte del METEO, crediamo più onesto e produttivo riconocere che il vero problema sta nella mancata valorizzazione dell’attività agricola nelle aree più difficili e nel progressivo consumo di suolo.

Il supposto cambiamento climatico viene usato per chiedere politiche a sostegno dell’agricoltura. Se negli ultimi 25 anni è scomparso oltre un quarto della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari, occorre puntare il dito contro i piani urbanistici piuttosto che i cabiamenti climatici.

Tutti sanno come il suolo sia diventato un vero e proprio “bancomat” per ricavare risorse dagli oneri di urbanizzazione.

In ogi caso si tratta, come giustamente evidenzai anche Coldiretti, di “un danno non solo produttivo ma anche ambientale poiché in questo modo viene a mancare il prezioso ruolo di contrasto dell’inquinamento svolto proprio dalle piante: in ballo c’è la sopravvivenza di un’agricoltura, quella italiana, che è la più green d’europa. Da qui la necessità di evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali. Ma non è neanche pensabile che la legge sul consumo di suolo approvata da un ramo del Parlamento nella scorsa legislatura sia finita su un binario morto in attesa della discussione in Senato; dobbiamo togliere dalla palude questa norma importante per il futuro dell’Italia e approvarla prima possibile”.

I decisori politici dovebbero dunque porsi l’imperativo di promuovere forme di agricoltura meno impattanti sul suolo e sull’atmosfera. In questa direzione va il contoterzismo, ossia l’esecusione dei lavori agricoli da parte di agromeccanici dotati delle tecnologie dell’agricoltura di precisione e digitale.

L’agroecologia inizia da un modello produttivo basato sui professionisti della terra e delle tecnologie applicate allagricoltura, quali sono gli agromeccanici.