L’albero di settembre: il fico

Di   4 Ottobre 2021

di Lucilla Ricottini, Medico Chirurgo, esperta di Omeopatia, Omotossicologia, Fitoterapia per AGRAPRESS – Speciale salute

Il nome scientifico dell’albero di fico è Ficus Carica. Questa pianta, che appartiene alla famiglia delle Moraceae, può arrivare fino a 10 metri di altezza; si presenta con un tronco corto e ramoso, dalla corteccia un po’ rugosa e di color grigio chiaro. Le foglie sono grandi, trilobate o pentalobate, di forma oblunga e di un bel verde vivace. Particolarità sono i “falsi frutti” denominati fichi o forniti, grandi infruttescenze carnose che maturano a giugno e a settembre e che, al proprio interno, sono ricche di sostanze zuccherine.

Originario dell’Asia Minore, il Fico si adatta a qualsiasi tipo di terreno ed è molto resistente alla siccità; grazie a queste caratteristiche è stato il primo albero a venir coltivato e si è diffuso rapidamente in tutto il bacino del Mediterraneo, dove vegeta nelle regioni della vite, dell’olivo e degli agrumi. Successivamente è arrivato in America, Africa del Sud, Giappone, Cina e Australia.

Il Mito

Insieme all’Olivo e alla Vite, è uno degli alberi più menzionati nella Bibbia. È l’albero della Genesi, sotto il quale si nascosero Adamo ed Eva dopo il peccato originale e del quale utilizzarono le foglie come primo indumento. Ma l’albero del fico è anche presente nei miti e nelle leggende di tutto il mondo da moltissimo tempo. Nell’antico Egitto era simbolo di conoscenza dei misteri. In alcune regioni dell’Asia è ancora oggi simbolo di fertilità maschile, simboleggia la potenza della vita ed è considerato sede degli spiriti elementari. Nel Nord Africa il primo fico viene mangiato dalla donna più anziana della casa e in questo modo viene assicurata prosperità e fortuna.

Il fico si usa in tutti i rituali che favoriscono il rapporto sessuale e aumentano la fertilità. In particolare nella magia verde, i coniugi che non riescono a procreare staccano durante la luna crescente due foglie da un albero di fico e ciascuno ne mette una sotto il proprio cuscino, perché si pensa che abbiano il potere di far arrivare dei figli.

Il Fico è sacro per gli induisti e i buddisti in quanto simbolo di conoscenza e verità: il Buddha conquistò l’illuminazione proprio sotto i rami di un Fico. Nell’Islam il fico è detto “Albero del Paradiso” e nelle tradizioni dell’Oceania “Albero della Vita”. Si narra che la cesta con Romolo e Remo, destinati a morire trascinati dalla corrente del Tevere, si arenò miracolosamente in un’insenatura fangosa, sotto un fico selvatico. La pianta sacra veniva diligentemente curata dai sacerdoti del dio Marte che provvedevano alla sua sostituzione ogni volta che moriva.

Utilizzo in erboristeria e fitoterapia

Il (falso) frutto del fico ha un alto valore nutritivo ed è facilmente digeribile. Fin dai tempi antichi i fichi sono stati usati in cucina: il frutto di fico si utilizza al naturale, essiccato, trasformato in succo o sciroppo, come contorno al prosciutto o ai formaggi, tostato e macinato per surrogare il caffè, guarnito con noci e mandorle, ecc. Anche dai fichi selvatici si possono ricavare prodotti quali fichi caramellati, dolci, insalate di frutta e marmellate, ed è possibile estrarne alcool.

La ficina è estratta dalle foglie e usata per scopi farmaceutici. In India la corteccia astringente cura il mal di denti.

Un’antica ricetta di erboterapia consiglia di rimanere tutti i giorni, nella luna crescente di primavera, con la testa sotto le foglie del Fico, per ricevere chiarezza nella mente e forza nel corpo.

Componenti e principi attivi di questa pianta sono:

  1. Ficina (complesso di enzimi proteolitici), amilasi, lipasi
  2. Mucillagini
  3. Acido ossalico
  4. Vitamine A, B1, C, PP
  5. Minerali: magnesio, manganese, potassio, calcio e ferro

Il gemmoderivato di Ficus Carica agisce sul sistema neurovegetativo, è utile nelle gastriti e nelle ulcere duodenali, nelle pirosi, nel meteorismo, nelle coliti poiché agisce come protettivo delle mucose e regolatore dell’asse corticoipotalamico (ottimo aiuto in caso di somatizzazioni viscerali).

La ricetta

Ecco alcune indicazioni sugli utilizzi, quando assumerlo e la posologia. Gemmoderivato di Ficus Carica (soluzione idrogliceroalcolica) da aggiungere di volta in volta al macerato glicerico delle piante qui sotto indicate a cura dei vari disturbi. Si utilizzano 60 gocce di ciascun gemmoderivato in mezzo bicchiere d’acqua, 2 volte al giorno, meglio se prima dei pasti.

Contro l’insonnia con turbe vegetative:
MG Ficus Carica
MG Tilia Tomentosa

Contro sciatica e sciatalgie:
MG Ficus Carica
MG Acer Campestre

Contro colite e meteorismo:
MG Ficus Carica
MG Vaccinum Vitis Idaea

CONTROINDICAZIONI: per il gemmoderivato di Ficus carica non sono stati segnalati casi di tossicità acuta o cronica, né altri effetti collaterali sgradevoli, anche considerando lunghi trattamenti a dosaggio pieno.

Evitare comunque l’assunzione in caso di sensibilità individuale alla pianta.