L’Annuario dell’agricoltura italiana

Di   17 Gennaio 2022

L’ultima edizione dell’Annuario dell’agricoltura italiana a cura dal Centro di Ricerca del CREA Politiche e Bioeconomia

“L’Annuario dell’agricoltura italiana, sin dal 1947, fornisce una visione di insieme sulle caratteristiche e le dinamiche attuali del sistema agroalimentare nazionale. Si tratta di una serie storica unica, di un consistente patrimonio di conoscenze, di uno strumento prezioso e apprezzato, indispensabile per tutti coloro che sono interessati a saperne di più del nostro settore primario, assolvendo ad una delle attività istituzionali del CREA. Realizzato dal Centro di Ricerca del CREA Politiche e Bioeconomia, è un punto di riferimento imprescindibile per gli “addetti ai lavori” e presenta dati controllati ed aggiornati, nonché approfondimenti sulle tendenze in atto nel mondo dell’agricoltura, frutto di un’ampia analisi documentale, integrata con il ricorso a numerosi dati statistici desumibili dal Sistema Statistico Nazionale, di cui il CREA è parte “. Così Carlo Gaudio, Presidente del CREA.

Dagli studi, il sistema agro­alimentare si conferma, anche nel 2020, settore chiave della nostra economia, pesantemente colpita dalle restrizioni legate al contenimento della pandemia. La contrazione del valore della produzione della branca agricoltura, silvicoltura e pesca, pari al -2,5%, si è collocata ben al di sotto di quella dell’intero PIL, che ha vissuto la caduta più rilevante a partire dalla Seconda guerra mondiale (-8,9%). Il crollo della ristorazione fuori casa, solo in parte compensata dalla crescita del commercio (dettaglio e ingrosso) e dall’impennata delle vendite alimentari on line, si sono tradotti in una contrazione del fatturato (-4,8%), il cui valore ammonta ad oltre 512 miliardi di euro, con un peso sull’intero sistema economico pari al 17% del totale.

A trainare il settore ha contribuito anche il fatturato degli scambi con l’estero: nel 2020, infatti, si registra l’inversione di segno della bilancia commerciale agro-alimentare, il cui saldo, dopo il pareggio dell’anno precedente, per la prima volta presenta un valore positivo, pari a 2,6 miliardi di euro, legato alla buona performance del Made in Italy (+2% di export).

Indiscusso il contributo alla bioeconomia da parte dell’agricoltura e dell’industria alimentare, con un peso di oltre il 63% sul fatturato totale, stimato dal CREA in poco meno di 317 miliardi di euroche colloca l’Italia, insieme a Germania e Francia, in una posizione di leadership a livello europeo. Da segnalare, inoltre, l’incremento del suo peso sul totale dell’economia, salito al 10,2%, proprio grazie alla migliore tenuta mostrata dal primario e dall’industria alimentare, rispetto agli altri settori.

Sul fronte della produzione agricola, pari ad oltre 55,7 miliardi di euro, si è registrata una diminuzione del suo valore (-2,4%) sebbene si presentino dinamiche diversificate. Le coltivazioni si rafforzano ulteriormente come la componente principale rappresentando il 53% del totale, (nonostante i prodotti vitivinicoli e floricoli siano stati colpiti pesantemente dalle restrizioni necessarie ad arginare i contagi), mentre il comparto zootecnico si attesta al 29% del totale della produzione agricola nazionale, per la flessione dei prezzi delle carni, a seguito della diminuzione dei consumi.

L’Italia continua a detenere all’interno dell’UE il primato dei prodotti di qualità certificata DOP/IGP (prodotti vitivinicoli, vegetali freschi e trasformati, formaggi e oli di oliva) cui si aggiungono i 5.333 prodotti agro-alimentari tradizionali, quei prodotti ottenuti con metodo tradizionale, dall’elevato valore gastronomico e culturale riconosciuti in ambito nazionale.

Negativa, invece, la performance delle attività di diversificazione dell’agricoltura (attività di supporto e secondarie), componente assolutamente caratterizzante l’agricoltura italiana, con il loro peso complessivo sul valore della produzione che resta comunque elevato: pari al 20% del totale. In particolare, le attività secondarie registrano un calo del -21% circa, a causa della caduta verticale dei servizi legati alle attività agrituristiche, dovuta al lockdown.

In calo anche il settore ittico nazionale con una contrazione sia delle attività di cattura (-26% dei quantitativi sbarcati e – 28% del loro valore), sia delle attività di allevamento (-9% della produzione della piscicoltura). Mentre si presenta in controtendenza il settore forestale (+1% della produzione) con l’aumento della superficie boscata (oltre il 36% del territorio nazionale, più di 11 milioni di ettari, di cui ben 3,5 milioni in aree protette) e l’elevata eterogeneità, che rendono l’Italia il primo Paese dell’UE in termini di diversità a livello di specie e di ecosistemi forestali.

Si conferma rilevante la spesa pubblica per il settore agricolo: circa 11 miliardi di euro nel 2020. Dall’UE proviene ben il 64% di questo sostegno, mentre, i fondi nazionali coprono appena il 16% e quelli regionali il restante 20%.

Tre gli approfondimenti presenti in questa edizione, che forniscono spunti di riflessione su temi di attualità ed emergenti: le opportunità per l’agricoltura legate al PNRR, la programmazione della nuova PAC e il sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura.

Infine, in occasione dell’uscita del Volume 2020, sono stati presentati anche i risultati delle analisi di lungo periodo, registrati nell’ultimo ventennio, attraverso lo svolgimento delle tre Indagini originali del CREA Politiche e Bioeconomia: Spesa pubblica in agricoltura, Mercato fondiario, Impiego degli immigrati nel settore agricolo italiano“Tre contributi di approfondimento su altrettante tematiche di grande rilevanza per il sistema agroalimentare nazionale, che aiutano a far luce sulle dinamiche dei primi vent’anni del nuovo millennio, un periodo di intensa trasformazione dell’agricoltura e di un suo riposizionamento nel sistema economico nazionale” sottolinea Roberto Henke, Direttore del Centro di Politiche e Bioeconomia del CREA.

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