Le nuove tecnologie cambiano il lavoro nella filiera agricola

Di   21 Ottobre 2021

Dallo specialista del “connected support” al “technical communicator”. Le avanguardie tecnologiche delineano nuove figure professionali specialistiche, sempre più richieste dalle imprese del settore. Il punto sullo sviluppo delle competenze fatto nel corso di EIMA

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Le tecnologie innovative richiedono lo sviluppo di nuove competenze e di un modo nuovo di fare agricoltura lungo tutta la filiera, dai campi alla trasformazione del prodotto. Un cambiamento che chiama in causa i coltivatori ma anche i costruttori di macchine agricole, che sono spesso gioielli di innovazione ma quasi sempre non vengono utilizzati al massimo delle loro potenzialità.

“Per questo le specializzazioni professionali sono fondamentali”, spiega Giovanni Lorenzi, Harvesting customer support specialist di John Deere, il gruppo statunitense che è tra i maggiori produttori mondiali di trattori. Il punto su come le tecnologie stanno cambiando il mondo del lavoro anche nella filiera agricola è stato fatto a EIMA, salone internazionale delle macchine agricole, durante un incontro promosso dalla rivista Trattori, dal titolo “Le nuove competenze scendono in campo”.

Oggi oltre il 90% delle macchine sono connesse a sistemi di manutenzione e supporto da remoto. Una evoluzione che richiede nuove mansioni ad alta specializzazione. Si va dallo specialista del connected support al consulente in integrated solutions. Per arrivare al technical communicator, che ha accesso diretto a tutto il flusso delle informazioni che provengono dal processo produttivo. In tutti i casi si tratta di tecnici in grado di far funzionare una macchina al 100% delle proprie funzionalità.

Già oggi in Italia ci sono strutture deputate a sostenere la crescita delle nuove competenze richieste dalle imprese. Come la Fondazione Riccagioia 5.0 di Torrazza Coste, in provincia di Pavia, riferimento nazionale per l’innovazione dell’ecosistema agricolo, a cui si devono progetti di formazione professionale e di alternanza scuola-lavoro in collaborazione con gli istituti agrari. La strada da percorrere è però ancora “ad ostacoli”. Spesso, infatti, come è emerso dall’incontro, gli imprenditori agricoli non hanno la percezione dell’innovazione tecnologica come un facilitatore della produzione. E anche se le cose stanno progressivamente cambiando, questa convinzione la si riscontra soprattutto tra le piccole e medie imprese, che ricorrono alla tecnologia solo in funzione dei possibili vantaggi percepiti. Un atteggiamento diverso lo si riscontra invece nei giovani agricoltori, maggiormente aperti alle nuove tecnologie. Il processo di innovazione è in ogni caso irreversibile.

“Oggi – spiega infatti Angelica Aldrovandi, membro del Comitato di Coldiretti Giovane Impresa di Modena – il mercato ci chiede prodotti di alta qualità e sostenibili, domanda che richiede investimenti in nuove tecnologie per tenere sotto controllo tutto il ciclo produttivo”.