Le prospettive della digitalizzazione

Di   14 Aprile 2021

Il documento dei Georgofili per lo sviluppo sostenibile del territorio rurale

Si intitola “Le prospettive della digitalizzazione per lo sviluppo sostenibile del territorio rurale” il documento redatto dal Comitato Consultivo dei Georgofili sulla digitalizzazione in agricoltura. Il testo presenta una serie di proposte a cui l’Accademia si impegnerà a dare seguito attraverso specifiche iniziative.

I contenuti del documento sono orientati agli obiettivi delle politiche europee (Council of the European Union, 2020) e nazionali (Dipartimento per le Politiche Europee, 2021), i quali mostrano una forte attenzione nei confronti dei processi di trasformazione digitale: chiave della modernizzazione sostenibile dell’agricoltura e delle aree rurali.

Hanno collaborato alla stesura del documento Gianluca Brunori, Leonardo Casini, Alessandra Di Lauro, Francesco Di Iacovo, Pietro Piccarolo, Alberto Pardossi, Giovanni Rallo, Anna Vagnozzi, Marco Vieri.

LE PREMESSE DEL DOCUMENTO

  1. L’Italia si posiziona agli ultimi posti in Europa per livello di digitalizzazione
    1. la carenza di dati sullo stato della digitalizzazione in aree rurali non consente una valutazione precisa del livello di divario-digitale (digital-divide) rispetto alle aree urbane in Italia.
    2. la copertura 4G, ovvero l’infrastruttura mobile che consente una velocità adeguata di connessione, sia le varie tecnologie di connessione fissa, coprono una porzione di territorio ancora limitata ai centri abitati, mentre ampie aree rurali non godono di alcuna copertura.
  2. L’offerta di soluzioni digitali da parte di imprese specializzate in IOT è alta
    1. solo un quinto delle aziende agricole italiane faceva uso di apparecchi elettronici (2016)
    2. il controllo digitale della gestione o per la comunicazione e promozione era limitato al 5% del campione di indagine (2016)
  3. Le macchine ‘intelligenti’ rappresentano il 39% delle tecnologie adottate, seguite dai software gestionali (20%) e dai macchinari connessi (14%) (Ossrvatorio Smart AgriFood, 2021).

Superare il digital divide

I dati sopra riportati mostrano un evidente ritardo del sistema italiano osservato in un contesto europeo. Considerando la sua importanza, la digitalizzazione deve diventare una priorità per tutto il sistema, essere perseguita attraverso uno sforzo eccezionale, mettendo in pratica politiche attive per rimediare ai fallimenti del mercato e al tempo stesso indirizzare il sistema su percorsi che leghino la digitalizzazione allo sviluppo sostenibile delle aree rurali.

  1. l’intervento economico dell’Ente pubblico è necessario

LE RAGIONI PER DIGITALIZZARE LE AREE RURALI

  1. Per le aree rurali la digitalizzazione può essere lo strumento per il superamento dei limiti per lo sviluppo, dovuti principalmente a tre elementi fondamentali:
    1. grado di disagi fisici,
    2. sensibilità ambientale,
    3. svantaggi socio-economici.
  2. I servizi digitali – il telelavoro, la telemedicina, l’ecommerce, l’e-government – potrebbero consentire a molti di risiedere nelle aree rurali senza soffrirne i disagi limitanti dello sviluppo, e strategie di sviluppo imperniate sulla digitalizzazione potrebbero riequilibrare i rapporti città-campagna.

tabella digitalizzazione in agricoltura (clicca per ingrandire)
  1. In AGRICOLTURA la digitalizzazione promette molti cambiamenti positivi:
    1. l’accesso alle informazioni e comunicazione sociale
    2. il miglioramento dell’efficienza produttiva
    3. la riduzione del consumo di mezzi di produzione
    4. la possibilità di prevenire le avversità biotiche e abiotiche alle colture
    5. il potenziamento degli strumenti di analisi della qualità
    6. la disintermediazione commerciale
    7. la possibilità di curare l’immagine aziendale e sponsorizzare i relativi prodotti a costi limitati
    8. la riduzione dei costi di transazione con le amministrazioni e con le altre imprese.
    9. la liberazione del lavoro fisico dalle operazioni più faticose e rischiose grazie all’automazione
    10. il monitoraggio in tempo reale delle condizioni di salute e di benessere degli animali
    11. l’accurato controllo di aspetti legati alla tracciabilità e rintracciabilità delle produzioni
    12. la programmazione delle attività di filiera sui territori e nei mercati
    13. raccolta con sensori e software di una grande quantità di dati in campo e interconnessione tra le macchine “intelligenti” dedicate alle colture in pieno campo. Questo consente livelli molto elevati di
      1. guida assistita
      2. concimazione a rateo variabile
      3. diserbo localizzato
      4. suppoto alle decisioni in ambito colturale
      5. riconoscimento delle patologie vegetali
      6. indicizzazione della qualità dei frutti attraverso analisi delle immagini multispettrali acquisite sul target investigato.
    14. Controllo dei processi produttivi nelle colture protette:
      1. irrigazione
      2. concimazione (fertirrigazione e uso di concimi definiti specialty, ad es. concimi a rilascio controllato)
      3. difesa antiparassitaria (monitoraggio dello stato di salute delle colture)
      4. controllo ‘intelligente’ delle condizioni ambientali in serra attraverso gli impianti di climatizzazione (riscaldamento, raffrescamento, ombreggiamento, concimazione carbonica ecc.)
    15. gestione irrigua applicabili sia alla scala locale (pianta, azienda) sia distribuita (azienda, comprensorio) tramite due protocolli di gestione:
      1. con strumenti digitali a base modellistica (gestione basata sulle previsioni), i quali risolvono il bilancio idrico di massa e/o di energia delle superfici vegetate e restituiscono informazioni concernenti le variabili irrigue
      2. con strumenti digitali a base sensoristica (gestione basata sul controllo retroattivo), solitamente specializzati nel monitoraggio del contenuto idrico del suolo.
  2. In ambito RURALE, per prevedere, prevenire e mitigare i principali danni prodotti dalle calamità naturali e/o antropiche: alluvioni, inquinamento, siccità e incendi attraverso:
    1. Applicazioni di modelli previsionali del rischio o decisionali della pratica,
    2. consapevolezza locale (sensori ambientali) e/o distribuita (mappe di prescrizione e/o da immagini telerilevate) dei domini delle forzanti
  3. Sviluppo del TURISMO attraverso la disintermediazione dell’offerta turistica, l’integrazione tra le imprese del territorio e la fornitura di informazioni e servizi innovativi funzionali per una fruizione sostenibile dei siti:
    1. mappe interattive
    2. strumenti di realtà aumentata
    3. realtà virtuale

Le barriere alla digitalizzazione nelle aree rurali e in agricoltura

  1. I fattori che limitano l’accesso degli utenti alle tecnologie digitali:
    1. di natura fisica (la connettività)
    2. di natura cognitiva (le competenze necessarie per accedervi)
    3. di natura economica (il costo)
  2. la rispondenza delle tecnologie alle reali esigenze degli utenti (la progettazione delle tecnologie):
    1. tecnologie che si adattano in modo consistente con le pratiche correntemente adottate, cioè l’innovazione è incorporata in un prodotto o servizio ‘migliorato’ rispetto a quello normalmente in uso: es. guida satellitare, centraline e DSS per mitigare i rischi dovuti a patologie soprattutto nella filiera viticola
    2. tecnologie che richiedono un cambiamento delle pratiche correntemente adottate, es. i ‘computer climatici’ delle serre sono usati spesso nelle loro funzioni di base per azionare l’impianto di riscaldamento nelle 24h. In questo caso occorre una rivoluzione culturale:
      1. ripensamento dell’organizzazione aziendale
      2. un ampliamento delle competenze
      3. un cambiamento del modello di business
      4. QUINDI E’ RICHIESTO l’adeguamento a richieste di valore aggiunto intangibile (sostenibilità ambientale e sociale, salvaguardia e miglioramene delle acque, dell’aria e del suolo, sicurezza e benessere collettivo)
  3. la limitata comunicazione tra tecnologie (coordinare le tecnologie e le competenze necessarie al loro utilizzo):
    1. dipendenza dal fornitore per risolvere i problemi anche banali delle nuove tecnologie
    2. troppi prototipi, presentati come soluzioni tailor-made e sviluppati da piccole aziende (talvolta start-up).
    3. importanti differenze hardware e software di tecnologie simili: dopo qualche anno non si trovano più i pezzi di ricambio, aggiornamenti del firmware per l’interfacciamento o addirittura non c’è più l’azienda che ha installato il dispositivo
    4. uso di software proprietario che ostacola la normalizzazione e interconnettività dei sistemi e delle applicazioni

I RISCHI della digitalizzazione nelle aree rurali e in agricoltura

  1. la vulnerabilità dei dati e dei sistemi informatici;
  2. la trasparenza e/o l’oscurità della tecnica, dei metodi e dei risultati;
  3. la maturità o meno degli strumenti disponibili sul mercato;
  4. la validazione delle tecniche e dei risultati;
  5. la democraticità degli strumenti e degli impieghi anche in termine di accesso e di condivisione delle impostazioni e dei risultati;
  6. la “maternità” e titolarità dei dati, l’autonomia da parte degli utenti nella gestione dei sistemi;
  7. la perdita e/o lo sviluppo di conoscenza, la decentralizzazione e/o l’accentramento delle conoscenze, l’accettabilità sociale delle tecniche

L’introduzione di tecnologie ad alto grado di innovazione in ambito rurale, molto spesso, ha bisogno di un lungo periodo di adattamento, al contrario di come accade invece in altri settori come quelli per la quale la soluzione innovativa è stata studiata. L’impossibilità di osservare un netto ritorno in termine di progresso è legata, oltre che alla complessità fisica del sistema rurale, anche dalla multifunzionalità dello stesso, la quale include contesti molto diversificati e che poco si adattano all’introduzione di soluzioni rigide.

Le condizioni per una transizione sostenibile

Riorganizzare completamente i processi

  1. VINCITORI se l’approccio è SISTEMICO
    1. maggiore sostenibilità ambientale
    2. maggiori produzioni
    3. al servizio dei bisogni del territorio se c’è pianificazione a più livelli con l’interazione tra la ricerca, gli utenti e i policy makers
    4. politiche inclusive, che valorizzino le realtà e produzioni locali e la multifunzionalità del territrio
    5. gruppi operativi multi-attore promossi dai piani di sviluppo rurale: verso un ‘ecosistema digitale
  2. VINTI se le politiche sono guidate dal MERCATO
    1. perdita occupazione (automazione)
    2. la possiblità di ottimizzare le risorse può indurre a spremere le risorse (es introducendo colture ad alto consumo di acqua, ma lo stesso può avvenire con i fertilizzanti)
    3. può allargare in modo permanente il divario tra imprese e creare concentrazioni economiche

L’ECOSISTEMA DIGITALE

Questo ecosistema digitale potrebbe essere schematizzato come una struttura piramidale di livelli controllati a cascata e al vertice delle quali si trova la competenza di base, la quale costituisce il livello di interfaccia con l’azienda/zona rurale in cui si vuole improntare la migliore soluzione digitale sostenibile. Questo livello di azione, incarnato in un decisore preferibilmente umano, viene istruito attraverso l’uso degli strumenti e del know-how che troviamo distribuiti a cascata nella piramide: interfacce di fruizione delle informazioni complesse adatte alle caratteristiche degli utenti (ad esempio gli smartphone sono più adatti agli operatori di campagna che i personal computer), servizi digitali, piattaforme per l’accesso ai servizi, competenze avanzate e specialistiche per la fornitura dei servizi, integratori di conoscenze e di tecnologie, sistemi applicativi appropriati alle esigenze del contesto, banche dati integrate, infrastrutture di connettività.

Proposte operative

  1. Rural proofing: declinare tutte le strategie per la digitalizzazione in relazione alle esigenze di sviluppo dei territori rurali.
  2. Sviluppo del capitale umano: Coordinamento tra istruzione secondaria, superiore e formazione professionale per lo sviluppo delle conoscenze di base e avanzate. Revisione dei curricula universitari per la formazione di tecnici con competenze avanzate.
  3. Governance: Coordinamento strategico degli interventi di digitalizzazione. Partecipazione dei territori e degli utenti alla definizione delle strategie, focalizzazione sui bisogni e i problemi specifici, zonazione dei territori rurali secondo la logica della land suitability/capability, analisi di impatto.
  4. Sostegno all’innovazione basata sui bisogni degli utenti: Rafforzamento dei modelli di innovazione interattiva, come i Gruppi Operativi e i Living Lab, e alla ricerca transdisciplinare.
  5. Sviluppo di ecosistemi digitali: Individuazione e formazione di soggetti in grado di agire come integratori di conoscenze e tecnologie; Incoraggiare la condivisione di dati e la comunicazione tra i sistemi applicativi; rafforzamento del sostegno ai gruppi operativi per l’innovazione e ad altre forme partecipative di diffusione della conoscenza; sostegno alla creazione di reti e consorzi per la condivisione dei dati e delle tecnologie digitali.
  6. Promozione di sistemi di intermediazione: Supporto alla trasformazione digitale dei sistemi di assistenza tecnica in agricoltura; sostegno agli ‘intermediari dell’innovazione digitale’ tra ricerca e imprese; identificazione delle competenze minime necessarie agli ‘intermediari dell’innovazione digitale’ per sostenere la transizione digitale. Sostegno ad organismi – come i digital innovation hub rurali – in grado di monitorare lo stato dell’arte dell’offerta tecnologica, valutare le soluzioni digitali più performanti e relazionarle ai bisogni emergenti dei territori rurali.
  7. Condizionalità negli aiuti agli investimenti: priorità alle aziende che sviluppino progetti per la gestione dei dati, ad esempio attraverso l’utilizzo di software gestionali e l’integrazione con macchine intelligenti e sensoristica. Audit ed Ecolabelling dell’azienda sull’uso sostenibile della tecnologia digitale.
  8. Open source: forte priorità alle soluzioni aperte, in grado di consentire la diffusione e l’integrazione degli strumenti informatici.