Manodopera tra corridoi verdi, clandestini e disoccupati

Di   15 Aprile 2020

Ministra Bellanova e sindacati agricoli (Uila) spingono affinché vengano regolarizzati i clandestini e affidato il mercato del lavoro agricolo a enti bilaterali. Il Veneto chiede soluzioni semplici e immediate. Ma cosa si fa nel resto dell’Europa?

L’accordo siglato dal governo con la Romania nei giorni scorsi per un “corridoio verde” non basterà a colmare il bisogno di lavoratori stagionali nelle campagne. Si stima che in Italia il fabbisogno di manodopera si aggiri attorno a 350/400 mila operai. La ministra Bellanova sostiene così la necessità di regolarizzare i clandestini ormai da tempo residenti in Italia e forse pensa ai famosi ghetti del Sud Italia, quelli di Borgo Mezzanone, Rosarno, ecc che non fanno più notizia neppure quando scoppia un incendio tra le baracche o se diventono focolai di Coronavirus.

La proposta di regolarizzare i clandestini (il numero ipotizzato è di 600.000 anime) è stata, in parte, raccolta dal sindacato agricolo Uila-Uil che propone di partire da chi ha il permesso di soggiorno scaduto perché non è riuscito a rinnovare, alla scadenza, il contratto di lavoro e continua a vivere in Italia come clandestini.

Sul versante dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sempre la Uila chiede al governo di affidare questo compito nel settore agricolo agli enti bilaterali agricoli (organizzazioni sindacali e datoriali agricole), previsti tra i soggetti attuatori della legge 199/2016, superando così l’idea del collocamento pubblico quale unica strada per l’avviamento al lavoro.

PAN (VENETO): OCCORRONO STRUMENTI SEMPLICI E IMMEDIATI

“Occorrono strumenti semplificati, che non gravino troppo sulle aziende agricole dal punto di vista burocratico, e che permettano a studenti, pensionati, cassaintegrati e percettori del reddito di cittadinanza di lavorare nei campi e nelle serre, nella raccolta delle fragole e della frutta e verdura di stagione”, ha ribadito l’assessore regionale all’agricoltura del Veneto, Giuseppe Pan. “Se non vogliamo chiamarli voucher, chiamiamoli in altro modo ma abbiamo la necessità urgente di trovare un sistema snello che garantisca l’emersione del nero e, allo stesso tempo, fornisca una copertura assicurativa e previdenziale ai lavoratori. L’attuale regime dei voucher (che dopo la riforma del 2017 ha abolito quelli ‘semplificati’) e la formula dei contratti per prestazioni occasionali non rispondono alle esigenze delle imprese del settore primario, la maggior parte delle quali necessita di assumere dai 3 ai 9 stagionali per periodi limitati (al massimo una settimana) per fronteggiare i picchi di lavoro”, ha aggiunto Pan.

IL RIGORE DI CONFAGRICOLTURA

Nel corso di una intervista, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha detto che l’organizzazione espellerà gli associati che dovessero ricorrere al caporalato per far fronte alle necessità di manodopera. Giù il cappello.

LA MANODOPERA PER LE GRANDI RACCOLTE NON SI TROVA? ECCO COSA FANNO I FRANCESI

Già lo scorso 26 marzo il Ministero dell’Agricoltura dellaFrancia ha invitato chi ha buone braccia e del tempo da dedicare al lavoro in campagna a iscriversi su una piattaforma. Già al secondo giorno erano iscritti 100 mila volontari (ne serviranno 200mila) che, sempre secondo il Ministero, verranno impiegati in agricoltura secondo contratti regolari e mantenendo l’indennità di disoccupazione o altre contribuzioni sociali, qualora ne usufruissero.

IN SPAGNA UN DECRETO DÀ IL VIA LIBERA ALL’IMPIEGO DI DISOCCUPATI E IMMIGRATI IN CAMPAGNA

InSpagna sono necessari tra i 100mila e i 150mila lavoratori per far fronte al raccolto delle prossime settimane. La chiusura delle frontiere rende impossibile l’arrivo di lavoratori provenienti da altri paesi. Il governo spagnolo ha così approvato al Consiglio dei ministri un decreto che permetterà a disoccupati e immigrati di alleviare la mancanza di manodopera. Lavoratori provenienti dall’ambiente locale, attualmente disoccupate, che potrebbero collaborare a questi compiti, anche se provengono da altri settori, come alberghi, turismo o commercio.