Mantegazza: “Facciamo chiarezza sui voucher”

Di   8 Aprile 2020

di Letizia Martirano

Il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza

“Facciamo chiarezza sui voucher”, sollecita il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza che nell’intervista che segue esprime il punto di vista del suo sindacato su un tema al centro del confronto in ambito agricolo, nel governo e nelle forze politiche che inevitabilmente riconduce ad una riflessione più generale sul mercato del lavoro agricolo.

Grande fermento sul tema dei voucher? Cosa dice la Uila?…

Soprattutto tanta confusione. Leggo su “Libero” il Segretario della Lega, Matteo Salvini, sottolineare che “se non si rimettono subito i voucher, i nostri supermercati rimarranno vuoti” e il giornalista fargli eco spiegando che “i voucher destinati a regolarizzare le prestazioni occasionali in agricoltura “sono stati aboliti dal Governo Gentiloni”. Vorrei tranquillizzare tutti. I voucher in agricoltura sono già previsti sotto la denominazione di “contratto di prestazione occasionale”. L’ultima versione si deve al primo Governo Conte con Salvini Ministro dell’Interno nonché Vice Presidente del Consiglio.

Esattamente cosa può o non può fare un’azienda agricola con i voucher?

Gli agricoltori già oggi possono assumere con i voucher disoccupati, studenti, pensionati, lavoratori in cassa integrazione e persino percettori di reddito di cittadinanza, insomma quasi tutti gli italiani. Pertanto, ai tanti politici che si affannano in questi giorni a spaventarci raccontando la triste favola della penuria di lavoratori nei campi, vogliamo dire che quello posto è un falso problema. Un problema vero esiste e già da prima dell’epidemia: come incrociare la richiesta di lavoro con l’offerta di occupazione.

Come giudica la richiesta di semplificazione della normativa in vigore?

la tesi di avere “le mani libere” in questo contesto per ottenere un sistema di voucher più flessibile non è credibile. Alle sole aziende agricole la legge consente di acquistare un pacchetto minimo di voucher pari a 4 ore di lavoro continuativo e di utilizzarlo nell’arco di dieci giorni, oltretutto senza il limite della durata minima giornaliera. Chiunque abbia anche un solo dipendente può facilmente capire di quale e quanta flessibilità godono le aziende agricole. L’opportunità già oggi offerta dalla normativa sui voucher si aggiunge inoltre alle più ampie forme di flessibilità in vigore per assumere manodopera. Di fatto nel settore quello che vige è un vero e proprio contratto a chiamata.

Per quali motivi siete contrari a ulteriori interventi normativi?

Il sindacato si oppone ad ulteriori forme di destrutturazione del mercato del lavoro agricolo per un motivo molto semplice: nel settore lavorano oltre un milione di persone ma circa quattrocentocinquantamila non raggiungono le famose 51 giornate di lavoro che danno accesso alle tutele previdenziali e assistenziali. Sono persone escluse da tutto, anche dai 600 euro previsti dal decreto Cura Italia per gli stagionali agricoli. Vorremmo evitare che attraverso una ulteriore deregolamentazione dei voucher, aumentasse l’esercito dei braccianti senza tutele e senza diritti. È una preoccupazione che dovrebbe essere non solo nostra ma di tutta la società civile e anche della politica in particolare.

Non è così mi pare di capire, almeno dal suo punto di vista?

Trovo ancora più inaccettabile che queste proposte sui voucher vengano avanzate in questo momento come delle incredibili ipotesi risolutive per il reperimento delle manodopera agricola. Al contrario, andrebbero premiati gli operai agricoli che, con il loro lavoro quotidiano, incuranti dei rischi che corrono, consentono agli italiani che stanno a casa per evitare il diffondersi del contagio, di trovare nei supermercati come nei negozi di quartiere, frutta e verdura in abbondanza.
Queste persone sono ancora oggi in molti casi vittime di sottosalario e sfruttamento. È di questo che si dovrebbe discutere e non di voucher.

Per quanto riguarda gli stagionali che arrivano annualmente in Italia per le campagne di raccolta qual è la situazione a vostro giudizio?

Grazie anche all’impegno della Ministra Bellanova, la Commissione europea ha dato il via libera al cosiddetto “corridoio verde”, pertanto condizioni di sicurezza sanitaria permettendo, arriveranno anche quest’anno. Inoltre, sono stati prorogati automaticamente i permessi di soggiorno fino al 15 giugno (ma già si parla di ulteriori proroghe) per i lavoratori extra-comunitari.

Dunque, l’agricoltura ha abbondanza di lavoratori a cui rivolgersi e massima flessibilità nell’utilizzarli. Tutto a posto? Non ci sono problemi?

Al contrario, rimane irrisolto quello più grande: come fare incontrare l’offerta di lavoro con la domanda delle imprese. Su questo fronte il paese è in gravissimo ritardo e la colpa è da distribuire equamente tra tutti i Governi che si sono fin qui succeduti. I caporali, veri intermediari del mercato del lavoro, non finiranno mai di ringraziare abbastanza per questo.

La colpa va data solo ai governi?

Anche il Sindacato è stato troppo timido. Abbiamo pensato e realizzato la legge 199/2016, una tra le più importanti in Europa ma poi ci siamo limitati a evidenziare che non funzionava nella parte fondamentale: quella della gestione attiva del mercato del lavoro. Abbiamo pensato e sperato invano che il Governo e il Parlamento superassero questo collo di bottiglia che regala migliaia di aziende e centinaia di migliaia di lavoratori nelle mani di malintenzionati sempre più spregiudicati e organizzati in vere e proprie bande criminali.

Cosa pensate di fare?

Ora dobbiamo andare oltre. L’esempio francese dove è stata attivata, come abbiamo da tempo chiesto noi, una piattaforma informatica per far incontrare domanda e offerta di lavoro o quello tedesco dove questo avviene a livello regionale, nascono in due stati dove la burocrazia funziona. Noi dobbiamo prendere atto della realtà del nostro paese e sapere che abbiamo una unica strada da imboccare. Dobbiamo fare da soli! Sindacato e sistema delle imprese.

Siete in grado di costruire una risposta adeguata?

I nostri Enti bilaterali agricoli hanno già l’anagrafe delle aziende che pagano i contributi alla bilateralità e l’elenco dei lavoratori che percepiscono le integrazioni per malattia e infortunio. Partiamo da qui e implementiamo le nostre piattaforme informatiche territoriali, che potranno operare in rete con l’Anpal nazionale. Alle piattaforme degli enti territoriali potranno iscriversi anche tutti quei lavoratori provenienti da altri settori, oggi disoccupati, ai quali va garantita, come a tutti gli altri, certezza dell’applicazione di leggi e contratti, tutele previdenziali ed assistenziali e non lavoro accessorio precario. Vi sono già esempi virtuosi che vanno in questa direzione e che si possono prendere a riferimento.

Qual e’ la direzione in cui muoversi?

Facciamo da soli ma tutti insieme, accomunati da un unico impegno: portare sulle tavole degli italiani e poi su quelle di tutto il pianeta, un prodotto italiano ottimo sul versante organolettico ma anche su quello etico, ottenuto grazie ad un incrocio trasparente tra domanda e offerta di lavoro, realizzato e gestito da chi conosce meglio di tutti i lavoratori e le imprese e cioè noi: FAI, FLAI, UILA ed il sistema delle imprese.

OGGI SOLO REGIONE TOSCANA (pd) E ASSOCIAZIONI AGRICOLE CHIEDONO I VOUCHER. LA SVOLTA DEL VENETO (Lega)

Confagricoltura si è attivata per fare incontrare domanda e offerta di lavoro attraverso AgriJob, la piattaforma che facilita l’incontro tra aziende agricole e lavoratori. Si tratta di un servizio di intermediazione, riconosciuto dal Ministero del lavoro, che consente a chi cerca occupazione di essere messo in contatto direttamente con le aziende della propria provincia, e alle imprese di intercettare velocemente i candidati. Anche le imprese possono usare la piattaforma, pubblicando le offerte di lavoro, per essere cosi’ intercettate dai candidati del proprio territorio. Ma la confederazione chiede soprattutto corridi verdi con la Romania e voucher, come Coldiretti e Cia.

Interessante la decisione del governo spagnolo che permetterà ai disoccupati di sommare il sussidio con il guadagno del lavoro temporaneo in campagna.

Ma ancora più interessante il ripensamento dell’assessore veneto all’agricoltura Giuseppe Pan. Appena scoppiata la pandemia, per primo chiese a gran voce i voucher. Ora il cambio di rotta con il progetto di impiegare nei campi, in via provvisoria e sperimentale, disoccupati e cassaintegrati. L’obiettivo è consentire alle aziende del primario di utilizzare i servizi di incontro domanda/offerta dei centri per l’impiego per incrociare la disponibilità dei lavoratori in cerca di occupazione con le esigenze delle imprese a corto di manodopera stagionale per la raccolta di fragole e asparagi e per le lavorazioni di primavera. Veneto Lavoro gestisce i 39 centri per l’impiego attivi nel territorio regionale e il portale cliclavoro veneto si è resa disponibile a raccogliere le domande delle imprese in via informatica e ad effettuare una pre-selezione per profili, attitudini e disponibilità tra i disoccupati presenti nel sistema. saranno poi gli enti bilaterali, le associazioni di categoria o gli enti agricoli abilitati ai servizi per l’impiego e le imprese a svolgere l’intermediazione diretta.

Una cosa è certa. In queste settimane di quarantena e di blocchi sociali ed economici, incentivare il lavoro in agricoltura tra disoccupati e inoccupati permetterebbe di sostenere sia il reddito sia i valori della terra. Il lavoro stagionale in ortofrutta è una alternativa valida alla cassa integrazione e al reddito di cittadinanza.