Mantegazza (UILA) e l’incontro tra domanda e offerta di lavoro

Di   12 Ottobre 2022

Il segretario generale della Uila-Uil ipotizza un provvedimento che incentivi, attraverso gli enti bilaterali, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Sul fronte del costo dell’energia è molto netto: occorre intervenire immediatamente per ridurre i costi delle bollette

Intervista di LETIZIA MARTIRANO, direttore Agra Press

All’indomani della sua rielezione a segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza parla, in questa intervista della direttrice dell’agenzia di stampa Agra Press Letizia Martirano, dei temi del momento anche alla luce delle dichiarazioni che alcuni leader politici hanno fatto subito dopo le elezioni.
La situazione, dalle sue parole, appare su tutti i versanti complessa. A giudizio del sindacalista è difficile ipotizzare sul versante macro-economico percorsi molto diversi da quelli finora perseguiti dal governo Draghi. Sul versante del mercato del lavoro Mantegazza ipotizza la possibilità di un provvedimento che incentivi, attraverso gli enti bilaterali, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Sul fronte caldissimo del costo dell’energia il giudizio è molto netto: occorre intervenire immediatamente per ridurre i costi delle bollette e, in prospettiva, è necessario un mix di fonti energetiche, a partire da quelle rinnovabili. La Uila è inoltre impegnata a favorire lo sviluppo delle comunità energetiche, in grado di produrre energia “a km0” anche attraverso una grande aggregazione del mondo agricolo.

Cosa pensa delle dichiarazioni di Salvini sulla reintroduzione dei voucher in agricoltura?

L’affermazione parte da una premessa sbagliata perché i voucher sono già normati per legge e possono quindi essere utilizzati in agricoltura. Lo scarso uso attuale di questo strumento è dovuto probabilmente all’obbligo per gli utilizzatori di iscriversi alla piattaforma predisposta dall’Inps.

Ritiene possibile qualche aggiustamento?

Pensiamo si possa ragionare, insieme alle associazioni datoriali e al governo che verrà, su come gestire e organizzare il lavoro occasionale, svolto da persone che non sono iscritte negli elenchi anagrafici agricoli. Su questo fronte la disponibilità della Uila è piena. Se invece reintrodurre i voucher significa tornare ad acquistarli dal tabaccaio, deve essere chiaro che ci sarà da parte nostra una risposta molto dura.

La sua opinione sulla controversa questione del reddito di cittadinanza?

L’Istat ci dice che dopo la pandemia abbiamo un milione di persone in più sotto la soglia della povertà e senza il reddito di cittadinanza probabilmente sarebbero state il doppio. Noi siamo per mantenerlo come sostegno in particolare per chi non è in grado di svolgere un’attività lavorativa. Per quanto riguarda il collegamento tra questa indennità e le politiche attive del lavoro, non ci stupiamo che i risultati siano stati negativi.

Di chi è la colpa?

Eviterei di dare la colpa ai percettori di reddito perché la realtà è che il sistema delle politiche attive nel nostro paese non ha mai funzionato e pensiamo che non funzionerà mai.

Come se ne esce?

Noi crediamo che in agricoltura la gestione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro debba essere affidata alla bilateralità. Motivo per cui chiederemo al nuovo governo una legge di sostegno affinché la rete degli enti bilaterali agricoli territoriali diventi lo strumento per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro migliorando in questo modo la legge 199.

(Un ente bilaterale è un organismo paritetico costituito da associazioni datoriali e da sindacati dei lavoratori. Si tratta di un’associazione senza scopo di lucro che ha lo scopo di garantire servizi e prestazioni in diversi settori, dalla formazione all’assistenza sanitaria. Gli enti bilaterali sono istituiti e disciplinati dai contratti collettivi, ndr)

Quanto costerebbe questa operazione?

Niente. Le parti sociali sono in grado di svolgere questo ruolo in piena autonomia. Gli enti bilaterali sono presenti in tutte le province italiane e sono dotati di risorse proprie e di banche dati che ricomprendono sia le aziende che i lavoratori.

E allora perché finora non si è fatto?

Ci sono delle resistenze ideologiche di una parte della politica e del sindacato. Per parte nostra noi proponiamo una sperimentazione da effettuare insieme, su modello di quanto è stato fatto a Verona dall’ente bilaterale Agribi. Vediamo se siamo capaci, imprese e sindacato insieme, di fare meglio del pubblico.

A quanto ammonta la forza lavoro intermediata dal pubblico in agricoltura?

All’1 per cento. Non ci vuole molto per fare meglio. Passare dall’1 al 10 per cento sarebbe una rivoluzione copernicana.

Questo governo potrebbe farlo?

Perché no. Mai dire mai.

Qual è la posizione complessiva rispetto al nuovo governo?

Noi siamo autonomi dai partiti ma non siamo autonomi dalla politica, nel senso che siamo ben consapevoli che quando ci confrontiamo con il governo sull’agroalimentare o sui lavoratori fragili facciamo politica. Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del futuro presidente del consiglio sull’impegno a confrontarsi con i corpi intermedi e quindi, per quanto ci riguarda, senza nessuna pregiudiziale, valuteremo il governo che, ci auguriamo, possa rapidamente ottenere la fiducia del parlamento, per le proposte che porterà avanti, per il confronto che vorrà costruire con noi e ovviamente per come risponderà alle nostre proposte.

I vertici UILA al VII congresso del sindacato lo scorso 29 settembre

Tra le quali?

La prima questione riguarda la riduzione delle bollette energetiche e più complessivamente il costo del carrello della spesa. Chiediamo la sospensione dell’Iva sui prodotti di prima necessità. Il governo Draghi, finora mese per mese, ha riversato su famiglie e imprese il maggior gettito incassato dallo Stato in termini di IVA e accise. Una scelta meritoria. Pensiamo si possa fare di più varando un decreto che metta in campo tutte le risorse che lo stato incasserà, presumibilmente, fino a dicembre. Si tratterebbe di anticipare a famiglie e imprese quanto sarà versato in più negli ultimi quattro mesi dell’anno. Con questa manovra, forse, allontaneremmo lo spettro della recessione.

Che margini di manovra ha il governo che sta per insediarsi?

Il prossimo governo cammina su un crinale molto stretto perché l’Europa finanzia la nostra crescita e compra buona parte del nostro debito. Per noi il Pnrr è l’occasione del secolo con 40 miliardi all’anno per 5 anni, buona parte dei quali a fondo perduto. Se si deve cambiare una virgola, si cambi ma non possiamo immaginare che un percorso partito con grande fatica si interrompa. Sono tutte risorse di cui non possiamo fare a meno e penso che molte delle promesse fatte dal centro destra in campagna elettorale non siano compatibili con gli impegni che abbiamo assunto per ottenerle.

Parliamo dell’Europa?

Sul versante agroalimentare ci sono una serie di minacce sulle quali noi dobbiamo stare molto attenti. Tutto parte dalla premessa che la sostenibilità, di cui tanto si parla, è certamente un obiettivo da perseguire ma tenendo insieme la transizione ecologica con la conferma del reddito per le imprese e dell’occupazione delle persone. Una sostenibilità, quindi, a tre dimensioni, come è ormai riconosciuto a livello internazionale, che sia allo stesso tempo ambientale, economica e sociale.

Cosa può succedere?

La scelta di voler ridurre pesticidi e anticrittogamici del 50 per cento entra il 2030 non tiene insieme questi tre aspetti della sostenibilità. Tutti gli studi, compresi quelli della commissione europea, dicono che questo obiettivo si ottiene solo tagliando le rese e l’occupazione. Quindi noi siamo contrari anche perché ci ritroveremmo con la beffa finale di dover importare, da paesi che hanno regole più blande delle nostre, le pesche o le mele che produrremo in meno.

Attualmente la situazione sul fronte della riduzione di pesticidi e anticrittogamici qual è?

Negli ultimi cinque anni l’Italia ha diminuito l’utilizzo di pesticidi e anticrittogamici in modo rilevante senza che questo abbia portato a una riduzione delle rese e dell’occupazione. Bisogna continuare così: il percorso verso il quale tutti quanti tendiamo per la transizione ecologica deve essere supportato dalla scienza e dalla tecnica in modo tale che non si metta a rischio la redditività delle imprese e l’occupazione.

Altri fronti preoccupanti?

Uno è quello del “Nutriscore”. Noi vogliamo etichette che promuovano un equilibrato mix di alimenti. Siamo contrari, inoltre, al cibo sintetico e siamo preoccupati delle campagne che lo promuovono.

Quali proposte avete avanzato sulla siccità?

In 50 anni l’Italia ha perso 5 miliardi di metri cubi d’acqua. Banalmente vuol dire che piove sempre meno e dobbiamo abituarci a pensare all’acqua come un bene prezioso, al pari del petrolio, imparando a conservarla e utilizzarla meglio. Conservarla vuol dire utilizzare i soldi del Pnrr per costruire piccoli bacini e accrescere rapidamente la quantità d’acqua raccolta, manutenere la rete idrica che perde la metà dell’acqua che trasporta, utilizzare le acque reflue e cominciare a costruire i dissalatori che sembrano qualcosa di perverso ma sono molto diffusi in Spagna come negli Stati Uniti.

E la salvaguardia del territorio?

La manutenzione idrogeologica del nostro paese è considerata ancora un costo ed è sbagliato. L’ultimo disastro di Senigallia avrebbe avuto effetti diversi se si fossero alzati gli argini dei fiumi e dragati i loro letti. Inoltre, va valorizzato il sistema agroforestale. Con il 40% del territorio italiano coperto da boschi, non utilizziamo la nostra legna neppure per scaldarci. Siamo la prima manifattura al mondo nel campo degli arredi ma anche quel legname lo importiamo dall’estero. C’è un corto circuito evidente che va superato per consentire ai boschi italiani di svolgere un ruolo di difesa idrogeologica ed essere fonte di risorse economiche.

Ci vogliono più forestali secondo la Uila, giusto?

I 25.000 forestali calabresi si sono ridotti a poco più di 4.000, il 90% dei quali ha oltre 60 anni. Dobbiamo ricominciare ad assumere lavoratori forestali e formarli per garantire una effettiva protezione e produttività del bosco.