Miglioramento genetico e Ogm non sono la stessa cosa

Di   30 Luglio 2019

In un evento svoltosi a Bruxelles i membri del network Farmers Scientists Network (Fsn), che include Confagricoltura, chiedono di aggiornare le normative europee per utilizzare le piante prodotte dall’editing del genoma. Spieghiamo dicosa si tratta.

BRUXELLES – A un anno dalla sentenza della Corte di giustizia Ue che equipara le piante prodotte con le nuove biotecnologie agli Ogm, il biotech torna a far discutere l’agricoltura europea. In un evento svoltosi a Bruxelles membri del network Farmers Scientists Network (Fsn), che include organizzazioni come Confagricoltura, Dbv (Germania) e Asaja (Spagna), hanno nuovamente chiesto di aggiornare la legislazione per utilizzare le piante prodotte dall’editing del genoma senza che siano gravate dalla onerosa e lunghissima procedura di autorizzazione degli Ogm. Applicare la gravosa normativa sugli Ogm anche alle nuove tecniche di miglioramento genetico (New breeding techniques  Nbt) è un favore alle multinazionali a causa degli elevati costi di approvazione. Al contrario, distinguere Ogm e Nbt permetterebbe anche ai piccoli laboratori di fare miglioramento genetico e, soprattutto, alla ricerca pubblica.

Di avviso opposto la più importante organizzazione del settore biologico Ue, l’Ifoam, che in una nota definisce “fondamentale garantire che la valutazione del rischio, la tracciabilità e l’etichettatura si applichino a tutti gli Ogm e a tutte le tecniche di ingegneria genetica”. In Italia sulla questione si è espressa anche Assosementi che chiede che l’attuale normativa sulle nuove tecniche di miglioramento genetico vada aggiornata al fine di rilanciare l’agricoltura europea e garantirne la competitività.

L’adesione di Confagricoltura

La giunta di Confagricoltura ha deciso di aderire all’iniziativa partecipativa di docenti e studenti della facoltà di Scienze Biologiche dell’Università di Wageningen, in Olanda, per la raccolta di un milione di firme in tutta l’Unione per chiedere la revisione della normativa europea in materia di Ogm e per tenere conto dell’evoluzione delle tecniche di selezione genetica.

Per aderire all’iniziativa bisogna firmare il modulo che si trova al seguente link: https://eci.ec.europa.eu/011/public/#/screen/home.

Le tecniche di miglioramento genetico

La ricerca applicata alle varietà vegetali sta sviluppando piante ad evoluzione assistita (senza introduzione di geni esterni nel Dna, come avviene invece per gli Ogm), nelle quali il processo di evoluzione genica che avviene in natura è semplicemente accelerato con la tecnica di genome editing.

A differenza della mutagenesi indotta da sostanze chimiche o da radiazioni, tradizionalmente utilizzata per migliorare le colture, le tecniche di genome editing NBT non comportano mutazioni multiple o ignote. Inoltre, le piante risultanti dall’applicazione di molte di queste nuove tecniche non contengono geni estranei alla specie originaria e non risultano distinguibili da quelle ottenute utilizzando tecniche tradizionali di miglioramento genetico oppure quelle casualemente mutate in natura.

In sostanza gli organismi frutto di genome editing potrebbero nascere in natura, mentre gli Ogm transgenici no. Sono due cose completamente differenti. In particolare il genome editing (una di queste NBT, forse la più promettente) permette di individuare e ‘tagliare’ specifiche sequenze di dna di un organismo vivente, causando una mutazione. In questo modo si può ad esempio silenziare un gene indesiderato o correggere un gene che aveva subito una mutazione spontanea con effetti negativi.

Le NBT permetterebbero, quindi, di selezionare varietà vegetali geneticamente evolute, in tempi più rapidi di quelli che richiede l’evoluzione naturale; si tratta di tecniche sicure, che mantengono intatta l’identità genetica ‘tipica’ della pianta e che sono quindi perfette per un’agricoltura come qyeka italiana che vuole conservare la tipicità delle produzioni vegetali ma anche proteggere in modo sostenibile la salute delle piante.

Questo dovrebbe portare l’Unione europea a riesaminare la definizione di “modificazione genetica” e pone l’esigenza di aggiornare i quadri normativi vigenti. Queste nuove tecniche possono significativamente incidere sia sulla sostenibilità dell’agricoltura sia sulla sicurezza alimentare e devono essere considerate come una tra le varie strategie disponibili, in combinazione con quelle che sono definite “buone pratiche agronomiche”.

Invece la Commisione Ue autorizza l’uso (ma non la coltivazione) di 9 OGM delle multinazionali

La Commissione europea ha autorizzato l’uso (ma non la coltivazione) di sette organismi geneticamente modificati per uso alimentare e mangimistico:

  • il cotone ghb614xllcotton25xmon1598
  • il mais 5307
  • il mais mon 87403
  • il mais 4114
  • il mais mon87411
  • il maize bt11xmir162x1507xga21
  • la soia mon87751.

Inoltre la Commissione ha rinnovato l’autorizzazione all’uso, per gli stessi motivi, di:

  • la colza ms8xrf3
  • il mais 1507xnk603

E ha approvato l’uso di un tipo di garofano ogm come fiore decorativo.