Nel futuro una piattaforma blockchain europea?

Di   12 Marzo 2019

Per una tracciabilità degli alimenti senza scartoffie e taroccamenti la soluzione potrebbe essere la tecnologia blockchain. Il Mise ci sta lavorando

La blockchain è la tecnologia alla base delle criptovalute come il Bitcoin. Permette di tenere traccia di un passaggio di un bene materiale o immateriale attraverso registri diffusi, non modificabili e pubblici.

Come una stanza…

Possiamo immaginare la tecnologia blockchain nel settore alimentare come una stanza virtuale, che esiste su Internet. All’inizio è vuota. Ogni volta che qualcuno entra lascia un oggetto (un codice), contribuendo ad arricchire quella stanza. La arreda. Nessuno può togliere o toccare gli oggetti introdotti da chi è entrato prima di lui e questo rende la blockchain sicura, non contraffabile.

Nella stanza entreranno per primi gli agricoltori definendo, per esempio, il terreno (il pavimento della stanza) e cosa coltivare (il tipo di stanza) ; i contoterzisti, a loro volta, contribuiranno ad arricchirla e darle un tono, portando il loro modo di lavorare. Sono i designer che con le loro macchine possono essere più o meno rispettosi del suolo, difendono la pianta nel suo sviluppo, raccolgono e conservono il prodotto, e in alcuni casi, provvedono alla prima logisica e alla trasformazione. In pratica, chi entra nella stanza blockchain contribuisce ad arredarla e scrive la storia del prodotto.

Fuori metafora

La blockchain è una tecnologia che potenzialmente potrebbe essere utilizzata per dematerializzare e blindare i rapporti tra i vari soggetti della filiera agroalimentare. Tuttavia, nonostante le potenzialità della blockchain sulla carta siano enormi, un suo utilizzo diffuso ancora non esiste (se non nell’ambito delle criptovalute). Ci sono invece piccoli progetti promossi da singole aziende o associazioni.

Per comprendere le potenzialità della blockchain in ambito agroalimentare suggeriamo la lettura di questi articoli su AgroNotizie.

l ministero dello Sviluppo conomico ha recentemente costituito un gruppo di lavoro sulla blockchain. Sembrerebbe, dunque, che qualcosa si stia muovendo per definire uan cornice di regole condivise tra gli opertori interessati a questa tecnologia.

L’obiettivo del gruppo di lavoro è di definire un documento sullo stato dell’arte della tecnologia blockchain e aiutare il Governo a definire una strategia nazionale per sfruttarne le potenzialità, da sottoporre ad approvazione pubblica. Il Governo ha tuttavia le idee già chiare in proposito, come dimostra la recente approvazione della norma sulle blockchain nel decreto Semplificazioni.

QuL’obiettivo è la creazione di una piattaforma blockchain europea, garantita dagli Stati membri, all’interno della quale troverebbero spazio tutte le possibili applicazioni, dall’ambito finanziario fino alla tracciabilità agroalimentare (qui le slide proiettate al Mise nel corso del primo incontro, ndr).

Perché tale piattaforma abbia successo dovrebbe essere aperta e interoperabile. Ossia ogni soggetto dovrebbe avere la possibilità di creare una propria rete all’interno della piattaforma europea o di interfacciarsi con essa. In pratica le reti blockchain che già oggi esistono dovrebbero avere la possibilità di comunicare con questa piattaforma europea.

I soggetti pubblici coinvolti nel progetto sono l’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale, che ha il compito di definire il linguaggio e le regole comuni per il settore. C’è poi il Mise, che invece deve dare un indirizzo strategico nazionale allo sviluppo della tecnologia. Il fatto di avere una piattaforma europea permetterebbe di riportare tutti i soggetti privati che hanno sviluppato piattaforme blockchain sulla linea di partenza e di offrire anche una maggiore sicurezza a chi poi usufruisce di queste piattaforme.

Le applicazioni della blockchain a livello di filiera agroalimentare: pregi e limiti

Attraverso la tecnologia blockchain è possibile avere la certezza che le informazioni relative ad un dato prodotto alimentare non vengano contraffatte. Questo significa che sarebbe possibile avere una certezza totale della tracciabilità, ma questo solamente nel momento in cui ci fosse la certezza della correttezza dei dati che vengono inseriti nel sistema.

La tecnologia blockchain permette, infatti, di rendere immutabili i dati. Applicata alle produzioni agroalimentari questo significa che si possa sapere dove una certa bottiglia è stata prodotta, chi ha raccolto l’uva, che trattamenti ha subito la vite in vigna o che tipologia di vitigni sono stati utilizzati nell’assemblaggio. Tuttavia il sistema non fa che certificare l’immutabilità del dato da un passaggio all’altro della filiera ma non è in grado di certificare la sua genuinità. In gergo si dice garbage in, garbage out. Se immetti spazzatura nel sistema avrai spazzatura.

Per avere la certezza che le informazioni immesse nel sistema siano veritiere occorre dunque che queste vengano generate in automatico attraverso l’utilizzo di software gestionali oppure da sensori di vario genere presenti in campo o in azienda.

Stop alle truffe

Un sistema di tracciabilità basato sulla blockchain permetterebbe anche di individuare le truffe attraverso ilcontrollo incrociato dei dati. Se, ad esempio, un’azienda agricola di un ettaro afferma di aver prodotto cento ettolitri di vino il sistema potrebbe generare un alert. Ma esistono anche algoritmi di intelligenza artificiale che possono raccogliere informazioni da diverse fonti per determinare la veridicità di un dato. Per esempio, se un’azienda cerealicola afferma di aver prodotto una certa quantità di prodotto, corrispondente alla massima produzione possibile, il dato sarà incrociato con eventuali richieste di un risarcimento danni presso la sua assicurazione oppure con i dati meteo.

Il Grande fratello agroalimentare

La tracciabilità basata sulla blockchain è un’opportunità per chi si comporta in maniera corretta e ha produzioni di qualità. Offrire al consumatore la certezza sull’origine del cibo si traduce in una valorizzazione del prodotto sul mercato. All’inizio sarà una piattaforma a cui aderire in maniera volontaria, ma in futuro potrebbe diventare lo standard di mercato.