NUOVA PAC, DA CORREGGERE O DA POSTICIPARE?

Di   21 Aprile 2022

Si è svolta martedì 19 aprile la sesta riunione del Tavolo di Partenariato nazionale sull’attuazione sulla PAC per il periodo 2023 – 2027, presieduta dal ministro Stefano Patuanelli, con l’obiettivo di finalizzare i lavori volti alla definizione del Piano strategico della Politica Agricola Comune (Psp)

Nell’incontro, a cui hanno preso parte in video conferenza gli attori istituzionali, sociali ed economici e tutte le principali associazioni di settore, tra le quali UNCAI, le organizzazioni professionali, sindacali, il mondo della cooperazione e le associazioni ambientaliste, sono state analizzate le principali osservazioni al Psp che la Commissione europea ha trasmesso al Mipaaf lo scorso 31 marzo 2022.
Cinque i temi su cui è stato chiesto il confronto e che assumono un ruolo trasversale nelle osservazioni e nella conseguente versione finale del piano:

  1. equità del sostegno al reddito,
  2. green deal,
  3. architettura verde,
  4. filiere e concentrazione dell’offerta
  5. sviluppo rurale.

Il Ministro Patuanelli ha evidenziato l’esigenza di riprendere la discussione dei punti ancora aperti con gli attori del tavolo e giungere al più presto all’accordo con le Regioni sul riparto dei fondi Feasr, elemento fondamentale per il proseguo dei lavori, in quanto molte delle osservazioni della Commissione sono direttamente o indirettamente riconducibili alla carenza di informazioni sull’allocazione finanziaria degli interventi del secondo pilastro della Pac.

Quanto alle altre osservazioni della Commissione europea, il ministro si è soffermato sulla condizionalità ambientale; sull’architettura verde, su cui sarà necessario affinare gli aspetti tecnici degli eco schemi e cogliere ulteriori sfide ambientali che vengono affrontate attraverso i pagamenti agro-climatici-ambientali. Infine per quanto riguarda la questione dei pagamenti diretti, sollevata dalla Commissione Ue, Patuanelli ha difeso la scelta di aver preso in considerazione l’intero territorio nazionale come una unica regione (“Italia regione unica”) per garantire il sostegno al reddito equilibrato e rispondente ai fabbisogni settoriali.

UNCAI, come tutti gli attori del tavolo di partenariato, invierà al Ministero un documento scritto di sintesi con reazioni e suggerimenti in merito ai temi trattati ieri, e che saranno oggetto di analisi da parte del Mipaaf. Nel corso della riunione è stato stilato un cronoprogramma dei lavori, al fine di trasmettere una versione aggiornata del Piano entro fine luglio, prevedendo due ulteriori confronti con il Tavolo di Partenariato.

CHIESTO DI POSTICIPARE LA PAC ALMENO DI UN ANNO

Al tavolo più di un attore ha chiesto di posticipare la Pac. Lo scenario che ha fatto immaginare a Bruxelles le strategie Farm to fiork e bodiversità non esiste più, con la guerra in Ucraina e i prezzi fuori controllo. Inoltre, è stato detto, manca ancora oggi uno studio di impatto della nuova Pac verde sulle aziende e sulle produzioni.

Una posizione che si sta facendo largo anche in Parlamento. In una mozione del Movimento 5 Stelle oggi in discussione alla Camera si chiede al governo un impegno immediato sia sul versante energetico, visto il caro-bollette che mette a repentaglio le produzioni agricole, con la creazione di un energy recovery fund finanziato dall’Ue, sia sui pagamenti Agea. Tra le altre cose, la mozione chiede anche di posticipare l’entrata in vigore di alcune misure previste dalla Pac per utilizzare ai fini produttivi anche le superfici lasciate a riposo e le aree ecologiche.

AL VERDE CON LA PAC

Il forte aumento dei prezzi delle materie prime agricole e la carenza di forniture – si sottolinea in un documento congiunto di Banca mondiale, FAO, Fondo monetario internazionale (FMI) e Organizzazione mondiale del commercio (WTO) – stanno spingendo milioni di persone verso la povertà e la denutrizione.
Il Fondo monetario internazionale, in particolare, ha rivisto al ribasso le previsioni relative alla crescita economica su scala globale per quest’anno e per il 2023, sostenendo inoltre che, a causa della guerra in corso, sono attesi danni pesanti per i Paesi che più dipendono da Ucraina e Federazione Russa per le forniture di cereali e energia.
“Le vendite all’estero di grano e orzo dei due Paesi incidono per il 30% sul totale delle esportazioni mondiali – evidenzia Confagricoltura – L’Ucraina è il quarto esportatore mondiale di mais, i cui futures alla borsa di Chicago hanno raggiunto il livello più alto dal 2012”.
Alla luce di questi scenari, c’è da chiedersi se il nuovo corso della PAC sia adeguato alle sfide alle quali l’Unione Europea è chiamata a rispondere – dichiara il direttore di Confagricoltura Alessandria Cristina Bagnasco – Il potenziale produttivo dell’agricoltura europea, che è tra i più avanzati al mondo, e la competitività delle imprese che producono per il mercato vanno salvaguardati”.
“Va anche ricordato che i capi di Stato e di Governo della UE hanno preso posizione a favore della riduzione della dipendenza dalle importazioni di prodotti agricoli chiave e hanno chiesto alla Commissione di affrontare la questione della sicurezza alimentare globale. Non si tratta di rimettere in discussione gli obiettivi della transizione ambientale, ma di assicurare, come è possibile grazie alle innovazioni tecnologiche, la sostenibilità ambientale dell’agricoltura europea con quella sociale ed economica”.

D’altra parte, per esempio, la riduzione delle superfici a mais non è cosa di oggi, non è inziata con il covid o la guerra in Ucraina ma decenni fa, e per invertire la tendenza occorre riconoscere gli storici errori di impostazione della Pac, cambiare tutto quello che si può per riorietrarla verso le produzioni e l’obiettivo dell’autosufficienza alimentare e non la burocrazia.