Nuove tecniche genomiche e sostenibilità

Di   4 Maggio 2021

La Commissione europea ha fatto chiarezza, distinguendo tra nuove biotecnologie e organismi geneticamente modificati tradizionali, anche conosciuti come ogm

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Il 29 aprile la Commissione europea ha pubblicato, su richiesta del Consiglio, uno studio sulle nuove tecniche genomiche (Ngt). Lo studio mostra che le Ngt, che sono tecniche per alterare il genoma di un organismo, hanno il potenziale per contribuire a un sistema alimentare più sostenibile come parte degli obiettivi del green deal europeo e della strategia farm to fork. Allo stesso tempo, lo studio rileva che l’attuale legislazione sugli Ogm, adottata nel 2001, non è adatta allo scopo per queste tecnologie innovative.

La commissione avvierà ora un ampio e aperto processo di consultazione per discutere la progettazione di un nuovo quadro giuridico per queste biotecnologie.

Si ribaltano così le conclusioni cui era giunta nel luglio 2018 la Corte di giustizia europea che aveva equiparato le nuove tecniche genomiche, cosiddette tea (tecniche di evoluzione assistita) e i vecchi organismi geneticamente modificati.

“Le nuove tecniche genomiche, cosiddette tea (tecniche di evoluzione assistita), nulla hanno a che vedere con gli organismi geneticamente modificati tradizionali – assicura il direttore Apimai, Roberto Scozzoli – Le nuove biotecnologie sostenibili, a differenza degli Ogm tradizionali che prevedono il trasferimento di geni (transgenesi) tra specie diverse, si basano, infatti, sulla combinazione di geni di una stessa specie, e mirano solo a velocizzare processi che avverrebbero comunque in una selezione naturale, arrivando a sviluppare varietà sicure da un punto di vista di tutela ambientale e della biodiversità, più resistenti a malattie e condizioni climatiche avverse, come la carenza d’acqua, e capaci di garantire maggiori rese produttive e quindi minori costi economici”.

L’obiettivo, per tutta la filiera è ora di sviluppare varietà in grado di resistere alle avversità meteoclimatiche, di produrre di più impiegando meno risorse, di resistere a malattie e condizioni climatiche avverse, di tutelare la biodiversità e le varietà tipiche del nostro territorio, assicurando maggiore qualità e minori costi economici.

Ora occorre un riordino urgente del quadro normativo al quale seguiranno anni di ricerche, di tentativi e di errori. Ma la stada sembra tracciata.