Ozonoterapia e difesa delle colture

Di   23 Marzo 2021

La collaborazione tra Met e G.R. Gamberini ha generato Oxir, un innovativo atomizatore che utilizza ozono (O3) disciolto in acqua per il controllo delle malattie e della salute delle colture sia in serra sia in campo aperto

Oxir in un vigneto

L’ozono è più potente ossidante che esiste in natura ad azione non selettiva. E’ noto il suo uso in medicina per la sua azione antinfiammatoria, antidolorifica e antivirale. La novità è che si sta sperimentando l’ozonoterapia anche in agricoltura per eliminare virus, funghi e batteri dalle coltivazioni. Una tecnica di disinfestazione sostenibile perché non lascia residui e l’ozono è totalmente biocompatibile.

Gli atomizzatori oggi in commercio sono in grado di irrorare le colture con acqua ozonizzata, ossia composta da una miscela di acqua e ozono da utilizzare in pre-raccolta sulla frutta e sulle orticole.
A fronte di tali evidenze scientifiche, osservate già alcuni anni fa sulla conservazione dei meloni dai ricercatori del dipartimento per l’Innovazione nei Sistemi Biologici Agroalimentari e Forestali (Dibaf) dell’Università della Tuscia di Viterbo, GR Gamberini, azienda di Bologna specializzata nella progettazione e realizzazione di impolveratori, atomizzatori e gruppi di diserbo, ha lanciato sul mercato Oxir, una macchina per trattamenti con acqua ozonizzata a residuo zero da impiegare contro le malattie fungine come peronospora, botrite e oidio.
Il progetto Oxir, finanziato dalla UE nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020, è stato messo a punto in collaborazione con Met, altra azienda bolognese specializzata nella progettazione di generatori e impianti a ozono, e si è basato sull’impiego di ozono (O3) disciolto in acqua per il controllo delle malattie e della salute delle colture, sia in serra sia in campo aperto.

Oxir all’opera tra piante di cannabis in Puglia

Oxir si presenta in due configurazioni adattabili alle esigenze degli utenti (fissa e mobile), e, fanno sapere GR Gamberin e Met, consentirà agli agricoltori europei di risparmiare 6.000 euro all’anno, grazie alla riduzione delle sostanze chimiche e della manodopera.

Da Bologna e dall’Italia parte dunque una rivoluzione agricola che, con la riduzione della deriva, la minore immissione di agenti chimici nelle colture, preserva terreni, falde acquifere, ma anche la salute dei milioni di addetti ai lavori che operano in campo. Una riduzione dell’impatto ambientale di cui beneficia anche la popolazione, poiché un minor ricorso alla chimica ne minimizza anche la presenza nei cibi, con i residui che spesso superano la soglia massima consentita e tollerabile dall’organismo.