Prosciutti Dop, commissariati gli Enti di Certificazione

Di   2 Maggio 2018

Due organismi di certificazione sono stati commissariati dal Ministero per irregolarità di controlli sui Prosciutti di Parma e di San Daniele: in numerosi allevamenti venivano usate cosce di suini Duroc danesi anziché Duroc italiani. Nessun problema di natura igienico-sanitaria, ma danni di immagine al sistema di certificazione delle Dop e Igp nazionali. Tra le “soluzioni” proposte c’è la richiesta di modifica dei disciplinari di produzione per permettere di introdurre tra le razze suine “autorizzate” anche le cosce di animali di Duroc danese. Ma l’accusa è di frode alimentare.

Sospensione di sei mesi per i certificatori di qualità di numerosi prosciutti, salami e formaggi dop. È il primo risultato dell’inchiesta aperta nel 2017 dalla Procura di Torino che ha disposto il sequestro di migliaia di cosce di maiale della razza Duroc danese, destinate a finire illegalmente nei circuiti delle indicazioni geografiche. I disciplinari di produzione delle due maggiori Dop italiane (prosciutto di Parma e San Daniele) consentono esclusivamente l’impiego di cosce della razza suina Duroc italiana. In particolare, alcuni allevatori avrebbero utilizzato maiali di razza Duroc danese, più redditizia, per inseminare interi allevamenti, in violazione alle stringenti disposizioni del disciplinare.

È arrivata così la sospensione delle autorizzazioni concesse dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. A decorrere dal 1 maggio 2018, per un periodo di sei mesi, l’Ispettorato procederà a commissariare l’Istituto Parma Qualità, al quale sono affidate le funzioni di controllo per quattro produzioni Dop (Prosciutto di Parma, Prosciutto di Modena, Culatello di Zibello e Salame di Varzi), e l’Ifcq Certificazioni, titolare delle funzioni di controllo per numerose produzioni Dop e Igp (Prosciutto di San Daniele Dop; Prosciutto Veneto Berico Euganeo Dop; Cinta Senese Dop; Stelvio Dop; Fiore Sardo Dop; Speck Alto Adige Igp; Agnello di Sardegna Igp; Kiwi Latina Igp; Pecorino Romano Dop; Pecorino sardo Dop; Valle d’Aosta Jambon de Bosses Dop; Valle d’Aosta Lard D’Arnard Dop; Prosciutto Toscano Dop; Prosciutto di Carpegna Dop; Salamini italiani alla cacciatora Dop; Salame Brianza Dop; Prosciutto di Sauris Igp; Mortadella Bologna Igp; Cotechino Modena Igp; Zampone Modena Igp; Salame Cremona Igp; Finocchiona Igp; Pitina). Per i 6 mesi quindi l’Istituto Parma Qualità e l’Ifcq Certificazioni saranno sotto la stretta vigilanza del personale dell’Icqrf.

Non pochi gli allevatori coinvolti tra Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto e dalla stampa si apprende la dichiarazione di uno degli avvocati degli allevatori che: “Per ripartire con la produzione le aziende hanno ammesso di aver partecipato alla frode” e secondo il quale “era il mercato che imponeva agli imprenditori di allevare il Duroc danese. Il prodotto era più apprezzato: carne più magra e meno scarto. Veniva pagato meglio. Tutti sapevano tutto, ma ora a pagare sono soltanto loro”.

I Duroc danesi si nutrono meno  rispetto a quelli italiani, hanno un elevato tasso di crescita, generano poco grasso, rispetto ai maiali italiani.

L’inquinamento genetico delle razze suine è iniziato con l’importazione di seme Duroc dalla Danimarca, utilizzato dagli allevatori perché più redditizio rispetto a quello del Duroc italiano, i tipi genetici ottenuti infatti ingrassano velocemente e questo determina un abbassamento notevolmente dei prezzi di gestione dell’allevamento. Il Duroc italiano, più lento nell’accrescimento assicura invece una maggior quantità di grasso e successivamente un miglior processo di stagionatura.