Raccomandazioni Farm to Fork, ma da che pulpito?

Di   3 Novembre 2021

Senza uno studio di impatto, con la strategia dal produttore al consumatore e le “Raccomandazioni” appena approvate dal Parlamento europeo, l’Europa sta costruendo in tutta fretta una casa sulla sabbia

La nuova strategia farm to fork (“per alimenti più sani e sostenibili, per la sicurezza alimentare e un reddito equo per gli agricoltori”, è lo slogan) è accompagnata da “Raccomandazioni” appena approvate dal Parlamento europeo.
La strategia “dal produttore al consumatore” (farm to fork in inglese) sottolinea l’importanza di regimi alimentari sostenibili, sani e rispettosi degli animali per conseguire gli obiettivi del Green deal europeo, anche in materia di clima, biodiversità, inquinamento zero e salute pubblica.
Con le Raccomandazioni appena approvate i deputati hanno ribadito la necessità di maggiore sostenibilità in ogni fase della filiera alimentare e che tutti – dall’agricoltore al consumatore – hanno un ruolo da svolgere in tal senso.

LE PRINCIPALI RACCOMANDAZIONI

  1. Affinché gli agricoltori percepiscano una parte equa dei profitti ottenuti da alimenti prodotti in modo sostenibile, i deputati chiedono alla commissione di intensificare gli sforzi, anche attraverso l’adeguamento delle regole di concorrenza, per rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera.
  2. Per un’alimentazione sana (su basi scientifiche);
  3. Affinché si consumino meno carne e alimenti altamente trasformati ricchi di sale, zuccheri e grassi, anche fissando livelli massimi di assunzione.
  4. Affinché si utilizzino meno pesticidi in difesa degli impollinatori: migliorare il processo di approvazione dei pesticidi e monitorarne il rispetto delle norme per proteggere gli impollinatori e la biodiversità; obiettivi di riduzione vincolanti sull’uso dei pesticidi.

TUTTO NELLA PAC ’23-’27
Gli Stati membri dovrebbero raggiungere questi obiettivi nei piani strategici nazionali della Pac.

EMISSIONI DI GAS ED EFFETTO SERRA

Il pacchetto “pronti per il 55 % entro il 2030” (fit for 55, in inglese) deve prevedere norme e obiettivi ambiziosi per le emissioni derivanti dall’agricoltura e dal relativo uso del suolo, e criteri rigorosi per la produzione di energia rinnovabile a partire dalla biomassa.
I pozzi naturali di assorbimento del carbonio devono essere ripristinati e potenziati.

BENESSERE DEGLI ANIMALI

Indicatori comuni e scientificamente fondati sul benessere degli animali per una maggiore armonizzazione a livello Ue:

  1. verificare se sono necessarie modifiche alla legislazione Ue;
  2. eliminare gradualmente l’uso delle gabbie negli allevamenti dell’Ue;
  3. i prodotti animali non originari dell’Ue dovrebbero essere autorizzati solo se rispettano standard in linea con quelli dell’Ue.

AGRICOLTURA BIOLOGICA

Più terreni destinati all’agricoltura biologica nell’Ue entro il 2030: iniziative – promozione, appalti pubblici e fiscalità – per stimolare la domanda.

PER FORTUNA C’E’ DORFMANN

Il testo finale chiede dunque non solo l’estensione a tutti i prodotti agroalimentari di un sistema di etichettatura di origine obbligatoria a livello europeo, ma anche di garantire la tracciabilità del cibo che arriva sulle nostre tavole: tracciabilita per scongiurare il rischio che la strategia farm to fork riduca il potenziale produttivo europeo, aprendo le porte a importazioni che per nulla contribuirebbero agli obiettivi che si pone.

Occorre però augurarsi che la probabile apertura del mercato dei crediti di carbonio al settore agricolo non sia solo un modo per far figurare sostenibili sulla carta i prodotti agricoli importati.

Con la riduzione drastica di antibiotici e pesticidi, diventa fondamentale l’accesso a tutte le alternative tecnologiche a disposizione, a partire dalle nuove biotecnologie sostenibili. La riduzione degli input in agricolturanon deve avvenire a discapito della nostra sicurezza alimentare: “Per raggiungere gli obiettivi climatici, non vanno portate indietro di cinquant’anni le lancette dell’agricoltura europea. L’innovazione è invece la chiave per ridurre l’uso di fitofarmaci, fertilizzanti o acqua”, ha commentato afferma l’europarlamentare altoatesino Herbert Dorfmann (Popolari europei). A lui (e non ad altri) si deve il merito dell’emendamento che richiamava esplicitamente le conclusioni dello studio del joint research centre secondo il quale gli obiettivi della strategia farm fo fork avrebbero un impatto significativo sulla riduzione della produzione agricola dell’Ue, e ha permesso di ribadire la necessità.

Insomma l’idealismo delle Raccomandazioni e delle Strategie dovrà prima o poi fare i conti con la realtà.

LE INCOERENZE DI FARM TO FORK SECONDO I COLDIRETTI

“Pesano ancora troppe incoerenze a partire dall’esigenza di garantire risorse adeguate in una situazione in cui bisogna assicurare l’approvvigionamento alimentare dei cittadini europei dopo lo shock nei commerci determinato dalla pandemia”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “Affinché la sostenibilità non sia solo uno slogan e si traduca in comportamenti concreti è necessario semplificare e velocizzare gli adempimenti burocratici, riducendo drasticamente i costi dalle imprese e agire con coerenza nel disegnare le politiche dell’Ue, soprattutto in materia di ricerca e innovazione”. “La competitivita’ in agricoltura si gioca sulla sostenibilità del reddito delle imprese, che va tutelato e sulla disponibilità di strumenti adeguati. E’ importante il riconoscimento da parte del parlamento europeo del ruolo delle nuove tecniche di evoluzione assistita (Tea) per accelerare sulla genetica green capace di tutelare l’ambiente, proteggere le produzioni agricole con meno pesticidi, difendere il patrimonio di biodiversità presente in Italia dai cambiamenti climatici e far tornare la ricerca italiana protagonista dopo l’emergenza covid”.

Ci sarebbe del semplicismo in Europa e un approccio omologante che non tiene conto della realtà che culmina nelle aperture europee al cibo sintetico, lontanissimo da ciò che chiede il consumatore, e la demonizzazione a priori di certi alimenti, indipendentemente dal consumo giornaliere (il nutriscore).

UNCAI E CONFAGRICOLTURA: MANCA LO STUDIO DI IMPATTO

Resta così aperta la questione di fondo: la mancanza di uno studio della commissione sull’impatto che avrebbero le misure “strategiche”, come da mesi ribadito da Uncai ma anche a Confagricoltura. Il rischio per l’agricoltura europea è di essere destinata a una riduzione delle produzioni e dei redditi, senza significativi vantaggi per l’ambiente. “Dovrebbero crescere le importazioni per far fronte al fabbisogno alimentare dei cittadini negli stati membri. Per di più, la commissione non ha neppure indicato se intende meno colmare le lacune rilevate nelle valutazioni esterne”, ha commentato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
Le valutazioni sono state svolte dall’Usda (il Dipartimento di Stato Usa all’agricoltura), ma anche dal centro di ricerca che svolge consulenze scientifiche per la tessa Commissione Ue e, da ultimo, dall’Università tedesca di Kiel.
“Secondo i dati resi noti dalla Commissione, negli ultimi anni e’ stato ridotto il ricorso alla chimica nei processi di produzione e l’emissione di gas ad effetto serra (meno 25% dal 1990), senza però tagliare le produzioni. Siamo consapevoli che dobbiamo accrescere il nostro contributo alla transizione ecologica ma non servono i divieti. La strada da seguire è quella delle innovazioni e degli investimenti”, ha aggiunto Giansanti.