Revisione irroratrici

Di   13 Maggio 2018

Se sul fronte della revisione dei mezzi agricoli, la situazione normativa è solo abbozzata, con la revisione irroratrici come sta andando?

FONTE – Trattori supermarket

Il controllo delle irroratrici, come probabilmente molti ricorderanno, è oggetto di un quadro normativo definito e ben preciso. Il Decreto Legislativo n. 150 del 14/08/2012, infatti, recependo la direttiva 2009/128/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009, ha stabilito che tutte le attrezzature impiegate da operatori professionali per la distribuzione di questi prodotti, devono essere sottoposte a controllo (la cosiddetta verifica funzionale) presso centri accreditati. Tali controlli, per le macchine ex ante 2011, dovevano avvenire entro e non oltre il 26 novembre 2016. E, come vedremo meglio in seguito, tale data non è stata del tutto disattesa. A beneficio di tutti, ricordiamo nel dettaglio i termini: le macchine che dovevano essere sottoposte a tale controllo erano tutte le macchine irroratrici acquistate prima del 26 novembre 2011. Per quelle acquistate in data successiva, il controllo andava invece effettuato entro cinque anni dalla data di acquisto.

Il che significa che se l’irroratrice è stata acquistata nel 2013, il controllo deve essere effettuato quest’anno. Ci sono però delle eccezioni

La prima riguarda gli agromeccanici, perché, si presuppone, le loro macchine vengano utilizzate più spesso e più a lungo. Per tale motivo l’intervallo tra i controlli non deve superare i due anni. Per lo stesso motivo, le macchine nuove acquistate sempre dai contoterzisti vanno sottoposte alla prima verifica funzionale entro due anni dalla data di acquisto. L’altra eccezione riguarda le irroratrici
portatili e spalleggiate azionate dall’operatore, e le macchine ritenute poco impattanti sull’ambiente (per esempio le barre umettanti, le solforatrici, le piccole barre dotate di schermatura antideriva, i microgranulatori, ecc.): per tutte queste tipologie, l’adempimento è stato rimandato a novembre 2018 (dunque ci siamo).

Revisione irroratrici (quasi) regolare

Come abbiamo poc’anzi accennato, la situazione relativa ai controlli delle irroratrici non ha nulla a che vedere con la confusione e lo scompiglio che continuano a regnare sovrani in tema di revisione (per via, principalmente, della incompletezza normativa). Alla fine del 2016, infatti – dunque subito dopo la scadenza dei primi controlli – si stimava che delle circa 600 mila irroratrici presenti in territorio italiano, circa il 10% (dunque poco) erano state effettivamente già verificate. La motivazione di questa redemption così bassa era da imputare al fatto che era ancora molto scarso il numero di centri dove portare le macchine (non più di 250 su tutto il territorio nazionale). Per far fronte a questa situazione, alcune regioni concessero una droga a tali termini, purché la macchina irroratrice fosse comunque sottoposta a verifica funzionale prima del successivo utilizzo in campo. Altre regioni permisero ai centri operanti di rilasciare una sorta di “deroga temporale” alle aziende che comunque avessero provveduto a prenotare la verifica funzionale mettendosi in lista di attesa per l’effettuazione il controllo. Detto questo, oggi la situazione può dirsi fuori dallo stallo: culturalmente gli agricoltori hanno digerito l’adempimento e, contestualmente, il numero dei centri è salito, tanto da attestarsi a più di 320. I controlli dunque vengono fatti (quasi) regolarmente.

Le sanzioni

Chi non fosse ancora convinto di far sottoporre la propria irroratrice ai controlli suddetti, tenga conto che ci sono almeno un paio di aspetti da considerare. Sottoporre la macchina irroratrice al controllo funzionale, infatti, oltre ad essere un obbligo previsto dalla normativa vigente – e pertanto il mancato adempimento nei termini è sanzionato con una pena pecuniaria che va da 500 a 2.000 euro, oltre alla riduzione del premio sulle misure 10 (Pagamento agro climatici ambientali) e 11 (Agricoltura Biologica) del PSR – ha ricadute positive anche sull’efficienza della macchina. Una macchina controllata e che lavora dunque correttamente, è in grado di ottimizzare la distribuzione del prodotto fitosanitario con evidenti vantaggi sia economici, conseguenti alla minore quantità di prodotto utilizzato, sia ambientali. Glissare i controlli sembra proprio non avere senso.

Controllo funzionale o taratura?

Ma – in effetti non lo abbiamo ancora detto – in che cosa consiste il controllo funzionale? In pratica, vengono verificati i requisiti minimi e l’efficienza delle singole componenti meccaniche
allo scopo di accertare che le prerogative di un corretto funzionamento vengano mantenute nel tempo. D’altro canto, ed è facilmente immaginabile, l’utilizzo di qualsiasi componente meccanica può manifestare cali e riduzioni di efficienza con conseguenti note negative. Attraverso il controllo periodico dunque si individuano le componenti inefficienti, si riparano, e si ricreano le condizioni ottimali per l’applicazione dei prodotti fitosanitari. Pertanto, il controllo funzionale è un procedimento standardizzato dal PAN (Piano Agricolo Nazionale), il che significa che tutti i centri di controllo devono operare secondo una specifica procedura. In altri termini, tutti i centri andranno a verificare presenza e stato degli elementi di trasmissione; il gruppo ventola; la pompa (portata, pulsazioni); il serbatoio principale (filtro, agitazione, indicatore livello); il premiscelatore; i sistemi di misura, di comando e regolazione (manometro, perdite di carico); le condotte e tubazioni; il sistema filtrante; la portata e lo stato di usura ugelli; le barre di distribuzione.

Il controllo delle irroratrici (obbligatorio) non deve essere confuso con la taratura (obbligatoria solo in alcune Regioni, negli altri casi facoltativa, ma caldamente consigliata)

La taratura consiste nell’identificazione delle modalità di utilizzo più idonee ed adeguate alle specifiche realtà culturali e aziendali e quindi, a differenza del controllo, non è un procedimento standardizzato ma viene eseguita in funzione dell’ambito in cui la macchina si trova a lavorare. Anche la taratura della macchina comporta dei vantaggi, che possono tradursi, sostanzialmente, nella riduzione dei costi (per via dell’impiego di volumi d’intervento ottimali), nella riduzione della dispersione nell’ambiente di prodotti inquinanti e nella (conseguente) salvaguardia dell’operatore. Anche tarare conviene.