Sarà a Milano la fattoria verticale più grande d’Europa

Di   3 Giugno 2019

Plante Farms è un impianto di vertical farming in fase di realizzazione a Cavenago, in provincia di Monza e della Brianza, in grado di produrre, a regime, 40.000 confezioni al giorno di insalate per la quarta gamma, pronte per essere distribuite nei supermercati. L’impianto si distingue per la sua forte componente innovativa: tutto il processo produttivo infatti è automatizzato al fine di evitare contaminazioni

MILANO – A Cavenago (provincia di Monza e della Brianza), Planet Farms sarà un impianto di vertical farming che a regime produrrà 40mila confezioni al giorno di insalate per la quarta gamma, pronte per essere distribuite nei supermercati milanesi. A chilometro zero. Gli edeatori Luca Travaglini e Daniele Benatoff hanno le idee chiarissime:

A Planet Farms entrano i semi ed escono prodotti confezionati dall’eccellente profilo organolettico e privi di residui di agrofarmaci. Nella nostra vertical farm non lasciamo nulla al caso. Controlliamo i fattori fondamentali della produzione, come aria, acqua, luce e terra. E abbiamo coinvolto partner che sono leader nei rispettivi settori”.

Il bello delle vertical farm è che le piante (di taglia bassa e ciclo breve) crescono illuminate da luci al led e nutrite grazie alla fertirrigazione. Si usano solitamente idroponica, acquaponica o aeroponica. Nel caso di Planet Farms gli esperti coinvolti nel progetto hanno optato per l’utilizzo di un substrato di torba e di un sistema a flusso-deflusso.

L’atmosfera è controllata in maniera artificiale. Umidità, temperatura e concentrazione di anidride carbonica sono modulati per mettere le piante nella condizione di produrre al meglio. “Se in natura le colture soffrono dell’imprevedibilità del clima e dell’attacco di insetti e malattie, all’interno del nostro impianto sono protette e dunque possono svilupparsi al meglio”, hanno spiegato.

I vantaggi del vertical farming

Prima di tutto, a differenza delle coltivazioni in pieno campo, le vertical farms possono essere installate ovunque serva, eliminando i costi di logistica e trasporto.

Il secondo grande PRO è che gli agrofarmaci diventano superflui, dal momento che negli edifici adibiti a vertical farm microrganismi patogeni, insetti e semi di malerbe non possono entrare.

Chi le ha assagiate non ha dubbi, le insalate coltivate sotto le luci al led hanno un sapore eccellente e rimangono croccanti anche dopo giorni dalla raccolta, non necessitando di essere lavate prima del confezionamento.

E poi c’è il tema della sostenibilità. Se produrre un chilo di lattuga in pieno campo richiede l’utilizzo di circa 200 litri di acqua, in una vertical farm ne bastano 1,5.

Inoltre nelle ferticl farm è possibile coltivare varetà delicate, paeticolarmetne buone che “in campo non sopravviverebbero, riscoprendo sapori perduti. Sonofreschi perché a poche ora dalla raccolta finiscono sui banchi del supermercato. E sono salutari perché non presentano residui di agrofarmaci e hanno un eccellente profilo nutraceutico”.

nfine non c’è l’alternars delle stagioni. Ogni giorno è perfetto per la semina e per il raccolto.

Uno dei partner di Planet Farms è Signify, ex Philips Lighting, che ha fornito un impianto a led capace di emettere le lunghezze d’onda ideali per la crescita delle piante, modulandole a seconda dello stadio fenologico. Invece Netafim ha sviluppato tutta la parte di fertirrigazione.

I punti deboli del vertical farming

La nota deolente sono i costi di realizzazione dell’impianto. Si parla di milioni di euro per una struttura di 9000 mq dotata delle più moderne tecnologie e che a regime consumerà ingenti quantità di energia per l’illuminazione, la climatizzazione e l’operatività degli impianti. Energia che sarà fornita da RePower, provider energetico e partner del progetto.

Costi di avvio estremamente alti dunque, ma a Planet Farms non si fanno scoraggiare: sono sicuri che il prezzo della confezione sullo scaffale non sarà difforme da quello dei prodotti da agricoltura convenzionale, o forse biologica. Insomma, costi di produzione maggiori, ma nessuna diseconomia di filiera.

Le sfide del vertical faming

L’idea di slegare la coltivazione di una pianta dalla variabilità e imprevedibilità della natura è affascinate, ma rappresenta una sfida enorme. Basti pensare all’associazione pianta-batteri, che rende possibile la crescita dei vegetali. Il microbioma, l’insieme cioè dei microrganismi che vivono sulla e dentro la pianta, è essenziale per la sopravvivenza della stessa, contribuendo alla nutrizione e al metabolismo della stessa. All’interno di una coltivazione verticale però tutto deve essere sterilizzato, per evitare che si sviluppino microganismi patogeni. La torba viene dunque attentamente controllata, l’aria filtrata e l’acqua sterilizzata con raggi ultravioletti.

Per evitare contaminazioni tutto il processo è meccanizzato. Una macchina si occupa del riempimento delle vasche con il substrato, un’altra posizione i semi. Nastri trasportatori e carrelli elevatori movimentano le vasche dentro e fuori le camere di germinazione prima, di crescita poi. Anche il taglio e il confezionamento è automatizzato.
Quando il consumatore apre la confezione esso è il primo a toccare le foglie di insalata”, ha dichiarato orgoglioso Travaglini.

I partner di Planet Farms

Tra gli altri partner del progetto c’è lo Studio Dordoni Architetti, che ha progettato l’involucro dell’edificio. Le Società facenti capo all’Ing. Giovanni Spatti, Wood Beton Spa e Camuna Prefabbricati Srl, si occuperanno di fornire le adeguate tecnologie costruttive. Sirti si occupa della progettazione e realizzazione dell’infrastruttura tecnologica dell’impianto e di un sistema di tracciabilità blockchain. 255 HEC si occupa della progettazione e realizzazione di macchine studiate ad hoc e dello sviluppo del software che controlla la vertical farm usando sensoristica e tecnologie innovative.