Scarti agricoli per carburanti ecologici

Di   23 Luglio 2019

Scoperto come trasformare residui agricoli e forestali in carburanti utilizzabili da aereomobili

“Occorre promuovere ulteriormente le bioenergie, che rappresentano una realtà fondamentale per il futuro dell’agricoltura italiana, tenendo conto anche dell’ampia disponibilità delle biomasse e dell’opportunità di una loro valorizzazione energetica sia per quanto riguarda le biomasse residuali, agricole e forestali, che le colture. Di fronte ai cambiamenti climatici in corso occorre investire in modo mirato, puntando sulla tecnologia e la ricerca”, aveva affermato il ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio alla presentazione, lo scorso 3 luglio, del Position Paper sulle agro energie, elaborato dal Mipaaft e dal Crea, insieme a Coldiretti, Confagricoltura e Cia allo scopo di dare il giusto risalto al contributo delle biomasse di origine agricola sul piano nazionale energia-clima.

Bene. Ora una ricerca internazionale, pubblicata su Nature Energy, a cui hanno preso parte numerosi enti di ricerca di diversi paesi quali Cina (Accademia Cinese delle Scienze), Italia (Istituto del Cnr di chimica dei composti organometallici, Università di Trieste, il Consorzio interuniversitario nazionale per la scienza e la tecnologia dei materiali (Instm), Francia (Sincrotrone Soleil) e Germania (Forschungszentrum Juelich GmbH), ha dimostrato che usando materiali fotocatalitici, che sfruttano l’energia solare, è possibile trasformare biomasse lignocellulosiche, ovvero derivate da residui agricoli e forestali, in carburanti utilizzabili da aereomobili. La ricerca mira quindi ad aumentare la sostenibilità energetica del trasporto aereo, ancora dipendente dai combustibili fossili.

Un processo a più stadi

  1. In un primo passaggio si scindono le molecole di partenza nelle loro componenti più piccole, attraverso un processo di ‘stem explotion’, cioè utilizzando del vapore caldissimo che spacca le molecole, producendo un liquido che può subire successivi trattamenti.
  2. Nel secondo passaggio, quello chiave, viene aggiunto un fotocatalizzatore, cioè un materiale capace di reagire con la luce solare. A questo punto la luce instaura una reazione chimica che dà come prodotto idrogeno e altre molecole. Queste ultime sono dei precursori del diesel, cioè composti che gli assomigliano molto.
  3. Il terzo passaggio consiste nel trasformare questi composti in diesel vero e proprio.

Il combustibile così ottenuto presenta un minor impatto ambientale e inquina meno perché utilizza prodotti di scarto che costituiscono la più grande fonte di carbonio in natura (circa 120 miliardi di tonnellate di materia secca per anno).

Fonte: comunicato stampa CNR, 1/7/2019