Scattano dazi Usa al 25%: colpiti formaggi e prosciutti made in Italy

Di   3 Ottobre 2019

Via libera del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, ai dazi di Donald Trump su 7,5 miliardi di euro di beni europei. Una brutta botta per il Made in Italy e tutto il vecchio continente. Piazza Affari reagisce male e perde oltre il 2%. Dal 18 ottobre verranno applicate le imposte su alcuni prodotti importati dall’Europa. Contrariamente a quanto dichiarato da più parti, sembrano salvi pasta, olio d’oliva e vino. 

Brutte notizie per il Made in Italy e tutta l’Europa. Il Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, ha autorizzato gli Usa a imporre dazi per 7,5 miliardi di dollari su beni europei.

Dal 18 ottobre le tariffe sulle importazioni dall’Europa, per 7,5 miliardi di dollari, saranno del 25%, per quanto riguarda beni industriali e agricoli. Secondo quanto riporta Agi, si stima che l’effetto sul Pil italiano sarà dello 0,05%.

La decisione è stata presa per compensare gli aiuti illegali concessi al consorzio aeronautico Airbus. Per Trump si tratta di una grande vittoria. Ma ora, anche l’Unione Europea è ricorda alla Wto, per sottoporre il caso degli aiuti dati da Washington a Boeing. Così, la guerra dei cieli è diventata commerciale.

Le principali Borse europee hanno reagito con perdite significative. Male Piazza Affari, che perde oltre il 2%. I dazi annunciati da Donald Trump, se applicati sulle merci provenienti dall’Europa, rischiano di aumentarne il prezzo fino al 100% del valore attuale. Una seria minaccia alle industrie di cibo, moda, materiali da costruzione, metalli, moto e cosmetica. Soprattutto se gli Usa decidessero di mantenere le stesse priorità della black list indicata dal Dipartimento del Commercio statunitense (Ustr) e pubblicata nel Registro Federale.

L’Europa minaccia contromisure

Il commissario Ue al Commercio, Cecilia Malmstroem, ha commentato così l’ok del Wto ai dazi Usa: “Anche se gli Stati Uniti hanno avuto l’autorizzazione dal Wto, scegliere di applicare le contromisure adesso sarebbe miope e controproducente. Restiamo pronti – ha aggiunto – a trovare una soluzione equa, ma se gli Usa decidono di imporre le contromisure autorizzate dal Wto, la Ue non potrà che fare la stessa cosa”

Trema il Made in Italy

Al momento, a tremare è tutta l’Europa. E soprattutto l’Italia, il Paese che secondo la Coldiretti, insieme alla Francia, potrebbe pagare il conto più salato. Il settore più a rischio è l’agroalimentare: vini, formaggi, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, agrumi, olive, uva, marmellate, succhi di frutta, pesche e pere in scatola, acqua, superalcolici e caffè i beni più a rischio. Ma in pericolo sono soprattutto i formaggi, a causa delle pressioni della lobby dell’industria casearia Usa (CCFN) che ha addirittura scritto al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per chiedere di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei. L’obiettivo? Danneggiare i prodotti dell’industria casearia italiana per favorire quella del falso Made in Italy che, negli ultimi 30 anni, ha fatto registrare una crescita esponenziale dal Wisconsin alla California fino allo Stato di New York. Tanto per fare un esempio, con i dazi del 100% il prezzo del Parmigiano Reggiano negli Stati Uniti balzerebbe fino a 60 dollari. Un aumento a cui corrisponderebbe un crollo dei consumi intorno all’80-90%, che metterebbe in ginocchio tutta la filiera. A dirlo il Consorzio del Parmigiano Reggiano.

Guarda la lista completa dei prodotti colpiti dai dazi, pubblicata dall’Ufficio del Rappresentante del commercio Usa, sembrerebbero salvi, invece, pasta, olio e vino italiani.

Stessa cosa avverrebbe per altri formaggi come la Mozzarella di Bufala Campana Dop. Oggi, negli Stati Uniti, costa 41,3 euro al chilo. Se fossero applicati dazi fino al 100% del prodotto, il prezzo salirebbe a 82,6 euro al chilo. Discorso simile per olio extravergine d’oliva (da 12,38 a 24,77 al litro) e pasta (da 2,75 a 3,75 euro al kg), ma in pericolo c’è pure il Prosecco, il vino italiano più esportato all’estero che ha visto gli Stati Uniti diventare nel primo semestre del 2019 il principale mercato davanti alla Gran Bretagna. Da 10-15 euro a bottiglia quanto costa oggi, sarebbe venduto a 20-30 euro.

GIANSANTI (CONFAGRICOLTURA), APRIRE UN NEGOZIATO DIRETTO CON GLI USA

“Al presidente del consiglio Conte chiediamo un’iniziativa per discutere la questione dei dazi Usa nel corso della riunione dei capi di stato e di governo della Ue in programma a metà ottobre; e all’amministrazione statunitense va ulteriormente sottolineato che non può essere l’Italia tra gli stati membri quella più penalizzata per gli aiuti pubblici al consorzio airbus di cui non facciamo parte”, ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Con la contrazione delle esportazioni verso gli Usa rischia di saltare l’equilibrio sui mercati agricoli europei; è indispensabile avviare un negoziato diretto con gli Usa per tentare di ottenere, in prima battuta, almeno il rinvio dell’entrata in vigore dei dazi”, ha aggiunto Giansanti. “Dalle informazioni che abbiamo raccolto risulta, inoltre, che gli stati uniti potrebbero imporre i dazi aggiuntivi secondo il cosiddetto sistema a ‘carosello’. In pratica, i dazi colpirebbero a rotazione tutte le produzioni destinate al mercato statunitense, al fine di amplificare le penalizzazioni per gli operatori europei”, ha proseguito il presidente. “Nonostante il raddoppio delle importazioni di soia dagli Usa e l’aumento dell’import di carni bovine senza ormoni concesso dall’unione rischiamo una drastica contrazione della nostra presenza sul mercato statunitense, dove è destinato oltre il 10% delle esportazioni totali italiane di settore; vini, formaggi, olio d’oliva, pasta e agrumi le produzioni più esposte. Il negoziato diretto con gli Usa consentirebbe anche di affrontare la questione del fenomeno italian sounding; sotto il profilo legale, l’intesa con l’amministrazione statunitense è l’unica via per contrastare realmente l’imitazione dei nostri prodotti di punta”.

PRANDINI (COLDIRETTI), DA WTO CONTO DA 1 MILIARDO PER L’ITALIA

“L’italia rischia di pagare un conto di oltre un miliardo per il via libera del Wto all’aumento delle tariffe all’importazioni”, afferma la Coldiretti sulla base di una propria analisi. “In gioco ci sono settori di punta dell’agroalimentare nazionale in Usa a partire dal vino che con un valore delle esportazioni di 1,5 miliardi di euro nel 2018 è il prodotto Made in Italy più colpito, l’olio di oliva le cui esportazioni nel 2018 sono state pari a 436 milioni, la pasta con 305 milioni, formaggi con 273 milioni, secondo lo studio della Coldiretti”, ricorda Coldiretti. L’Unione europea ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che, come ritorsione, ha posto l’embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al made in Italy oltre un miliardo in cinque anni ed ora l’Italia rischia di essere ingiustamente anche tra i paesi più puniti dai dazi usa per la disputa tra boeing e airbus che è essenzialmente un progetto franco tedesco al quale si sono aggiunti spagna e gran bretagna”, conclude la Coldiretti.