Ulteriore passo verso la PAC ’23-’27

Di   27 Luglio 2022

Prosegue il percorso di condivisione verso la PAC ’23-’27 previsto dal regolamento europeo e realizzato dal Ministero delle politiche agricole con il Tavolo di Partenariato per la costruzione del Piano Strategico Nazionale. Il 22 luglio i membri del Tavolo, compresa l’Uncai, si sono così ritrovati online per gli aggiornamenti del caso

Al centro il difficile equilibrio tra TRANSIZIONE ECOLOGICA, COMPETITIVITA’ DELLE FILIERE ed EQUITA’ E STABILIZZAZIONE REDDITI. In altre parole:

  1. Equità dei pagamenti diretti
  2. Green Deal
  3. Architettura Verde
  4. Filiere e concentrazione dell’offerta
  5. Sviluppo rurale

Di sostanziale è emerso che ci sarà un’assegnazione nazionale aggiuntiva di 16 miliardi di euro in 5 anni da integrare nella programmazione del Piano strategico PAC 2023-2027. Questo per rimediare al netto calo delle risorse economiche messe sul piatto da Bruxelles.
Entro il 30 settembre occorrerà confermare le scelte del Piano strategico nazionale, soprattutto per quanto riguarda il primo pilastro (pagamenti diretti e interventi settoriali).

Come è accaduto anche negli altri incontri, associazioni agricole e ambientaliste sono molto distanti tra loro, con le prime che vedono nella Pac lo strumento di sostegno del reddito degli agricoltori (come è sempre stato) mentre le seconde interpretano la strategia Farm to Fork e biodiversità come una transizione della Pac verso una Politica del cibo che non deve prescindere dalla sostenibilità ambientale.

I principali temi toccati sono stati:

  • Dal momento che i Psr (piani di sviluppo rurale) saranno per la prima volta nazionali, occorre cercare quali misure non hanno funzionato in passato, per non impegnare risorse che poi saranno disperse;
  • un generale favore verso gli investimenti in tecnologie innovative;
  • la necessità di risposte strutturali che mettano in sicurezza le risorse idriche;
  • il rischio di avere le regole pronte a Capodanno, quando le aziende agricole hanno già programmato le semine. Occorrerebbe quindi anticipare il quadro delle regole, in particolare il Cap;
  • la necessità di deroghe all’obbligo delle rotazioni annuali e all’accantonamento delle superfici (la condizionalità rafforzata): la deroga è di fatto arrivata un paio di giorni dopo dall’Unione europea;
  • necessità di snellire le misure settoriali per renderle più efficaci;
  • è stato chiesto che le misure dello sviluppo rurale siano indirizzate alla produzione, agli investimenti, alla ricerca e all’innovazione e per compensare quei settori e quelle aree meno interessati dai pagamenti diretti. In particolare la Pac penalizza i maidicoltori, già falcidiati dalla siccità. Da qui la ricjiesta di introdurre un sostegno accoppiato al mais, anche temporaneo, per recuperare le superfici, e la riduzione graduale dei fitofarmaci e non il divieto (eco-schema 4). Infine è stata chiesta una maggiore flessibilità nelle rotazioni con una possibilità di diversificazione in deroga (possibilità conessa dall’Europa ad altri seminativi ma non al mais). Il rischio è, infatti, l’aumento dei flussi di importazione di mais.
  • l’importanza del sequestro di carbonio, che aumenta nell’agricoltura convenzionale e diminuisce nell’agricoltura biologica.

Nonostante la diversità di approccio tra agricoltori e ambientalisti, un aspetto è chiaro a tutti e su questo occorre lavorare: la realtà dei cambiamenti climatici, la siccità e l’instabilità geopolitica richiedono risposte straordinarie, non ordinarie. E le regole della nuova Pac sono state pensate e scritte quando l’Europa non era ancora in guerra con virus e i padroni del gas.