Un commissario manager contro la siccità

Di   8 Marzo 2023

L’appello del presidente dei contoterzisti vercellesi Beppe Delsignore per la risicoltura in crisi, una storia e una grande tradizione che rischiano di scomparire per lasciare il posto a campi di soia

Trattore Ferguson degli anni 50, il primo con sollevatore, e dietro una seminatrice e spandiconcime McCormick con cassetta in legno: due delle rarità portate dai Contoterzisti Vercellesi a Fiera in campo.

Quest’anno a Fiera in campo, a Carasanablot (Vercelli), i Contoterzisti vercellesi UNCAI hanno portato tre diserbatrici, uno spandiconcime, una seminatrice, una livellatrice e un trattore d’epoca. Ogni mezzo era accostato a macchine d’avanguardia e futuristiche che svolgono gli stessi compiti di diserbo, concimazione, semina ecc. Uno stand di 220 metri quadrati che ha incuriosito molti visitatori dell’esposizione dedicata alla risicoltura.

Ma c’era dell’altro. I contoterzisti vercellesi hanno recuperato e mostrato al pubblico un lungometraggio di 50 minuti che mostrava come si lavorava settant’anni fa nelle risaie. Filmati più unici che rari messi a disposizione dal dott. Antonio Finassi, accademico e pioniere della meccanizzazione in risaia in Italia ma non solo, il dott. Giuseppe Sarasso e il dott. Giovanni Saviolo. Nelle immagini in bianco e nero si vedevano le tipiche mondine al lavoro, ma anche sequenze della semina a mano del riso nell’acqua, anzi nel fango, la concimazione sempre eseguita a mano, impugnando la “cavagna”, come chiamavano il recipiente dove riponevano il concime. In un filmato si poteva vedere il trapianto del riso con i mazzetti sui carretti lanciati sul campo a distanze regolari. Poi il passaggio delle donne, le “trapiantine”, che, sciolto il nodo che teneva insieme i mazzetti, piantavano le piantine a 20.30 cm l’una dall’altra nella risaia allagata. Poi la raccolta a mano con la falce, con i covoni caricati con il tridente sul carretto. La raccolta del riso finiva in cascina dove si trovava la trebbiatrice fissa che batteva la pianta separando il riso dalla paglia.

Attrezzi per il diserbo a spalla. Quella a sinistra con doghe in legno veniva utilizzata nelle risaie vercellesi a cavallo di ‘800 e ‘900.

Questo piccolo mondo lento e operoso è scomparso con l’arrivo della meccanizzazione agricola, le prime mietilega che tagliavano e legavano i covoni già in campo, fino ai giorni nostri e le macchine dei contoterzisti in grado di svolgere automaticamente tutte le operazioni in campo, con la massima qualità e la minore perdita di prodotto. “Immagini che hanno incantato molti giovani. Era un mondo che andava a un’altra velocità ma poteva contare su una quantità d’acqua oggi impensabile”, racconta il presidente dei Contoterzisti Vercellesi Beppe Delsignore. Quanto resisterà ancora la coltivazione del riso in Piemonte e in Lombardia?”, gli chiediamo provocatoriamente. Per disinnescare la bomba dell’acqua che manca e che colpisce non solo il riso, ma tutta l’agricoltura italiana, il governo ha deciso di nominare un commissario straordinario e una cabina di regia tra ministeri.

“Mi auguro che il commissario sia un manager cresciuto lontano dalla frenesia dei bizantinismi e totalmente estraneo alla logica del facile consenso con finanziamenti a pioggia che posticipano ma non risolvono il problema, se mai lo aggravano”, il presidente dei Contoterzisti vercellesi è netto: “Sono stati raccolti dati e informazioni a sufficienza sul fenomeno siccità, ora si tratta di usarli in fretta concretizzandoli in azioni e investimenti. Ulteriori tavoli di confronto non servono se non a perdere tempo prezioso e trasformare in farsa un’emergenza reale. Senza segnali chiari saremo costretti a seminare soia invece del riso”.

Dato atto che le Regioni, per prima il Piemonte, si sono mosse creando i primi micro invasi per garantire riserve idriche nei momenti di bisogno, occorre accelerare con i progetti riguardanti le infrastrutture idriche: “La figura del commissario deve facilitare il coordinamento tra le istituzioni e i vari enti coinvolti nella gestione della risorsa idrica, ma soprattutto deve poter adottare un piano di interventi straordinari, fatto di buone pratiche e innovazione tecnologica, ricarica della falda, un attento monitoraggio delle richieste di nuovi attingimenti, revisione dei deflussi minimi vitali (dmv) dei laghi del nord, riducendo sin da subito gli attuali attingimenti, e ulteriori micro invasi, senza temere poi le forche caudine dei magistrati che se proprio vogliono agire lo facciano ora, per cerare chi o cosa ha ridotti alla sete le nostre terre. Lo scorso anno la produzione ha perso il 17 per cento, quest’anno la tendenza potrebbe risultare ancora più marcata. L’esempio da seguire c’è, è quello per la ricostruzione del ponte Morandi di Genova, poca burocrazia, forte operatività”.

LE SOLUZIONI DA ADOTTARE

  • Desalinizzazione delle acque marine
  • Trattamento delle acque reflue (Israele arriva al 93%) per usare poi l’acqua trattata in agricoltura
  • Invasi per stoccare acqua dai quali attingere nei momenti più critici.
  • Irrigazione a goccia (la microirrigazione). Questa tecnica è già stata sperimentata anche in qualche azienda del Vercellese, ma siamo soltanto agli inizi.