Un Position Paper per il Genome Editing

Di   12 Luglio 2022

Frutto del lavoro congiunto di CL-USTER A.GRIFOOD NAZIONALE (CL.A.N), Cluster SPRIN e ASSOBIOTEC e redatto da Simona Baima, Lugi Cattivelli, Alessia Fiore, Michele Morgante e Silvio Salvi

Nella foto Emmanuelle CHARPENTIER e Jennifer DOUDNA, Nobel per la Chimica 2020 per la scoperta della cosiddetta “forbice molecolare”, un metodo di editing del genoma Crispr/Cas9, che consente di modificare il DNA delle piante e non solo

Il Position Paper “Genome Editing” fa il punto sulle nuove tecniche genomiche (NGT, genome editing e cisgenesi) e il loro uso. Infatti la loro applicazione potrebbe aprire scenari promettenti sia per il miglioramento delle produzioni e dei prodotti sia per l’applicazione degli insostenibili obiettivi di sostenibilità ambientale.

GENOME EDITING

Permette di pilotare le modifiche genetiche su un percorso ben controllato. Si individua uno o più punti precisi del genoma di una pianta, per correggere solo quel punto del tracciato, una sola “lettera” (nucleotide) nella sequenza di un gene. In questo modo si possono introdurre nuove caratteristche senza ricorrere all’inserimento di geni provenienti da altre specie (come accade invece con le tecniche di trasformazione genetica che generano OGM).
Per esempio si può modificare il solo carattere della resistenza a un parassita o a un fattore ambientale sfavorevole. Il prodotto così si migliora mantenendo però assolutamente INALTERATO IL PATRIMONIO GENETICO: una tecnologia relativamente semplice ed economica, applicabile anche a varietà e razze tipiche e colture “di nicchia” (per questo, si dice, è una tecnica “amica” del Made in Italy).

LEGGI OSTILI E SUPERATE

Varietà e ibridi ottenuti con il genome editing sono soggetti alle stesse normative restrittive dei cosiddetti OGM. Da qui il dibattito in corso nell’opinione pubblica, con posizioni favorevoli (scienza e larga parte del comparto produttivo) e contrarie (associazioni ambientaliste e associazioni biologiche).

IL CONSUMATORE

In consumanore viene spinto ora da una parte ora dall’altra del dibattito. Tutti sostengono di essere dalla parte della ragione, siamo però convinti di questo: se sarà dato modo ai consumatori di toccare con mano e farsi una propria opinione (cosa che in democrazia dovrebbe essere sempre garantita), al genome editing si spalancheranno le porte anche dell’opinione pubblica. La sicurezza alimentare, l’assenza di patogeni e tossigeni e la convenienza verificabili sugli scaffali o in etichetta non lasceranno alcun dubbio in merito.
Un caso esemplare: in Giappone è commercializzato un pomodoro proveniente da genome editing, il “Sicilian Rouge High GABA”, caratterizzato da un maggior contenuto di acido-gamma-amminobutirrico, funzionale a contrastare l’ipertensione. Perché negare il “Sicilian Rouge High GABA” a chi soffre di questa malattia?
Ma l’esempio più evidente e raggiungibile è legato alla viticoltura: attraverso il genome editing è possibile migliorare le varietà tradizionali della viticoltura nazionale rendendole meno bisognose di fotofarmaci senza alterare i caratteri organolettici dei vini.
Il genome editing avrà ricadute positive anche sul settore zootecnico, sul benessere animale (ad es. l’introduzione dell’assenza di corna nelle linee da latte più produttive, utile per la sicurezza degli animali e degli operatori) e sulla valorizzazione dei comparti lattiero-caseari e la produzione di carni, carni trasformate, uova. Come, in concreto? E’ possibile migliorare l’efficienza degli allevamenti riducendone l’impatto ambientale e limitando le emissioni, inserire resistenze genetiche a malattie, riducendo l’uso di antibiotici e l’insorgenza di resistenze ad essi, modificare la composizione di alcuni prodotti (ad es. latte con assenza di proteine allergeniche) per mettere a disposizione dell’industria prodotti innovativi ma anche rispettosi delle tradizioni.
Nel settore microbiologico, ci sono prospettive importanti sulla produzione di peptidi bioattivi ed enzimi da parte di ceppi fungini (es. Thricoderma reesei) per produrre quantità elevate di proteine ricombinanti ad alto valore tecnologico, o per ottenere ceppi avirulenti e atossigenti di specie patogene per applicazioni di lotta integrata o biologica.

Il punto è che tutto ciò può (e quindi kantianamente deve) essere realizzato senza ricorrere a frammenti di DNA esogenti (proveneinte da altra specie, come avviene invece negli OGM). Le varie modalità di genome editing si distingiono proprio per questo: ogni mutazione inserita è del tutto simile alla mutagenesi classica.

VERSO UN QUADRO NORMATIVO AGGIORNATO

Il quadro normativo deve dettare tempi e modalità per ottenere autorizzazioni. Deve prevedere verifiche, distinguendo i prodotti generati nelle due modalità e regolandoli diversamente. Deve valutare la possibilità che prodotti alimentari derivanti ricadano nelle normative relative ai nuovi alimenti e ingredienti. Così come saranno imprescindibili i controlli di sicurezza, includenti una accurata valutazione per garantire l’assenza di mutazioni non volute e inaspettate, eventualmente presenti per errore in regioni diverse del DNA, e analisi metabolica oltre che fenologica degli organismi editati.

Parliamo di un tipo di biotecnologia diversa da quella che genera OGM, e che ciò che da essa è ottenuto debba essere trattato in modo diverso. Il pronunciamento C-528/16 del luglio 2018 della Corte di Giustizia Europea ha stabilito che tutte le tecniche di mutagensi (quindi anche il genome editing) danno luogo a OGM e che soltanto gli organismi ottenuti con tecniche di mutagenesi convenzionali e con una storia d’uso sono esclusi dalla applicazione delle Direttiva EU 2001/18, che regolamenta la diffusione degli OGM.

In risposta di tale pronunciamento, il Consiglio Europeo ha chiesto alla Commissione un nuovo studio e un successivo piano di intervento. Lo studio (EFSA, JRC e Autorità nazionali competenti, 2021) ha confutato il provvedimento della Corte di Giustizia Europea e ha riconosciuto che è necessario superare la rigidità dell’attuale normativa che non riesce a assicurare un’adeguata valutazione del rischio e crea una sproporzione legislativa tra prodotti ottenuti con tecniche diverse.
E’ stata quindi avviata da parte della Commissione una iniziativa politica per proporre un nuovo quadro giuridico nel settore e una consultazione pubblica in vista di un’adozione ufficiale alla fine del 2023. A livello nazionale, invece, il Disegno di Legge A.C. 3310 punta a introdurre una procedura semplificata per la sperimentazione in campo aperto per fini scientifici e di ricerca delle piante ottenute mediante mutagenesi mirata e cisgenesi, modificando il disegno legislativo 224 del 2003.